Primo premio assoluto
della XIII Edizione organizzata a Viterbo dall’Accademia Francesco Petrarca di
Roma al poeta caleno Gino Iorio
Redazione
Calvi, 08 dicembre 2016
Flavio
Gioia
Il poeta e scrittore casertano Gino
Iorio ritira il primo premio assoluto della XIII Edizione organizzata a Viterbo
dall’Accademia Francesco Petrarca di Roma “Una rosa per Santa Rosa”. La lirica,
fantastica visione della Misericordia e della Solidarietà umana premiata anche
al XIV Concorso d’Arte dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma e inserita
nell’Antologia Vittorio Alfieri 2016 di Asti
LA
MISERICORDIA NELLA POESIA DI IORIO
Una lirica che è anche sintesi
poetica dell’Anno Giubilare della Misericordia, voluto e indetto da Papa
Francesco. Sognare la pace e vivere la Misericordia è ancora possibile in un
mondo smarrito dal rumore delle armi e dal vitello d’oro dell’opulenza
Servizio di
Flavio Gioia
Presente Gino Iorio, toccante la
manifestazione di attribuzione del Premio relativo al Concorso “Una rosa per
Santa Rosa”. Ha avuto luogo a Viterbo sabato 3 dicembre 2016 ed ha visto
vincitore assoluto della XIII Edizione, promossa dall’Accademia Francesco
Petrarca di Roma, il poeta casertano Luigi Iorio, noto come il vate di Cales,
l’antica città romana, ora Calvi Risorta. La lirica “Il pianoro della vita”,
avendo per tema la “Misericordia”, è stata anche premiata al XIV Concorso
d’arte dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma ed è stata inserita nell’Antologia
Vittorio Alfieri al XV concorso di poesia di Asti 2016. Nella motivazione del premio, tra l’altro, si
sottolinea come “Il filo poetico rivela lo spessore culturale dell’autore”.
Jahvè, il dio
terribile della Bibbia, pronto ad allearsi con Israele contro i suoi nemici,
addolcisce il suo volto nella lettura cristiana. E’ l’immagine di Dio, pronto a
capire le debolezze e i limiti della natura umana accogliendo il figliuolo
prodigo nelle sue braccia, che il Giubileo della Misericordia, voluto da
Francesco, ha veicolato a metà della
seconda decade del terzo millennio.
Contesto e clima che danno linfa e
affinano la vena poetica di Gino
Iorio, scrittore e poeta di un mondo che
fatica a capire se stesso e aspetta segnali di vita e di speranza. L’Apocalisse
con lui si fa umana e nel grande pianoro della vita maturano comprensione e solidarietà. Non è un caso
che Luciana Lucca, in una nota critica che accompagna la lirica scriva che
“nulla è più come prima nella vita del poeta da quando, raggiunto quel pianoro,
è ridisceso con gli occhi intrisi di bellezza, le mani riempite di Cielo, la
mente proiettata nel ritorno su quella salita fatta di rocce e di sole”.
IL PIANORO
DELLA VITA
Così ho salito le scale
col cuore che batteva
e sono arrivato alla meta.
Uomini, donne e bambini
al sorgere del sole
vagavano nell’immenso pianoro della vita.
Quei raggi
mai
avevano rischiarato la terra così..
Portavo due buste di
pane, pasta, biscotti,
carne e salumi.
Un uomo stringeva un tozzo,
lo divideva con la sua donna e bevevano
alla stessa bottiglia.
Un bimbo mordeva una scorza
mentre il muco
gli colava dal naso,
una mamma porgeva il seno al neonato.
C’ero io sull’orlo di questo paradiso,
mentre le borse di spesa
venivano giù.
E c’era un uomo
di un altro colore,
col quale ho intrecciato la mano.
Così si è placato il cuore,
si è addolcita l’anima
e mi è stato dolce il ritorno.
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