A
SETTEMBRE IN USCITA IL NUOVO LIBRO DI MINIERI
Comune
di Pignataro, 24 luglio 2015
NEL
NUOVO LIBRO DI SALVATORE MINIERI, I CONTATTI TRA I MANAGER DI BARDELLINO E
NICOLETTI, CASSIERE DELLA BANDA DELLA MAGLIANA. I DUBBI SULL’ESPLOSIONE DEL 3
AGOSTO 1985 ALLA DISCOTECA FORMIANA DEL CLAN. FU DAVVERO SOLO UN INCIDENTE?
I
contatti tra il cassiere della Banda della Magliana, Enrico Nicoletti e Aldo
Ferrucci, manager che gestiva gli affari di Antonio Bardellino nel Lazio. Un
prestito di cinque miliardi senza garanzie da parte della Banca del Golfo alla
holding criminale di San Cipriano D’Aversa per costruire una discoteca,
rivelatasi il vero quartiere generale del clan più feroce degli anni ’70 e ’80
in Italia.
Un
uomo vicino ai cartelli di Medellìn piazzato a Formia
per costruire palazzi e villette a due passi da mare, mentre parlava al
telefono con Pablo Escobar. Le buone entrature con l’entourage di Bettino Craxi
che prendeva parte alle campagne elettorali di Ernesto Bardellino, il fratello
del potentissimo e sanguinario boss Antonio.
Omicidi
oscuri e strani buchi di silenzio in trent’anni di narrazione criminale tra i
clan casertani e Formia, la “provincia di Casale”, come la definì il pentito
Carmine Schiavone. E poi, i misteri sull’esplosione del 3 agosto del 1985, quando
del materiale pirico fece saltare in aria il Seven Up, la megadiscoteca dei
Bardellino, costruita a Formia senza le autorizzazioni, in un mirabolante giro
di società di comodo e prestanome dal prestigio europeo. Fu davvero un
incidente?
Nell’esplosione
persero la vita due giovani operai del Seven Up, Maurizio Massi e William
Gibson e rimasero feriti i ragazzi che quella sera affollavano le piste della
più grande discoteca d’Europa, fatta costruire dal clan Bardellino come
copertura scintillante agli agghiaccianti traffici che si espandevano nel Basso
Lazio.
Lo
scoppio nel faraonico complesso per gli spettacoli di Formia si registrò pochi
mesi dopo i terribili attentati messi a segno proprio da Antonio Bardellino, a
Poggio Vallesana contro i Nuvoletta e a Torre
Annunziata per massacrare gli uomini del clan Gionta.
Una coincidenza?
L’inquietante
presenza della scorsa settimana di Ernesto Bardellino in un Consiglio Comunale
a Formia, sembra essere il filo rosso che corre da oltre tre decenni tra la
camorra casertana e le stanze che contano nel Lazio “casalese”.
Nel
nuovo libro di Salvatore Minieri, edito dalla Spring
Edizioni, si prova a far luce sui misteri che ancora avvolgono i luoghi
strategici dell’espansione bardelliniana tra Formia e
la riviera di Ulisse, senza dimenticare l’importanza logistica dei complessi Solemar, costruito da Ernesto Bardellino e divenuto poi suo
fortino inespugnabile dietro una cortina di impenetrabili connivenze, e il
Villaggio del Sole tra Santo Janni e Formia, il primo parco residenziale di
lusso realizzato direttamente sulla spiaggia tirrenica dove alloggiava la
compagna di Antonio Bardellino, dopo la presunta e mai accertata morte del boss
sanciprianese.
Le
foto che ritraggono i colletti bianchi di Bardellino con gli esponenti della
Banda della Magliana, aprono nuovi scenari su una matassa di silenzi e
omissioni nel “caso Seven Up” che Salvatore Minieri
ha provato a dipanare nel suo ultimo lavoro editoriale, in uscita per il
prossimo autunno.
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