da Angelo Capuano a Maria
Rosaria Altieri (passando per Pietro Nardiello e Mario Rossi)
Massimo Zona, 14 giugno
2016
Mai stanco
di leggere, di tutto, dalla collezione storica di Tex, di cui vado molto fiero,
ai romanzi di Grisham e King, Dan Brown, Roberto Saviano e molti altri, recentemente
ho dovuto provvedere ad allargare la mia libreria.
Trovandomi a
fare ordine tra tanti libri, negli ultimi tempi ammassati alla rinfusa, ho
riscoperto testi di autori, poeti e scrittori, tutti miei amici e conoscenti
sia di Calvi Risorta, che di paesi vicini e anche di altre parti d’Italia.
Con piacere
ho perciò riavuto tra le mani il dramma storico in quattro atti “La
caduta di Cales”, di Angelo Capuano, che è stato a suo tempo un
ottimo sindaco della cittadina di Calvi Risorta e insigne rappresentante del
popolo caleno. Nel libro si narra la storia della presa di Cales da parte del
Console Corvo, così come narrata da Tito Livio nei suoi Annales (Livio, VIII,
16).
Angelo ha
composto il suo dramma come un’opera teatrale e inizia la narrazione col
vecchio senatore Fufio che conforta la moglie Lamia
sulla sorte del proprio figlio, che si chiama anche lui Fufio.
Vecchio Fufio: “Su, cara, su! Il tuo pianto aumenta la nostra
preoccupazione, perché la tua salute c’è cara come la vita di nostro figlio.
Sono certo che Fufio è salvo e tornerà.”
Fufia (figlia del vecchio Fufio): “E’ vero, mamma, attraverso Porta Gemina, ogni
giorno arrivano profughi costretti a seguire un lungo cammino attraverso i
boschi del Monte Callicola per sfuggire alle
pattuglie romane e tra essi vi sono molti soldati. Anche ieri il fratello di
Veneria ha seguito quella strada.”
Subito dopo,
ho preso in mano “Un sogno meraviglioso”, dell’amico giornalista e scrittore Pietro
Nardiello, memoria dell’alluvione avvenuta a Soverato, nel cosentino, il 10
settembre del 2000, ove il torrente Beltrame spazzò via l’intero campeggio
denominato “Le giare”, portandosi dietro anche la vita di tredici occupanti
dello stesso, tra i quali il custode, il cui corpo non fu più ritrovato.
Ben sintetizza
l’intero racconto Gemma Gesualdi, presidentessa Brutium, I calabresi nel mondo, “Nardiello
con questo libro ha riformulato con contenuti insoliti ma efficaci e
subliminali quella denuncia che ogni calabrese si porta dentro contro il
dissesto idrogeologico di tutto il territorio regionale, le speculazioni
edilizie, l’abusivismo selvaggio e l’incuria di quell’ambiente di cui siamo
orgogliosamente fieri”.
Scorrendo
altri titoli, ho rivisto il libriccino di quel letterato sui generis di mio
zio, fratello di mia madre, Mario Rossi, che nel suo “Gente
a posto” traccia un quadro della Calvi dell’epoca, quanto mai
coinvolgente, aggiungendo nelle parti finali anche alcune poesie, sue e di sua
sorella Bruna.
“La strada
si snodava in discesa fino all’incrocio con la provinciale e dopo questa
risaliva addentrandosi tra due pareti incombenti, piene di forre e di rovi
selvaggi. Qui, nell’ombra e nella frescura improvvise, noi ragazzi
ammutolivamo, perché correva voce che in quei buchi protetti dai cespugli
facessero la tana i lupi.”
Ho
riscoperto inoltre la bellissima “Via Crucis” di quella straordinaria
scrittrice che è Maria Rosaria Altieri, che nella sua “reticenza e
ostinazione al silenzio”, come ha commentato sua sorella Carmen che ha
provveduto a stampare lo scritto a insaputa dell’autrice e che spiega la sua
decisione e la forzatura “quasi violenta” della pubblicazione, col fatto che la
stessa è stata dettata dal tentativo “di non smarrire le parole che nascono
misteriosamente dal cuore di taluni scrittori che non sanno cosa spinge e dove
conduce la mano ancorata alla penna”.
II Stazione
– Gesù è caricato della Croce. “Non posso rinnegare di avervi amati se ho
sofferto, non posso soffrire questa Croce se prima non vi ho amati, e sarebbe
impossibile dire di amarvi se non fossi pronto a morire e sarebbe inutile
morire se non credessi che voi possiate amarmi.”
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