Terra dei fuochi: non conosciamo ancora la
grandezza del mostro che dobbiamo combattere
Corriere
del Mezzogiorno, 17 ottobre 2015
Sandro
Ruotolo
Vorrei
aver fiducia nell’azione del governo sulla bonifica ma sono ancora troppo
scottato dalla vicenda del pentito Carmine Schiavone. Perciò dico #iononstosereno
Posso
dirlo? #iononstosereno. Siamo tutti d’accordo:
eliminare dalla Campania sei milioni di (eco)balle è cosa buona e giusta. Esse
si trovano casualmente sullo stesso territorio della Terra dei fuochi. Pur
dando per scontato, e scontato non è, che realmente sono stati stanziati dal
governo nella legge di stabilità 450 milioni di cui 150 già spendibili
nell’immediato, non siamo ancora sulla strada giusta. Le cittadelle nere che si
estendono soprattutto sul territorio di Giugliano sono figlie dell’emergenza provocata
dagli errori sul ciclo dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Milioni di
tonnellate di (eco)balle sono state depositate nelle campagne in attesa della
costruzione dell’inceneritore di Acerra che una volta avviato può eliminare
solo quello che si produce oggi e non ha la capacità di bruciare il pregresso.
Pur
non conoscendo la composizione effettiva dei rifiuti avvolti nei teli neri
sappiamo per certo che la Terra dei fuochi è invece l’interramento di 20-30
milioni di tonnellate di rifiuti industriali pericolosi e nocivi e
contemporaneamente l’incenerimento in superficie dei materiali di scarto del
cosiddetto “sommerso” napoletano: coloranti, tessuti, solventi chimici,
amianto, materiali edili. Non siamo all’anno zero ma per rassicurare le popolazioni
che vivono in questi territori, dove quotidianamente si fanno i conti con
l’insorgenza di tumori soprattutto nella fascia infantile, bisogna fare ben
altro. Ma è vero che il Corpo forestale dello Stato ha, fino ad oggi,
individuato 64 discariche? Che solo 11 di queste hanno portato alla luce 5
milioni di metri cubi di veleni e che bisogna ancora scavare le altre 53?
Sapete cosa significa? Fatevi i conti, moltiplicate 5 milioni di metri cubi per
5. Non solo. Gli investigatori stanno passando al setaccio le foto del
territorio scattate dall’alto negli ultimi 25 anni. Se notano un’anomalia nel
terreno procedono poi allo studio dei campi magnetici e se si convincono della
difformità dai principi geologici devono procedere agli scavi e in questo caso
scoprire altri veleni.
Ecco
perché #iononstosereno. Perché la verità è che non
conosciamo ancora la grandezza del mostro che dobbiamo combattere. Cosa
dovrebbero fare il governo e la Regione Campania? Procedere alla messa in
sicurezza per evitare che le discariche continuino a sversare veleni nel
terreno. Procedere alle bonifiche e cioè all’eliminazione delle sorgenti
inquinanti e ripristinare lo stato dei luoghi. C’è tutto questo nell’agenda di
chi ci governa? Vorrei tanto aver fiducia in loro ma sono ancora troppo
scottato dalla vicenda del pentito Carmine Schiavone. Ve la riassumo. Vent’anni
fa portò gli investigatori nei luoghi dove, secondo lui, c’erano sepolti i
veleni. Poi, due anni fa, portò il sottoscritto che con una telecamera
documentò tutto. E, infine, due mesi prima di morire riportò in quei luoghi gli
investigatori del corpo forestale. Ebbene, prima dell’estate le ruspe, non a 18
metri di profondità come sosteneva lui ma a due metri, hanno trovato, a poche
centinaia di metri da Casal di Principe, fanghi industriali e rifiuti
ospedalieri. Per vent’anni sono rimasti sotto terra quando potevano essere
individuati e neutralizzati vent’anni prima. Con quali effetti sulla salute
delle popolazioni?
Li
conoscete i parziali risultati delle analisi su quello che hanno trovato prima
dell’estate nella discarica più grande d’Europa a Calvi Risorta? Arsenico, zinco,
piombo, diossine e poi 100 mila% in più dei limiti consentiti di cromo
esavalente, sicuro cancerogeno. I presidenti Renzi e
De Luca non possono far finta di non sapere dell’emergenza sanitaria, degli
effetti che questi veleni stanno provocando sulla salute della popolazione.
Bisogna che la Campania ottenga più fondi per la spesa sanitaria per la
prevenzione primaria, per gli screening, per il percorso diagnostico-terapeutico.
Ieri ho sentito padre Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano. Gli ho
chiesto come andava? E lui mi ha raccontato che a Caivano un bambino di 4 anni
ha iniziato la dura salita del calvario. L’ennesimo bambino che si ammala di tumore.
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