«Migranti e Rems, una miscela esplosiva» La politica calena chiede di bloccare l’arrivo di 100 richiedenti asilo

Il Mattino, 10 gennaio 2017

Elio Zanni

Il convento è stato indicato come possibile casa di accoglienza.

«S’intervenga subito, per evitare che la città si trasformi in una prigione senza confini, piena di migranti di cui non è dato sapere il numero, e ospiti della residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza; anche questi di numero ignoto».

Sono gli esponenti della politica calena di oggi e del recente passato, dall’ex consigliere comunale e assessore Nicola Cipro al già sindaco Antonio Caparco che di fronte al «vuoto assoluto di informazioni specifiche» ha lanciato l’sos sicurezza. Tutto questo rivolgendosi, almeno per il momento, direttamente al commissario prefettizio, Umberto Campini. Allo stesso è stata palesata la possibilità dell’insediamento presso le strutture ex padri passionisti e suore stimmatine (oggi quasi del tutto in disuso), sotto la gestione di una cooperativa con radici in quel di Roma, di circa 100 migranti. Così, se fino a pochi mesi fa l’emergenza era di tipo amministrativo, economico e burocratico (per il commissariamento dell’ente legato al noto problema delle schede fantasma emerse dalle urne delle passate elezione locali) e poi la dichiarazione di dissesto finanziario, adesso l’incubo ha un altro nome e si chiama «arrivo in massa o in misura e numero ignoti d’immigrati in città».

Un problema questo che associato alla recente attivazione della cosiddetta Rems e quindi l’arrivo a Calvi di un discreto numero di «ospiti critici» sta aprendo la strada al nuovo incubo caleno: la sicurezza pubblica, gli imponderabili problemi di convivenza, la diffusa sensazione che ben difficilmente si riuscirà «dato l’esiguo numero di carabinieri - come dice Caparco e del personale dei vigili urbani» a dominare e tenere sotto controllo il fenomeno dato dal mix, dalla sovrapporsi di due criticità sociali. L’idea lanciata da Cipro è semplice: l’adesione al programma Sprar, ossia sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, che obbligherebbe gli organi decisionali ad associare alla piccola Cales non più di 15 migranti, ossia il 2,5 per cento per ogni mille abitanti.

 

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