La commedia “Eggiu ittu 'a messa pu'...” di Tonino
Allocca replica il 1 e 6 gennaio
Redazione Calvi, 29 dicembre 2017
Recensione
del 2005
della Critica d’Arte Nicolina Migliozzi
Benvenuti tra noi a trascorrere questa serata
dedicata al teatro, nell’ambito delle manifestazioni dell’estate calena.
Tonino Allocca spesso mi attribuisce questo
ruolo, quello di presentare le sue opere, egli dice che riesco a cogliere con
le parole il senso più profondo della significazione che vuole dare ai
personaggi ed alle situazioni.
Non posso che esserne lusingata e,
d'altronde, un’amicizia di sempre non può che produrre queste comunanze.
L’opera che ci accingiamo a vedere è
l’ultima, in ordine di tempo, che si ispira alle nostre tradizioni popolari,
alla nostra parlata, a spaccati quotidiani e situazioni che appartengono al
nostro passato più recente e che l’attenzione vigile e meditata di Allocca ci
permette di rivivere nei quadretti di vita che fra poco gusteremo.
Tale operazione ha l’indubbio valore di
documentare il passaggio da una cultura contadina ormai ignota e ignorata dai
più giovani ad una organizzazione di vita industrializzata che, per fortuna,
non ha mai visto pieno componimento dalle nostre parti.
L’altra sera, in villa, nel rivedere alcuni
frammenti di rappresentazioni precedenti, mi è giunta alla labbra,
spontaneamente, la parola SAGA, volendo con essa intendere il racconto che ha
per oggetto le vicende storiche, a volte leggendarie e avventurose, di un
popolo, di una famiglia, di un gruppo. Sì, perché con la commedia di stasera,
siamo alla quarta della serie, ormai all’inizio del boom economico degli anni
sessanta.
Il merito del teatro di Allocca non si
ferma alla sola funzione documentaria, la scelta degli attori, sui quali è
cucita e costruita “la parte”, molto spesso è vincente perché è con gli attori
stessi, con l’apporto delle loro esperienze, con le capacità mimiche talvolta
straordinarie, che la commedia prende forma e, senza voler osannare nessuno più
di quanto meriti, raggiunge ottimi livelli artistici.
Cosa dire di questo cortile incastonato nel
palazzo vanvitelliano che stasera ci ospita?
Ci inorgoglisce perché lo sentiamo anche un
po’ nostro, il merito è dei proprietari, la Sig.ra Angela, il Prof. Rinaldi,
che aprendo il cancello del lungo viale di pini
alla città, consentono a tutti di viverlo e di godere delle sue
architetture.
Un grazie particolare da parte mia, mio
nonno che come mastro muratore ha lavorato tanti anni in questo palazzo, nel
raccontarmi le sue esperienze, mostrava rispetto e riconoscenza al dott. Colorizio ed alla Baronessa, ma nell’ascoltarlo non ho mai
percepito la sudditanza del debole rispetto al ricco, al Signore. Siamo stati
fortunati noi di Zuni, prova ne è che stasera siamo ancora tutti mostrare
rispetto e riconoscenza per l’ospitalità e l’opportunità che ci si offre.
Un grazie sincero da tutto il gruppo di
AUTONOMIA VISUALE, ringraziamenti che estendiamo agli amici della Cales Novi e
all’Amministrazione comunale.
La trama:
Zi Rosa,
mamma padrona coordina e gestisce tutti i componenti della famiglia;
la sua è una lingua antica e saggia.
Vive il disagio delle moderne diavolerie che cominciano a far
parte della vita di tutti i giorni.
Si adatta, ma non tanto, ai compromessi della politica cui è
costretta la "classe operaia" della fine degli anni 60.
Rimasta vedova il suo pensiero è rivolto all'unico figlio, da
tempo sposato e con figli, ancora disoccupato.
Di nascosto, con regali ed altro, si spoglia di molti suoi
averi per ottenere un posto di lavoro per il figlio.
Quando sembra che lo scopo è raggiunto, scoppia la delusione
finale.
Da quì il suo detto:
Eggiu fattu,
eggiu fattu, e ch'eggiu fattu?
"Eggiu ittu
'a messa pu' cazzu"
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