Tra Calvi e Rocchetta riecco la “Grotta dei
soldati”
M5S
Calvi Risorta, 11 maggio 2016
Gianluca
Parisi
Dei
lavori di disboscamento e la secca del fiume Lanzi hanno reso accessibile la
grotta dei soldati, una galleria carsica così rinominata dagli abitanti del
posto. Durante la II Guerra Mondiale nel periodo di sbandamento dell’Esercito Italiano,
bussarono alla porta di una masseria sei, sette soldati tutti meridionali, in
fuga dai tedeschi.
I
contadini del posto li nascosero in questa grotta e li sfamarono per settimane,
sin quando giunsero i soldati inglesi. Il fronte era a Cassino e i tedeschi
usavano la via del Monte Maggiore per valicare i pre-Appennini
e dirigersi verso Presenzano e le postazioni amiche asserragliate a
Montecassino. Questo i soldati italiani non potevano saperlo e così fuggivano
alla rinfusa in cerca di un posto sicuro, in attesa dell’arrivo degli anglo
americani.
“Qualche
giorno dopo il loro arrivo – riferisce un anziano del posto – giunsero pure i
tedeschi, si vedeva che erano sbandati pure loro, erano in cerca di cibo più
che di preziosi che razziarono nella nostra masseria, ma non uccisero nessuno
ed andarono via. Poi vennero degli altri che allestirono il proprio campo e
quartier generale proprio nella nostra masseria”.
I crimini
di guerra come la strage di Bellona li avevano già compiuti: uccidere altri
contadini li avrebbe esposti alla rappresaglia violenta dei partigiani che si
andavano organizzando. Dopo una settimana i tedeschi andarono via e dopo circa
un mese, di sera arrivarono finalmente gli inglesi con le loro lanterne, alcune
lasciate proprio nella grotta dei soldati dove si stabilirono per qualche
giorno.
Prima
bussarono alla porta della masseria, venivano in pace e distribuivano
caramelle, si fecero condurre alla grotta, dove presero informazioni dai
soldati italiani, in quel momento felici perché capirono che la guerra stava
finendo. E così fu. I soldati italiani tornarono alle loro case, accompagnati
dal contadino che li aveva accolti, fin sulla via principale. Promisero che
sarebbero tornati. Di loro non si seppe più nulla per anni, ma un giorno bussarono
alla porta della masseria due ‘napolitani’ e due
siciliani: il tenente Colasanto di Salerno, La Terza
Fabrizio di Policastro, tale Salvatore Marino di Palermo e l’altro ufficiale Di
Caro Giovanni pure lui siciliano. Erano ritornati per ringraziare a nome di
tutti il contadino Cifone Pietro che li aveva salvati
dai tedeschi. Chi non tornò di persona lo fece attraverso delle cartoline di
ringraziamento come quella di Giovanni Fiorentino di Campolongo (Salerno) e dal
soldato Ferrè Paolo.
Negli
anni ’50 tornarono a Calvi Risorta pure loro, i tedeschi, bivaccarono per
qualche giorno nel Castello Aragonese ora in fase di restauro, furono pure
accolti con cordialità dai paesani del posto. Andarono via improvvisamente
lasciando tracce di scavi proprio nel Castello. Probabilmente erano venuti a
recuperare il bottino di guerra, frutto delle loro razzie.
Visita www.CalviRisorta.com