17
milioni di euro alla Iavazzi per la Centrale a
biomasse…
CALVI R. – Domani, giovedi
14 luglio, sarà discussa presso la 13° commissione permanente del Senato
(Territorio, ambiente, beni ambientali) l’interrogazione a risposta scritta
presentata dalla senatrice Vilma Moronese e da
altri quattordici parlamentari del Movimento 5 Stelle relativa alle
agevolazioni per un ammontare superiore ai 17 milioni di euro che il Ministero
per lo sviluppo economico ha riconosciuto alla Iavazzi
Ambiente per la realizzazione di una centrale a biomasse all’interno
dell’area ex Pozzi.
Nel dicembre 2015, infatti, la senatrice Moronese presentò un elaborato e dettagliato testo, redatto
dopo un approfondito confronto con il Comitato per l’Agro caleno: No
centrale a biomasse, in cui si ricostruisce la vicenda e l’iter
autorizzativo seguito per la costruzione del tanto contrastato impianto.
In particolare gli interroganti chiedono di conoscere
lo stato di avanzamento del programma di investimento della Iavazzi
ambiente e se esso sia stato realizzato visto che il bando prevedeva come
termine ultimo la data del 30 giugno 2015, pena la perdita delle agevolazioni.
Si chiede di sapere, dunque, se queste siano state concesse o definitivamente
negate, ponendo così un ulteriore ostacolo sulla via della realizzazione
dell’ecomostro. Inoltre, nel documento si chiede di conoscere se sia opportuno
e legittimo concedere tali agevolazioni ad una società, la Iavazzi
Ambiente Sacrl appunto, colpita da interdittiva antimafia.
Nel lungo documento presentato si evidenziano,
inoltre, i diversi passaggi in seno alle conferenze dei servizi di volta in
volta convocate e da cui emergono gravi criticità di carattere ambientale che,
normalmente, sarebbero da sole bastate a giungere ad un definitivo e quanto mai
auspicabile stop ad un impianto inutile che si vorrebbe localizzare in un area già
fortemente inquinata.
Innanzitutto i pesanti rilievi dell’ARPAC:
1) l’impianto coprirebbe una potenzialità di 60.000
tonnellate annue, pari ad oltre la metà del fabbisogno provinciale, in palese
contrasto con il piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani;
2) dal progetto nulla viene detto circa la provenienza
della F.O.R.S.U. (frazione organica del rifiuto solido urbano) da trattare
presso il digestore, né del suo trasporto né del suo stoccaggio;
3) non risultano specificate le tipologie di rifiuto
che si produrranno;
4) manca un piano di monitoraggio e controllo;
Poi quelli dell’ASL CE2, che ha espresso parere
negativo:
1) i dati forniti dall’ARPAC, in riferimento agli anni
2009-2013, e relativi alle centraline di monitoraggio poste nei comuni di Pignataro
Maggiore e Sparanise, mostrano come ci sia una condizione di
criticità negativa per l’atmosfera e la salute pubblica per i superamenti dei
limiti al del Pm10 e dell’azoto;
2) la società Iavazzi
ambiente nel progetto non ha implementato uno studio sulla ricaduta dei fumi;
3) la zona è interessata da significativi fenomeni di
inversione termica;
Inoltre la Seconda Università di Napoli,
incaricata di fornire una consulenza tecnica alla Regione Campania in
merito al rilascio dell’AIA, ha espresso anch’essa parere negativo insieme alla
succitata ASL ed ai comuni di Calvi Risorta, Sparanise e Pignataro
Maggiore.
Un teatro dell’assurdo messo in piedi con 17 milioni
di soldi pubblici affidati senza troppo clamore ad una società colpita da interdittiva antimafia, che potrebbe comportare nuove ed
ulteriori pesanti sanzioni al nostro Paese da parte della Corte di Giustizia
europea per violazione della normativa sulla qualità dell’aria.
Insomma, un impianto inutile, sovradimensionato e
presentato con un progetto talmente carente da risultare offensivo per
l’intelligenza e la dignità delle popolazioni dell’Agro caleno. Ma non solo. Un
impianto osteggiato dalla cittadinanza, dai sindaci del territorio e dalla
quasi totalità delle istituzioni che hanno voce in capitolo che però resta
ancora in piedi per oscuri motivi che, probabilmente, presto conosceremo.
Teodosio Lepore (teodosio.lepore@gmail.com)
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