Continua l’affermazione nazionale del poeta
caleno Gino Iorio
Nicola
Di Monaco, 06 agosto 2017
PREMIO MERINI A CATANZARO. L’ACCADEMIA DEI BRONZI DI RIACE SELEZIONA 16 POETI CONTEMPORANEI
PREMIATO GINO IORIO
SUGLI SCUDI LA LIRICA “LA MIA FAVOLA”, UN PERCORSO DI CRESCITA SPIRITUALE, TRA DIFFICOLTA’ DA SUPERARE E SOGNI
DA RAGGIUNGERE
Sesta
edizione del Premio Merini a Catanzaro. Nell’ambito della manifestazione, che
ha caratterizzato l’estate del capoluogo della Calabria e che ha avuto luogo in
questo mese di agosto, un rilievo particolare ha avuto la selezione di 16 poeti
contemporanei, ai quali è stata assegnata la Targa del Presidente.
La
scelta, molto selettiva, ha visto impegnata direttamente l’Accademia dei
Bronzi. Di grande rilievo e non certo di routine la motivazione con la quale la
Targa è stata assegnata a Gino Iorio, il vate di Cales, antica e nobile città
romana oggi ritornata a nuova vita con il nome di Calvi Risorta.
La
Giuria, di fatto e all’unanimità, ha assegnato la Targa del Presidente a Gino
Iorio, “Uno dei più apprezzati autori campani, per la lirica La mia favola, un percorso tortuoso di
crescita spirituale, tra difficoltà da superare e sogni da raggiungere”.
L’ambito
riconoscimento al poeta e scrittore casertano va ad aggiungersi ai numerosi
riconoscimenti che in questi anni lo hanno visto protagonista assoluto in
Italia ed anche nei circuiti internazionali. Vincitore del Premio Alfieri, del
premio Francesco Petrarca in Campidoglio, Gino Iorio è stato anche insignito di
Laurea Honoris Causa per la sua attività letteraria ed è diventato riferimento
ufficiale dei Cavalieri del Santo Sepolcro.
In
fase avanzata la redazione di due importanti volumi che
andranno a raccogliere la più significativa produzione poetica dell’autore
caleno.
LA
MIA FAVOLA
Ho
saltato pozzanghere
senza
sporcarmi le mani,
ho
guadato torrenti e toccato il fondo
senza
annegare.
Quel
dirupo che mi dava pena,
ho
superato anche quello.
Così
gli anni
hanno
fatto crescere il mio tempo.
Ma
sono andato oltre,
a
cercare l’impalpabile spazio
dove
esistere è vita.
Tra
lecci, faggi e corbezzoli,
per
un sentiero già tracciato,
ho
raggiunto l’Affascinante,
come
le favole
che
portavo con me
nella
culla della mia infanzia.
Bisticcia
il mio credere
mentre
girandolo
in
questo tempo
dove
a volte
la
nebbia mi toglie il tramonto sul mare,
e
altre volte
spazia
lo sguardo in esso
dove
la favola s’avvera.
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