Rems di Calvi Risorta:
"Molti pazienti Asl vengono deportati inutilmente da noi"
La Stampa, 18 settembre 2017
Giacomo Galeazzi
In Campania il paradosso è
che sono definitive le strutture, mentre chi ci sta dentro non è chiaro chi
debba restarci. Nell'unica regione ad aver reso stabili le Rems,
su 59 persone lì ospitate 36 sono in attesa di giudizio. E cioè non è dimostrato
né che abbiano commesso un reato né che soffrano di una malattia psichiatrica
né che siano socialmente pericolose.
Per 25 di loro i
dipartimenti di salute mentale che li hanno in carico aspettano ancora che
venga autorizzata dalla magistratura una misura alternativa. Emblematici i casi
di un malato costretto a letto da un tumore incurabile che solo dopo un anno
dalla richiesta ha ottenuto di essere dimesso dalla Rems
e ricoverato in una struttura specializzata.
E quello di un ex
internato all'Opg di Napoli che dal 2011 ha una
misura detentiva provvisoria che viene rinnovata ogni sei mesi malgrado la Asl
da anni chieda di farlo uscire dalla Rems e di
curarlo in una comunità terapeutica. Da un anno a Calvi la Rems
è in pieno centro, in una residenza per anziani per quasi un decennio
inutilizzata.
"In Campania abbiamo
realizzato tutte le Rems definitive e programmato il
riutilizzo di quelle provvisorie - spiega lo psichiatra Giuseppe Nese, coordinatore regionale per il superamento degli
ospedali psichiatrici giudiziari. Con alcuni comuni della provincia di Caserta,
tra cui quelli di Calvi e Mondragone, è stato siglato
un protocollo. Alla riabilitazione e al reinserimento dei pazienti della Rems si sono resi disponibili famiglie e istituzioni.
Offrono occasioni e luoghi reali di socializzazione, ricreazione, attività
lavorative, come la piscina comunale, la ditta di catering, il laboratorio di
ceramica e ciò apre le Rems al territorio e ne fa
occasione di sviluppo invece che di allarme".
A Calvi il tasso di dimissioni
è tra i più alti in Italia, il turnover è continuo: da gennaio sono uscite 18
persone e altre 8 sono in attesa di essere dimesse. Il problema sono quelli che
non dovrebbe stare lì, inclusi i pochi che scappano. "Non sono malati
psichiatri, sono persone capaci di intendere e di volere che cercano di tornare
a una vita ai margini della legalità e che hanno alcun bisogno di interventi
sanitari", osserva Nese.
In lista di attesa per
entrare in una Rems ci sono 29 persone, 21 delle
quali già in cura nei servizi sanitari della Campania. "Potrebbero
continuare quel percorso terapeutico restando nello propria comunità senza
essere "deportati" in una Rems come
succedeva coi manicomi", garantisce Nese.
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