Abbandonato in una casa di riposo, da una lezione di vita a tutti!

dal WEB, 09 ottobre 2016

Peppino De Lucia

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La storia di oggi è veramente toccante, si tratta di un anziano signore di nome Mak che ad una certa età viene abbandonato in un ospizio dai suoi familiari che non vanno neanche a fargli visita.

 

Mak muore da solo a 93 anni, ma quando sgomberano la sua stanza, una delle infermiere trova una toccante poesia che decide addirittura di copiare e diffondere all’interno dell’ospizio fra i colleghi e le colleghe.


Il titolo è “Scorbutico vecchio” ed il testo è il seguente:

 

“Che cosa vedi infermiere? Cosa vedi?
A cosa stai pensando quando mi guardi?

 

Vedi un uomo vecchio, irritabile, non molto saggio,
dalle abitudini incerte, con gli occhi lontani e che dribbla col cibo e

non da alcuna risposta quando ad alta voce dici “provaci”!

 

Che perde una calza o le scarpe?
Che a volte resistendo, a volte no, ti permette di fare come tu vuoi, fare il bagno
e mangiare cosi da riempire il lungo giorno?

 

E’ questo che stai pensando? E’ questo ciò che vedi?
Apri gli occhi infermiere, non è me che stai guardando!

 

Ho accettato di nascere e ho mangiato secondo il loro piacimento.

Sono stato un piccolo bimbo di dieci anni con un padre e una madre,

fratelli e sorelle che si amavano,
un giovane ragazzo di sedici anni con le ali ai piedi e

sognavo che presto avrei incontrato una donna da amare.

 

Sono stato uno sposo di venti anni con il cuore che mi saltava nel petto
e a venticinque anni ho avuto accanto mia moglie che aveva bisogno

di me per andare avanti, ho avuto una casa ed ero sicuramente felice.

 

Un uomo di trent’anni, i miei figli cresciuti in fretta, legati tra loro con legami che dovrebbero durare.

A quaranta, i miei figli sono cresciuti e sono andati via, ma la mia donna mi è rimasta accanto.

A cinquanta, ancora una volta, i bambini giocavano sulle mie gambe
e poi sono arrivati i giorni bui, mia moglie è morta.

Guardavo al futuro e provavo terrore. Ho cresciuto i miei figli e i loro.

Oggi penso agli anni trascorsi e all’amore che ho conosciuto,
ora sono un vecchio e la natura è crudele.

 

É una beffa la vecchiaia, ti guardano tutti come se fossi un cretino,
il corpo si sbriciola, la grazia e il vigore spariscono.

 

Vi è ora una pietra al posto del mio cuore.

Ma all’interno di questa vecchia carcassa abita ancora un giovane,
ogni tanto il mio cuore si gonfia e diventa malinconico, ricordo le gioie,

ricordo il dolore e sto amando e vivendo la vita di nuovo.

 

Penso agli anni che sono sempre pochi e fuggiti troppo in fretta e
accetto il fatto nudo e crudo che “niente può durare”!

Quindi aprite gli occhi, aprite e guardate, se vedete un uomo vecchio e irritabile,

guardate più da vicino e vedete ME!

 

Chiedo scusa, ma mi ha toccato particolarmente e l’ho voluta pubblicare, anche per ricordare a tanti che la vita non è fatta solo di arrivismi, cattiverie e politica perversa, ma soprattutto di rispetto per il prossimo, altruismo e sopportazione reciproca. Io l’ho interpretata come una bella lezione di vita ed ho voluto farvela conoscere.

In fondo, pensiamoci bene, è una ruota che gira!

 

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