CIÒ CHE POLITICA NON
È
Francesco Zona, 30 marzo 2016
Gioco con le
parole di D’Avenia per tornare a parlare di politica
calena. Notizia del momento è la caduta dell’amministrazione Marrocco, per un
ricorso vinto dall’opposizione circa le irregolarità occorse nelle operazioni
di voto.
La sentenza
in questione, con la tempestività tipica della giustizia nostrana, dopo quasi
due anni pone termine ad un’amministrazione uscita vincente per pochi voti
(solo 7), partita con grandi aspettative, naufragata in una quotidianità priva
di grossi slanci, ricca di svarioni. Ma non mi interessa adesso analizzarne
l’operato.
Mi ha
colpito, invece, l’atteggiamento dell’opposizione targata Lombardi. Nello
specifico due eventi: un comunicato stampa a nome del segretario della
locale sezione del PD e un manifesto, senz’altro pretenzioso nel titolo, apparso nei giorni di Pasqua.
In questi
due interventi ho notato infatti un’acredine, una veemenza, un astio che mi
hanno lasciato perplesso. Semplicemente non li capisco. Non capisco questo
accanirsi “contro”, che non serve a nessuno, nemmeno a raccattare voti,
preparando una quantomeno precoce volata per le prossime elezioni.
Non entro
nel merito giurisprudenziale, noto solo che le irregolarità contestate non
questionano la volontà popolare che, seppur di pochi voti, si è espressa,
semmai sanzionano la gestione impropria di qualche seggio.
Dopo il riconteggio dei voti, doveroso visto la scarto esiguo, mi
sarei aspettato dalla compagine perdente l’accettazione dell’esito e il lavoro
a testa bassa in comune, con la gente, per preparare l’alternativa migliore e
vigilare sull’operato di chi è legittimato a governare. Ma niente di tutto
questo è avvenuto. La pervicace insistenza nell'adire ricorsi e poi i
comunicati esacerbati, le uscite scomposte, le reazioni eccessive.
Sono stanco
di certi toni, di certe querelle inutili e puerili, di certe leggerezze
nell’usare incongruamente parole dense di significati ben più gravi.
Non ne sento
il bisogno. Oggi più che mai, amministrare la nostra cittadina è un compito
difficile quanto necessario: sappiamo tutti in che condizioni versano gli
uffici comunali, i servizi essenziali, gli spazi e le iniziative sociali. Abbiamo
bisogno di proposte e idee che coinvolgano ed entusiasmino, non di partigiani
di sé stessi soltanto. Abbiamo bisogno di unità, non di beghe da cortile.
Questa, a
mio modesto avviso, non è politica. Non vedo idee, prospettive, orizzonti cui
idealmente tendere per creare entusiasmo e partecipazione. Solo invettive,
buone più che altro per il bar e la piazza, poco utili per creare passione per
la politica in giovani generazioni già stanche e disamorate di tutto questo.
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