I TANTI “PEPPINO” TRUFFATI DALLO STATO!
Agrocaleno,
15 ottobre 2016
Massimo
Zona
“Peppino”,
in questo caso, è un nome casuale, inventato, ma comunque indicativo del
malessere del nostro meridione dove i “Peppino” raggiungono il 93% di tutti i
candidati ai concorsi delle forze armate.
Conosco
il mio “Peppino” da sempre, da quando, cicciottello e bene in carne,
frequentava la scuola di Calcio a 5, di cui sono presidente da tanti anni,
nella categoria “pulcini”.
Peppino
è cresciuto con noi, militando man mano nelle categorie superiori per arrivare
presto, troppo presto, aggiungo, alla maggiore età.
Preso
il diploma, ha fatto il primo concorso statale, nell'esercito.
Impegno
di un anno, raddoppiato da un altro piccolo concorso interno.
Poi
a casa, dopo avere assaporato però la possibilità di prendere uno stipendio
niente male per un giovane e fare niente o quasi per mezza giornata di presunto
lavoro.
Ovvio
che, una volta a casa, Peppino cerchi di reiterare quel periodo dorato, che gli
ha permesso di avere qualche soldo in tasca e di comprarsi addirittura una
macchina, cercando così di vincere il concorso per effettivo e sistemare così
la sua vita per sempre.
Ora
ha anche una ragazza che gli sta sul collo e lo incita a prepararsi bene e a
vincere, così si sposano subito.
Nello
sport, come capita a tutti quelli che fin da bambini lo praticano, Peppino è
cresciuto in salute, in gioia di vivere, in agonismo, che è voglia di
confrontarsi ad armi pari, in lealtà.
Studia
come un matto, rinuncia a partecipare alle prime gare del campionato di Serie
C1, mica di poco conto, per la paura di farsi male ed essere escluso alle prove
fisiche.
Per
le quali, oltre a partecipare agli allenamenti della squadra, si prepara anche
da solo, in corse interminabili, flessioni, salto in alto e tutto quello che la
prova prevede.
Arriva
il momento dell’esame.
Ai
quiz niente male, superato il punteggio che si presume minimo per la prova,
alle esercitazioni fisiche, grazie alla sua preparazione specifica di tanti
anni di sport, salta in alto venti cm. di più del limite previsto, conta invece
di venti fino a 29 flessioni, perché di più non gliene fanno fare, corre il
chilometro lasciando il secondo arrivato, che pure non doveva essere scarso su
un lotto di più di duecento persone, a più di venti secondi di distacco.
Arriva
il momento dello psicologo, quello più temuto da tutti i partecipanti, perché
quello più infido. Basta una crocetta su un particolare quadratino per
escluderti dal novero dei possibili vincitori. E quando i candidati sono tanti,
troppi, ti viene il giusto sospetto che quelle crocette siano troppo bene
indirizzate per essere casuali.
Si
arriva al resoconto finale.
Peppino
è stato escluso, con una votazione di 92/100.
La
media è risultata superiore al 93%.
E
contro chi si è trovato a lottare Peppino?
Tutti
Einstein, Fermi, Marconi, Edison e tanti altri scienziati?
E
perché tutti questi scienziati fanno questi concorsi?
Semplicemente
perché non sono scienziati, ma gente che evidentemente ha qualche conoscenza in
più di Peppino.
Se
pensate che dica qualche inesattezza, sappiate che recentemente hanno dovuto
annullare un concorso perché i risultati con 100 centesimi su 100 sono stati un
numero impressionante, superiore ai posti messi in palio, e mai registrato
prima, al punto da suscitare qualche sospetto anche nel più ottuso, o
connivente, responsabile delle forze armate.
Torniamo
al titolo: perché Peppino è stato truffato dallo stato?
Perché
è lo stato che crea questa situazione anomala e fuorviante per le giovani menti
dei nostri ragazzi, che, come detto, sono per lo più meridionali.
Li
tiene nel limbo per uno, due, anche quattro anni per poi scaricarli di nuovo in
mezzo alla strada.
E’
il principio che è sbagliato.
Se
ti serve gente, addestrala per bene, formala per le tue esigenze e mantieni la
promessa di tenertela a tempo indeterminato.
Questi
concorsi servono solo a chi è abituato a rimestare nel torbido, ricavandone un
lucro indebito, sicuramente notevole, fondato sulla voglia delle famiglie di
vedere sistemato un proprio giovane congiunto.
So
di gente che si è dichiarata disposta a versare anche cifre prossime ai
quarantamila euro in caso di vincita di un concorso.
A
chi? Non chiedetelo a me.
Negli
ultimi tempi sono nate centinaia scuole di preparazione ai concorsi pubblici,
con allegati brevetti che offrono la conquista di mezzo punticino a suon di
migliaia di euro. Mai saputo, tra l’altro, che le forze armate, esercito e
carabinieri compresi, abbiano avuto tanta necessità di bagnini.
Ma
è un altro il danno arrecato ai ragazzi, molto, ma molto più grave di quello
finora descritto.
E’
l’avere installato in loro la consapevolezza che in questo mondo per
primeggiare c’è bisogno solo del calcio nel sedere, che le qualità non contano
più, che il santo in paradiso bisogna averlo per forza, altrimenti non si va da
nessuna parte.
Ma
come, pensa Peppino, se finora il mister e il presidente mi hanno insegnato che
per vincere bisogna mettercela tutta e alla fine solo i più bravi trionfano?
E’
come se, nel bel mezzo della sua magnifica corsa di mille metri, qualcuno si
sia messo in mezzo alla pista per ostacolarlo e farlo perdere.
Ma
se le cose stanno così, dirà qualcuno di voi, come è possibile cambiarle?
Abbattendo
la burocrazia, la stramaledetta, inutile burocrazia, che premia solo chi è
impastato in essa e da essa trae lucri indebiti e incredibili.
C’è
qualcuno che si è incaricato di verificare chi ci sia veramente dietro la
nascita di tante scuole private che “aiutano” e preparano nei concorsi?
Possibile
che l’uscita di quel numero esorbitante di 100/centesimi non abbia fatto
squillare nessun campanello d’allarme?
Lo
so, ci sarà qualcuno di voi che dirà che lo stato esplica anche una funzione
sociale, nel dare subito lavoro a tanti giovani.
Ma
quale funzione? Quella di creare in essi l’illusione che occupare un posto
senza fare praticamente nulla garantisce comunque uno stipendio? Quella di
illudere migliaia di giovani, per poi ributtarli per strada riservando il vero
avvenire solo ai più fortunati, perché meglio addentro negli ingranaggi
burocratici?
Sarebbe
ora di finirla ed è inutile piangerci addosso.
I
concorsi vanno sottratti agli enti che ne debbono beneficiare e affidati a
commissioni indipendenti, magari coordinati da Cantone.
Ma
poiché si sa che è difficile sfuggire alla tentazione di aiutare l’amico, il
parente, il figlio di un conoscente o di un onorevole, la prova dallo psicologo
va svolta prima.
E
anche se qualcuno è stato raccomandato, non sarà certo possibile che si
escludano tutti gli altri.
In
un’epoca digitale come la nostra sarà poi uno scherzo affidare al computer la
scelta casuale delle domande del test, che usciranno solo alle otto di mattina,
mezz’ora prima dell’inizio dell’esame, impedendo a chiunque di poter passare
eventuali soluzioni.
E
ai soliti furbetti che si presenteranno con appunti infilati nelle mutande, con
occhiali a specchio e relativi certificati di essere fotofobici, occhiali che
nascondono video dell’ultima generazione con antenne infilati nel retto, o
quelli che il giorno prima si sono rotti un braccio e sfoggiano ingessature da
manuale con tanto di apparecchiature nascoste, o quelli che a causa di una
caduta sono dotati di una fascia enorme in testa, dove allignano altre
diavolerie elettroniche, a questi deve essere tolta la possibilità di
partecipare, non solo a quel concorso, ma a tutti i futuri concorsi in Italia
o, come si diceva una volta con più enfasi, a tutti i concorsi del Regno.
In
ultimo, ma non per importanza, le prove fisiche.
E
non ci sarà più nessuno, allora, che potrà fermare Peppino nella sua magnifica
volata verso il proprio futuro.
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