Ancora sul dissesto a Calvi Risorta
Agrocaleno, 11 ottobre
2016
Massimo Zona
Da parte di alcuni amici, ai quali
attribuisco da sempre obiettività e serenità di giudizio, sono pervenute alcune
critiche al mio post precedente, in particolare dove affermo: “Con una simile
diaspora, la corsa verso la massima autorità cittadina appare ora ben più
difficile per Giovanni Lombardi, così come per Giovanni Marrocco, anche lui
privato anzitempo dell’apporto indispensabile di Nicola Cipro.”
Poiché le critiche vertevano per lo
più sull’indispensabilità di Nicola Cipro, dandomi così implicitamente ragione
sull’apporto di Antonello Bonacci, sono andato a chiedere a Nicola quali
fossero i suoi programmi futuri in vista delle prossime elezioni.
“Delle cose venute alla luce
ultimamente, e mi riferisco al dissesto, siamo in qualche modo tutti colpevoli,
e mi metto anch’io nel novero di questi. Certo, qualcuno è più colpevole di
altri in termini di operosità volta al tracollo del comune, ma di questo accertamento
si dovrà fare carico la giustizia amministrativa e, speriamo di no, quella
penale. Forte di questa convinzione, ho deciso che il mio tempo di occuparmi
della cosa pubblica è ormai ampiamente scaduto e di questo dovrebbero rendersi
conto anche altri, che invece vedo pronti a rimettersi in gioco. Ma con quale
faccia lo faranno? Che andranno a raccontare agli elettori? Senza contare che,
in caso di loro elezione ed eventuali incriminazioni consegnerebbero di nuovo
il paese al commissario prefettizio. A loro dico: lasciate perdere,
abbandonate il campo, lasciandolo a gente più giovane e sicuramente più
meritoria, aggiungo. Al punto in cui siamo, d’altronde, è difficile fare
peggio!”
“E Nicola Cipro che farà?”,
chiediamo.
“Nicola Cipro, come già detto, si
ritira a vita privata. Alcuni amici mi hanno chiesto di far parte di un nuovo
gruppo composto da professionisti, studenti, operai e commercianti che si
riunisce unicamente, per ora, solo per osservare e studiare cosa sia meglio per
la nostra cittadina. Ed io mi limito a partecipare a queste riunioni, dando il
mio contributo d’esperienza laddove venga richiesto.”
A questo punto, rimango fermo nel
mio assunto sull’indispensabilità per Giovanni Marrocco della figura di Nicola
Cipro, che pare tuttavia deciso a non lasciarsi coinvolgere ulteriormente.
Volgendo lo sguardo al panorama
delle tante osservazioni che si leggono in questi giorni, particolare accento
va posto alle esternazioni di Vito Taffuri, che se la prende con tutti, ivi
compreso il Commissario Prefettizio e da quello che scrive viene
prepotentemente fuori, sia pure con una grammatica saccheggiata, la voglia di
dare la paternità di quanto accaduto ai tanti personaggi che si sono succeduti
sul massimo scranno comunale.
Personaggi che, nessuno escluso,
anche se spesso non in maniera diretta, ma affidandosi ad amici e scrittori
compiacenti, stanno ora facendo a gara per dichiarare la propria completa
estraneità a quanto accaduto.
E a costo di attirarmi i fulmini di
Vito, tendo ad escludere, fin d’ora, ogni responsabilità dall’attuale
commissario prefettizio, che, solo dopo un esame approfondito della situazione
contabile – amministrativa, si è reso forse conto di non poter tirare fuori il
comune dalle sabbie mobili nel quale si era da tempo impantanato.
Uguale discorso mi sembra di poter
fare per l’amministrazione Marrocco, priva di ogni possibilità di spendere
alcunché, data la situazione finanziaria disastrosa trovata.
E se non fosse stato per il
pasticciato espletamento della gara per la Nettezza Urbana, avvenuta a costi
proibitivi per la comunità, responsabilità non da poco, intendiamoci, oggi
staremmo a dire che l’amministrazione Marrocco ha comunque fatto tutto il
possibile per salvare il salvabile, con i pochi, pochissimi mezzi a propria
disposizione.
E allora, diranno i miei pochi, ma
fedeli lettori, a chi va attribuito tanto sconquasso?
Vedete,
amici, amministrare un comune non è cosa facile. Per questo c’è bisogno di un
tecnico, che sappia scrivere e interpretare bilanci.
Troppo spesso, però, il tecnico si
trova di fronte alla necessità di equilibrare le norme tecniche con quelle
politiche, che obbligano all’approvazione del bilancio in un determinato
periodo, pena lo scioglimento del consiglio.
Ma poiché abbiamo avuto la fortuna,
o la sfortuna, come comunque qualcuno vorrà definirla, di aver avuto lo stesso
tecnico finanziario per tutti questi lunghi anni, chi meglio di lui potrà
spiegare, agli organi amministrativi di controllo, a quanti e quali
aggiustamenti politici è stato costretto nel corso del tempo e, soprattutto, da
chi?
Spetterà poi alla magistratura
amministrativa e, speriamo solo quella, attribuire colpe e relative
responsabilità.
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