DA UN’INCHIESTA DI CALVIRISORTANEWS PARTE UNA DETTAGLIATA INTERROGAZIONE
PARLAMENTARE DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE, PER FARE LUCE SULLA MEGADISCARICA EX
POZZI
Calvirisortanews, 17 luglio 2015
“Tutto tace su
Calvi Risorta area ex Pozzi. Nonostante le dichiarazioni del Presidente Bratti
della Commissione bicamerale Ecomafie, gli scavi sulla discarica abusiva più
grande d’Europa sono ancora fermi” lo denuncia la senatrice Vilma Moronese del MoVimento 5 Stelle
membro della Commissione Ambiente del Senato che sull’argomento ha depositato
un’interrogazione, innervata su un reportage ricostruttivo del giornale on line
Calvi Risorta News (www.calvirisortanews.it). Nel dettaglio, si tratta di una
ricostruzione dei primi episodi di malore collettivo, registratisi nella zona
della ex Pozzi di Sparanise. Più precisamente, si parla del caso
dell’intossicazione di alcuni coltivatori di pesche all’inizio dell’estate del
1978.
Il testo
dell’interrogazione recita testualmente al quarto capoverso: “da notizie
diffuse dalla stampa locale ("CalviRisortanews",
del 21 giugno 2015) si apprenderebbe che già nel 1978 si ebbero i primi segnali
del disastro che si stava consumando nella zona Pozzi, quando l'ex comandante
della stazione dei Carabinieri di Sparanise (Caserta), Giuseppe Clemente, era a
capo della caserma locale (1975 -1987). Nei primi giorni dell'estate 1978, il
maresciallo venne allertato dai suoi militari che avevano prestato soccorso ad
alcuni braccianti agricoli, impegnati nella raccolta delle pesche in un grande
terreno a ridosso dei cancelli della Pozzi tra Sparanise e Calvi Risorta
(Caserta). La pretura di Pignataro Maggiore si limitò ad irrogare una sanzione
di 250.000 lire alla Pozzi per aver violato l'articolo 675 del codice penale:
"Collocamento pericoloso di cose". Era il minimo della sanzione che
il codice penale prevedesse in quegli anni”.
Insomma, mentre
le Amministrazioni e i politici dormono sonni beati e sembrano essere
soddisfatti delle sterili passerelle bimestrali effettuate sul sito della ex
Pozzi, mentre qualcuno crea addirittura inutili commissioni consiliari per la
discarica ex Pozzi che serviranno come una forchetta in un piatto di brodo, il
giornalismo - fatto con la schiena dritta e con sacrificio vero - diventa punto
di riferimento per chi, nelle stanze romane, sembra avere davvero a cuore un
primario intervento di messa in sicurezza e bonifica del pericolosissimo sito
di Calvi Risorta. Intanto, dalle ultime indagini giornalistiche della nostra
redazione, si evince che le polveri e le ceneri trovate nella discarica di
Calvi (pertinenti a un grande altoforno di fonderia) non sono assolutamente
riferibili alle linee di produzione della ex Pozzi/Ginori/Iplave
ma a una struttura che, presumibilmente, si trovava a poche decine di
chilometri dalla grande discarica calena, trovata dai nostri redattori
nell’aprile del 2014. Lo stabilimento che produceva ghisa con la lavorazione in
altoforno più vicino a Calvi Risorta era la Fonderghisa
del polo industriale di Pozzilli-Venafro, nel vicino Molise.
Rilevato, nel
1992, dalla Gepi (Società per le Gestioni e
Partecipazioni Industriali), in sei anni è diventata il principale polo europeo
per la produzione della ghisa. Con oltre 450 operai e importanti partner
nazionali e internazionali, il 10 novembre 1998, l’acciaieria è stata ceduta
dall’ex Gepi (nel frattempo diventata Italvia) al Gruppo Poletto, proprietario di una ventina di
aziende e già fortemente indebitato. Il polo con l’altoforno più importante e,
soprattutto, vicino alla discarica di Calvi (fatta eccezione per le strutture
di lavorazione metalli della ex CMF) è proprio quello di Venafro, gestito per
lungo tempo dalla Gepi.
ECCO L'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02075
Atto n. 3-02075 (in Commissione)
Pubblicato il 15 luglio 2015, nella seduta n. 484
MORONESE, NUGNES, PUGLIA, TAVERNA, SERRA, SCIBONA, SANTANGELO, PETROCELLI,
PAGLINI, MORRA, MONTEVECCHI, LEZZI, GIROTTO, GAETTI, FATTORI, ENDRIZZI, DONNO,
CRIMI, COTTI, CIOFFI, CIAMPOLILLO, CASTALDI, CAPPELLETTI, BULGARELLI,
BUCCARELLA, BOTTICI, BLUNDO, BERTOROTTA, AIROLA - Ai Ministri dell'ambiente e
della tutela del territorio e del mare e della salute. –
Premesso che:
l'art. 17, rubricato, "Bonifica e ripristino dei siti inquinati", del
decreto legislativo n. 22 del 1997 e l'art. 8 del decreto ministeriale 25
ottobre 1999 n. 471 prevedevano che in caso di superamento dei limiti di
accettabilità si dovesse procedere alla messa in sicurezza, bonifica e
ripristino ambientale delle aree inquinate, ed inoltre che i soggetti e gli
organi pubblici che nell'esercizio delle proprie funzioni istituzionali
avessero individuato siti nei quali i livelli di inquinamento fossero risultati
superiori ai limiti normativamente previsti, ne dovessero dare comunicazione al
Comune, il quale doveva diffidare il responsabile dell'inquinamento a
provvedere agli interventi di bonifica, nonché alla Provincia ed alla Regione;
ai sensi del decreto legislativo n. 36 del 2003, recante "Attuazione della
direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti", articolo 2, lett.g), per "discarica" si intende: area adibita
a smaltimento dei rifiuti mediante operazioni di deposito sul suolo o nel suolo,
compresa la zona interna al luogo di produzione dei rifiuti adibita allo
smaltimento dei medesimi da parte del produttore degli stessi, nonché qualsiasi
area ove i rifiuti sono sottoposti a deposito temporaneo per più di un anno.
Sono esclusi da tale definizione gli impianti in cui i rifiuti sono scaricati
al fine di essere preparati per il successivo trasporto in un impianto di
recupero, trattamento o smaltimento, e lo stoccaggio di rifiuti in attesa di
recupero o trattamento per un periodo inferiore a tre anni come norma generale,
o lo stoccaggio di rifiuti in attesa di smaltimento per un periodo inferiore a
un anno;
il decreto legislativo n. 152 del 2006, prevede, tra l'altro, all'art. 250,
rubricato, "Bonifica da parte dell'amministrazione": "Qualora i
soggetti responsabili della contaminazione non provvedano direttamente agli
adempimenti disposti dal presente titolo ovvero non siano individuabili e non
provvedano né il proprietario del sito né altri soggetti interessati, le
procedure e gli interventi di cui all'articolo 242 sono realizzati d'ufficio
dal comune territorialmente competente e, ove questo non provveda, dalla
regione, secondo l'ordine di priorità fissato dal piano regionale per la
bonifica delle aree inquinate, avvalendosi anche di altri soggetti pubblici o
privati, individuati ad esito di apposite procedure ad evidenza pubblica. Al
fine di anticipare le somme per i predetti interventi le regioni possono
istituire appositi fondi nell'ambito delle proprie disponibilità di
bilancio";
considerato che a quanto risulta agli interroganti:
da notizie diffuse dalla stampa locale ("CalviRisortanews",
del 21 giugno 2015) si apprenderebbe che già nel 1978 si ebbero i primi segnali
del disastro che si stava consumando nella zona Pozzi, quando l'ex comandante
della stazione dei Carabinieri di Sparanise (Caserta), Giuseppe Clemente, era a
capo della caserma locale (1975 -1987). Nei primi giorni dell'estate 1978, il
maresciallo venne allertato dai suoi militari che avevano prestato soccorso ad
alcuni braccianti agricoli, impegnati nella raccolta delle pesche in un grande
terreno a ridosso dei cancelli della Pozzi tra Sparanise e Calvi Risorta
(Caserta). La pretura di Pignataro Maggiore si limitò ad irrogare una sanzione
di 250.000 lire alla Pozzi per aver violato l'articolo 675 del codice penale:
"Collocamento pericoloso di cose". Era il minimo della sanzione che
il codice penale prevedeva in quegli anni;
il sindaco del Comune di Calvi Risorta, Antonio Caparco,
nel corso dell'audizione del 12 febbraio 2014, svolta presso il Consiglio
regionale della Campania, III Commissione consiliare permanente (Attività
produttive - Programmazione, Industria, Commercio, Turismo, Lavoro ed altri
settori produttivi) ha dichiarato: "Sull'area ex Pozzi per la parte che
compete a Calvi Risorta già nel 1998 avanzai una denuncia sulla situazione dei
residui della ex Vernice Pozzi";
il comune di Calvi Risorta, già nel 1998, aveva fatto eseguire una indagine del
sottosuolo dall'ingegner Pietro Martino, commissionata con delibera di Giunta
comunale del 25 marzo 1998, prot.126. A seguito di tale indagine, venne
riscontrata un'estesa area di discarica di rifiuti industriali di considerevole
pericolosità per l'ambiente e per la salute;
dalla relazione tecnica del 4 maggio 1998, redatta dall'ingegner Martino,
emergerebbe in particolare che sull'area sono state effettuate delle
perforazioni con recupero di materiale oggetto di valutazione qualitativa e
quantitativa; le aree interessate dalla discarica precisamente erano le
particelle 133, 135 e 136 quasi per intero, una porzione della particella 14,
una piccolissima parte della particella 137 ed un lembo della particella 129.
La discarica individuata interessava una superficie complessiva di 24.150 metri
quadri, per un volume del banco di rifiuti pari a 74.150 metri cubi;
dall'appendice del Piano regionale di bonifica delle aree inquinate del 3 marzo
2005, tra i siti potenzialmente inquinati risulta anche Calvi Risorta, località
Pozzi-Ginori;
dall'allegato n. 5, "Censimento dei siti in attesa di indagine",
pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Campania del 6 agosto 2012,
tra i siti in attesa di indagini preliminari risulta anche Calvi Risorta,
località Pozzi-Ginori;
da dati in possesso agli interroganti, risulterebbe inoltre che nella stessa
zona il sindaco del comune di Calvi Risorta abbia emanato l'ordinanza di
rimozione e smaltimento dei rifiuti n. 16 del 13 maggio 2014, analogamente
sollecitato con comunicazione prot. n. 5/44 del 4
aprile 2014, acquisita al protocollo dell'ente al n. 4566 dell'8 aprile 2014,
del comandante della stazione carabinieri di Sparanise, ad oggetto
"Comunicazione notizia di reato ai sensi dell'art. 347 c.p.p. circa
l'abbandono di rifiuti ad opera di ignoti con sequestro penale area Ex-Pozzi"
con la quale, tra l'altro si comunica la necessità "(…) di attuare nel più
breve tempo possibile, interventi di messa in sicurezza, di bonifica e
ripristino ambientale";
considerato inoltre che:
come risulta tra l'altro dal comunicato stampa della procura della Repubblica
di Santa Maria Capua Vetere, del 16 giugno 2015, sull'area denominata ex Pozzi
tra i comuni di Calvi Risorta e Sparanise sono in corso operazioni di scavo,
considerato che negli ultimi anni tale zona è stata utilizzata per attività di
gestione illecita di rifiuti;
nonostante la procura avesse emesso decreti di ispezione dell'area interessata,
il 9 settembre, il 1° ottobre 2014 e il 17 febbraio 2015, le operazioni sono
iniziate solo l'11 giugno scorso, coordinate dalla procura della Repubblica di
Santa Maria Capua Vetere ed effettuate sul posto dal Corpo forestale di Caserta
e dalle ruspe del Genio militare;
in particolare il comandante regionale del Corpo forestale dello Stato, Sergio
Costa, ha dichiarato: "è probabilmente la discarica sotterranea più grande
d'Europa con un'estensione di circa 25 ettari e un volume di 2 milioni di metri
cubi di rifiuti";
dagli scavi sono emersi rifiuti industriali, fusti contenenti solventi, rifiuti
pericolosi e liquido percolante; il procuratore della Repubblica facente
funzioni, Raffaella Capasso, nel comunicato stampa
del 16 giugno 2015 ha però precisato che solo dall'analisi dei campioni
prelevati si potrà valutare l'eventuale potenzialità dannosa degli stessi per
le matrici ambientali;
il 16 giugno scorso il Movimento 5 Stelle ha effettuato un sopralluogo nella
località ex Pozzi, ed ha tra l'altro potuto constatare che il Corpo forestale,
effettuando rilievi tramite il geomagnetometro, ha
avuto modo di rilevare che diversi punti presentavano picchi magnetici fuori
norma;
da notizie stampa del 23 giugno 2015 ("Corriere del Mezzogiorno") si
apprenderebbe che è stato siglato l'accordo tra i Ministeri dell'ambiente,
dell'agricoltura e della salute per inserire Calvi Risorta nell'area decreto
"Terra dei Fuochi" ed avviare immediatamente le procedure di
emergenza. Sono state avviate le procedure previste dal decreto-legge n. 136
del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 6 del 2014 (denominato
decreto Terra dei fuochi) per l'inserimento di Ercolano e Calvi Risorta
nell'elenco dei comuni sui quali svolgere indagini tecnico-scientifiche per la
verifica della destinabilità ad uso agricolo dei
terreni. Da notizie stampa del 29 giugno 2015, risulterebbe, altresì, che,
essendo scaduta la convenzione tra la Procura e l'Esercito, attualmente
sarebbero stati sospesi gli scavi;
considerato che oltre ai già citati rifiuti industriali, fusti contenenti
solventi, rifiuti pericolosi, liquido percolante, secondo notizie stampa
sarebbero stati rinvenuti recipienti cinesi contenenti Lithofone
al 30 per cento includente solfato di bario, un agente chimico tossico nocivo,
si chiede di sapere:
se i Ministri
in indirizzo siano a conoscenza dei fatti espressi in premessa;
quali azioni, in merito alla vicenda illustrata siano state poste in essere
considerato che ad oggi né il Comune, né la Provincia, né la Regione sono stati
in grado di limitare il fenomeno di sversamento dei rifiuti che è passato da un
volume pari a 74.150 metri cubi nel 1998, ad un volume di rifiuti pari a 2
milioni di metri cubi nel 2015;
quali azioni in particolare siano state intraprese in seguito alle segnalazioni
e denunce del 1978 e 1998;
come venga giustificato il fatto che non si sia proceduto, così come risulta
agli interroganti, all'epoca delle prime denunce, 1978 e 1998, a mettere in
sicurezza e a bonificare il sito in questione, permettendo da un lato il
continuo sversamento illecito dei rifiuti e dall'altro contribuendo, con la
propria omissione, a trasformare l'area ex Pozzi nella discarica più grande
d'Europa;
quali azioni in concreto intendano adottare per evitare che il disastro
ambientale si estenda ulteriormente;
se non ritengano opportuno sollecitare i soggetti competenti al fine di mettere
a disposizione le risorse finanziarie e tecniche per permettere al Corpo
forestale, all'Esercito e alla Procura della Repubblica di condurre le attività
investigative con i mezzi più adeguati, onde evitare che l'attività
investigativa venga definitivamente sospesa per mancanza di risorse, come di
fatto sta già accadendo negli ultimi giorni;
se abbiano informazioni precise sui rifiuti rinvenuti nell'area ex Pozzi e se
sia in possesso di dati o di una lista di sostanze chimiche sversate, che
rappresentino un primo riscontro tra reperti rinvenuti e dosaggi analitici su
campioni testati dall'Agenzia regionale per la Protezione ambientale della
Regione Campania (ARPAC);
se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non
ritenga idoneo, vista la gravità del danno ambientale arrecato, sospendere ogni
eventuale progetto di costruzione di nuovi impianti insalubri, come biodigestori o impianti di incenerimento a biomasse, già
programmati proprio sull'area in questione.
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=932782
Visita www.CalviRisorta.com