Tassa sui condizionatori: 5 cose da sapere
Panorama, 24 luglio 2015
La nuova imposta, del valore di circa 200 euro, dovrebbe colpire
dispositivi di grande potenza e quindi non interesserà le famiglie
Qualcuno è già
arrivato, polemicamente, a definirla tassa sull’aria: ci riferiamo
all’imposta che sarebbe dovuta sui condizionatori e che in queste ore è
diventata di straordinaria attualità con allarmi e smentite che si sono
inseguiti. È bene dunque fissare qualche paletto e chiarire di che cosa si sta
effettivamente parlando e chi sarà, nel caso, chiamato a pagare questo nuovo
balzello.
1 - Imposta europea, non italiana
Una prima
importante precisazione da fare riguarda l’origine di questa nuova tassa sui
condizionatori. Essa infatti non è frutto diretto del nostro governo, ma
rappresenta l’obbligatorio adeguamento del nostro Paese a una normativa europea
di carattere ecologico. La direttiva Ue in questione mira infatti
ad abbattere le emissioni di anidride carbonica e nel perseguimento di
questo obiettivo paragona i condizionatori agli impianti di riscaldamento. Da
qui dunque l’idea di mettere una tassa che ne possa frenare l’uso o possa
spingere i consumatori a dotarsi di dispositivi meno inquinanti.
2 - Caratteristiche tecniche
Se si vanno
però a guardare le caratteristiche tecniche dei condizionatori interessati
dalla nuova imposta europea, si scopre che il grande clamore fatto in queste
ore potrebbe essere in larga parte ingiustificato. Secondo precisazioni che
sono arrivate direttamente dal ministero dello Sviluppo economico infatti, la
nuova tassa dovrebbe interessare solo dispositivi sopra i 12kw. Se si
considera che i sistemi utilizzati nella case private mediamente non superano
mai i 2-2,5kw si capisce bene che la totalità delle famiglie italiane non è colpita
dal nuovo balzello comunitario.
3 - Libretto della discordia
Ma la selezione
dei possibili destinatari di questo nuovo provvedimento fiscale, non avviene
solo attraverso le caratteristiche tecniche del condizionatore. Fondamentale
sarà anche il possesso di un libretto relativo all’impianto, il cui
possesso determinerà appunto il pagamento dell’imposta. Anche in questo senso
però il Mise si è affrettato a precisare che la maggior parte dei proprietari
di condizionatori non ha l’obbligo di detenere questo libretto e di certo il
suo possesso è escluso per tutti i dispositivi in uso presso le famiglie.
4 - Quanto e chi
Ma allora chi
dovrà eventualmente pagare questa tassa e a quanto ammonterebbe il suo valore?
Secondo le prime stime ad essere colpite saranno soprattutto le attività
commerciali e imprenditoriali che per raffreddare spazi molto più ampi
devono ricorrere a condizionatori decisamente potenti. Stiamo parlando quindi
di negozi, hotel, ristoranti e studi professionali. Per loro si prospetta un esborso
che potrebbe essere di circa 200 euro all’anno, anche se non ci sono
ancora certezze assolute.
5 - Conseguenze
Contro la nuova
tassa sono salite subito sulle barricate le associazioni dei consumatori. In
particolare Federconsumatori e Adusbef hanno denunciato in prima battuta il rischio, poi
smentito dal Mise, che sulle famiglie possa abbattersi un nuovo salasso da 200
euro. Le stesse associazioni fanno notare poi che, quand’anche la nuova tassa
colpisse solo attività commerciali e professionali, potrebbero comunque esserci
ricadute negative per i piccoli consumatori, visto che su di loro potrebbero in
ultima analisi scaricarsi i costi della nuova imposta con l’aumento dei
prezzi di servizi e prestazioni. In questo senso hanno anche annunciato una
battaglia in sede europea. Staremo a vedere come andrà a finire.
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