“Quando parlavo di Terra dei Fuochi mi accusavano di aver inventato il problema”. Intervista a Luca Abete, inviato di Striscia la Notizia

Corriere del Mezzogiorno, 07 agosto 2015

Antonio Benforte

 

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Luca Abete, avellinese doc, è uno degli inviati più noti di Striscia la Notizia. Personalità poliedrica e in continuo movimento, da sempre interessato alle cause ambientali, ha più di una volta avuto il merito di parlare, all’interno di quello che è il programma più seguito della tv italiana, di problematiche che riguardano da vicino la nostra terra, la Campania e il Sud in generale. Terra dei fuochi, Regi Lagni, Isochimica di Avellino, emergenza rifiuti in Campania e Calabria, sono solo alcune delle inchieste realizzate da Abete dal 2005, anno in cui entra a far parte di Striscia. Facciamo due chiacchiere con lui per conoscere meglio il suo lato ambientalista.

Da cosa deriva il tuo interesse per le questioni ambientali?

Il mio percorso a Striscia è iniziato con molta ricerca sul territorio, quando come apprendista inviato mi chiesero di scovare le “emergenze della mia terra” e mi trovai a scandagliare la regione in un periodo molto delicato: c’era l’emergenza rifiuti urbana, esisteva già la Terra dei Fuochi ma nessuno ne parlava, esistevano molti siti inquinati. Già nel 2007 entrai nel depuratore di Cuma per far vedere che non svolgeva il suo lavoro, scaricando tutto sulla spiaggia di Licola. Tutta una serie di disastri, anche se la gente che incontravo durante i miei servizi sembrava abituata a queste situazioni di degrado.

L’emblema di questi disastri è senza dubbio la Terra dei fuochi, di cui tu già parlasti nel 2009.

Sì. Servizio dopo servizio mi rendevo conto del potere incredibile che aveva Striscia, di fare emergere le problematiche e in molti casi innescare un meccanismo anche di risoluzione dei problemi. Da qui è nata la grande passione per il tema ambientale che è cresciuta fino a portarmi, nel 2009, ad affrontare la Terra dei Fuochi. Allora il tema non era salito alla ribalta, se ne parlava ancora poco, e solo nel 2013, come sappiamo, è diventato un fenomeno mediatico nazionale, quando finalmente tutti si sono resi conto che non era solo una fantasia televisiva, ma un’emergenza concreta.

Che idea ti sei fatto del problema?

Il tema è complesso, così vasto, difficile da spiegare, ancora più difficile da risolvere. Quando lo raccontai per la prima volta in televisione mi arrivarono mail e segnalazioni di persone che mi accusavano di aver inventato il problema, di danneggiare l’immagine e l’economia della Campania.

E invece…

E invece il problema c’era eccome, ed era un mix formato da aziende, criminali, persone che venivano da fuori e persone che erano sul territorio, e soprattutto persone che questo fenomeno ce l’avevano tutti i giorni sotto il naso, e non si ribellavano.

Ora che il vaso è stato ampiamente scoperchiato, vedi una soluzione fattibile nel futuro?

Non è semplice: il mio compito allora, e il mio compito quotidiano adesso è risvegliare le coscienze, o almeno provarci. Ora il fenomeno è emerso, ed è già un passo avanti. Ma è necessario cambiare la mentalità delle persone, e in contemporanea sono necessarie le bonifiche e gli interventi dall’alto.

Sui problemi ambientali, soprattutto in Campania, alle volte non si sa davvero da dove iniziare. Colpa anche dei singoli cittadini?

Durante questi anni ho capito che in giro c’è una grande fetta di popolazione che combatte ogni giorno in modo encomiabile contro gli illeciti, gli abusi, l’illegalità e la gestione scellerata del patrimonio ambientale che abbiamo. Gente che conosce le regole e si batte per farle rispettare, mentre dall’altra parte purtroppo ci sono ancora tante persone che queste regole o non le sanno o fanno finta di non saperle.

Ad esempio?

Sono in tanti, sono tutte quelle persone che spesso mostro nei miei video. Persone che non hanno scrupoli a scaricare in pieno giorno rifiuti per strada, anche davanti a un figlio minorenne, come ho documentato ad Agnano durante un servizio andato in onda qualche tempo fa. È una situazione estrema, paradossale.

Altra denuncia importante è stata quella di Calvi Risorta. Qual è la situazione lì, ora?

Ci siamo andati a febbraio di quest’anno, mi dissero che bastava scavare poco per trovare cumuli di rifiuti interrati. E così ho preso una vanga e ho constatato di persona: un territorio vastissimo sotto il quale sono stati interrati cumuli e cumuli di rifiuti. Gli interventi delle autorità hanno poi confermato che lì sotto c’è una delle più grandi discariche interrate d’Europa. Ci torneremo sicuramente nei prossimi mesi, per capire se ci saranno aggiornamenti ed evoluzioni.

Quali sono i tuoi modelli giornalistici?

Devo dirti la verità? Non ne ho. Alle volte ho anche difficoltà a sentirmi giornalista: sono principalmente un curioso – il mio primo videoblog, molto prima di Striscia, si chiamava “Il ficcanaso” -, amo raccontare storie e cerco sempre di capire tutti gli aspetti di una vicenda, andando sempre oltre le apparenze.

E allora, in fondo, chi è Luca Abete?

Una persona mossa da una grande passione che riesce a creare un feeling con le persone, a percepire le esigenze del pubblico e ha la fortuna di avere un enorme amplificatore. Sono un cittadino dotato di uno spiccato senso della curiosità, della capacità di raccontare storie e dei grandi poteri magici che Striscia conferisce, che mi danno la possibilità di mostrare problemi e alle volte risolverli.

 

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