Un campanello d’allarme il prosciugamento
della sorgente del Rio Lanzi
M5S
Calvi Risorta, 11 maggio 2016
Gianluca
Parisi
La
sorgente di Rocchetta e Croce da cui nasce il fiume Lanzi si è prosciugata. Più
a valle fuoriesce un piccolo filo d’acqua poi imbevuto dalla terra. Le cause
non vanno ricercate necessariamente nella siccità, ma potrebbe esserci
dell’altro. La mancanza di piogge di quest’inverno ha sì prosciugato i bacini
idrici sotterranei da cui attingono acqua le sorgenti, ma che una fonte d’acqua
perenne, come la sorgente di Laureta, cessasse
improvvisamente di erogare acqua non era mai successo.
Il
Rio Lanzi è il fiume gemello del Savone, i corsi
d’acqua hanno caratteristiche comuni, sia dal punto di vista naturale che
artificiale. Entrambi sono stati deviati e incanalati verso una foce
artificiale. Entrambi hanno ricavato il proprio percorso tra il tufo, formando
profondi canaloni, e in passato suggestive cascate; entrambi hanno creato un
particolare microclima. Gli abitanti dei luoghi costruirono degli sbarramenti,
scavarono dei lunghi tunnel, ancora oggi esistenti, per captare le acque allo
scopo di sfruttarne la pressione per far girare le ruote dei mulini.
Il
Rio Lanzi a differenza del Savone nasce in una zona
argillosa, dove veniva lavorata la creta, nella lingua locale “Laureta”. La sorgente si trova nel comune di Rocchetta e
Croce in una zona di per sé di convergenza di acque piovane, (m 463). Passa poi
nel comune di Calvi Risorta percorrendo il territorio tufaceo. Il nome Lanzi
deriva dalla famiglia Lanza, di Capua, ai cui feudi nel XVIII secolo esso
appartenne. Interrato artificialmente negli anni ’80, attraversa la frazione
Petrulo di Calvi Risorta dove riceve le acque di ruscelli a regime torrentizio
tra cui il rio Maltempo di Zuni e il “Ciatanito”
proveniente da Giano Vetusto.
Nella
zona di confluenza, le acque si interrano dando origine alle cosiddette “Pozzole di Palommara” delle opere
idrauliche ritenute da alcuni castello_calvi-cales studiosi
di origine etrusca. Il fiume costeggia il castello Aragonese dell’Antica Cales
(nella foto) e passa sotto il Ponte delle Monache, un ponte sospeso scavato nel
tufo nei pressi dell’antica via Latina in piena zona archeologica. A questo
punto i due fiumi incrociano il loro destino: in epoca borbonica fin al periodo
fascista il fiume Lanzi prendeva le acque di un ramo del fiume Savone e andavano entrambi a sfociare a nord del Volturno
nell’attuale canale Agnena, non prima di aver reso la
pianura malsana con diversi pantani lungo il corso.
In
epoca fascista nella parte terminale il corso dei due fiumi fu risagomato e bonificata la pianura dei Mazzone a nord di
Capua.
Nel
dopoguerra il neo nato Consorzio di Bonifica ha realizzato un canale che da
sant’Andrea del Pizzone, una frazione del comune di Francolise, arriva fino al
mare con una foce artificiale a sud di Mondragone. Il Rio Lanzi e il Savone furono canalizzati verso questa nuova foce,
invertendo il corso naturale delle acque per circa quattro km. Il fine era
quello di sgrondare le zone comprese tra il Savone e
l’Agnena e di allacciante pedemontano di tutte le
acque provenienti dal Massico, da Roccamonfina e dalle estreme propaggini
occidentali del Monte Maggiore.
Oggi
col prosciugamento della sorgente il Lanzi è alimentato solo da torrenti
stagionali e dalle acque reflue delle fogne dei comuni che attraversa. Tra le
cause del prosciugamento della sorgente potrebbero esserci anche smottamenti
sotterranei dovuti ad una frana che sovrasta la cava dell’ex fabbrica di
laterizi in argilla nel comune di Calvi Risorta. Gli smottamenti potrebbero
aver deviato il corso sotterraneo della sorgente. Tutto ciò potrebbe essere un
campanello d’allarme che non va sottovalutato per prevenire il pericolo di
frana con conseguenze ben più gravi e disastrose del prosciugamento della
sorgente.
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