"LA LUCE VINCE
L’OMBRA": MA DI QUALE LUCE PARLIAMO?
Massimo Zona, 31 marzo 2016
"Quasi quasi faccio il tifo per
l’accoglimento del ricorso del Tar con relativo azzeramento dell’attuale amministrazione
e promozione immediata dei perdenti al ruolo di amministratori. Ne vedremmo
delle belle".
Questo dicevo nell'ultimo post risalente a
dicembre 2014. Neanche fossi stato presago di quanto sarebbe successo in
seguito. Peccato che l'ultima parte di quanto scrivevo non si sia realizzato e
perciò non ci sarà la possibilità di "vederne delle belle!"
Nel frattempo, mi sono sforzato di cercare
di raccattare un minimo di buonsenso negli articoli e contro articoli fioriti
in questi ultimi tempi tra amministrazione e opposizione, ma, per quanto
faccia, trovo difficile districarmi tra esagerazioni e incongruenze, sia
dell'una, che dell'altra parte.
Perché vedete, cari e affezionati quattro
lettori, che avete la pazienza di leggermi anche dopo pause più che annuali,
vedo che ogni giorno di più, il discorso, da qualunque parte provenga, si
radicalizza in un manicheismo sempre più violento e aggressivo.
Al dialogo viene preferita l’invettiva, al
colloquio costruttivo l’insulto, ad una concreta azione politica, la
distruzione sistematica della figura dell’antagonista. E’ questo l’unico modo
che si conosce a Calvi Risorta, per portare avanti le proprie idee politiche?
Pare proprio di si, né si comprende come,
davanti a un panorama politico nazionale sconfortante, fatto da professionisti
del mestiere e da mezze figure totalmente mediocri, che fanno
dell’individualismo la loro unica bandiera, a Calvi la situazione debba essere
diversa.
No, cari lettori, non siamo dei privilegiati.
Siamo come tutto il resto d’Italia. Mi chiedo allora, con la saggezza del
periodo della mia esistenza ormai declinante, come si fa ad affermare, per
certe, verità che sono tutte da dimostrare?
Essere un bravo dottore dà la garanzia di
essere altrettanto bravo a fare il sindaco?
Essere un bravo funzionario statale dà la
stessa sicurezza? Oddio, in questo caso, dà per lo meno la certezza della
conoscenza di leggi in materia di amministrazione, che non è poco.
Essere un bravo tribuno popolare garantisce la
gente dagli errori? Non pensiamo proprio, ce l’insegna la storia antica e
soprattutto, per nostra sfortuna, ma altrettanto scarsa memoria, la meno
recente storia calena.
Essere un uomo facoltoso e benestante, ricco
anche di fantasia e di buona volontà, può sopperire a altre fondamentali doti che
si debbono avere nella mansione? La storia ci ha dimostrato, in tutti i casi su
descritti, di no.
Mi pare allora di individuare quello che è
stato un dato comune che accomuna tutte le esperienze amministrative di questi
ultimi anni, una cosa semplice, in fondo, ma di cui tutti, nessuno escluso, si
sono dimostrati carenti.
L’Umiltà.
La sana e robusta umiltà di confrontarsi tutti
i giorni con il prossimo e con se stessi, con la realtà di tutti i giorni e con
i sogni che abbiamo in testa.
Qualità, questa, che non mi pare abbondi nei
tanti portatori di luce, che si stanno ora affollando sull'uscio della casa
comunale, tedofori ansiosi più di illuminare se stessi e il proprio futuro, che
la sacra fiamma olimpica del bene comune.
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