TRIONFO AL PREMIO “ALDA MERINI”
La Stampa, 30 giugno
2015
TEMPLARI
E PREMIO “ALDA MERINI”
INSERITO
COME “CAVALIERE D’ONORE” NELLE SCHIERE DELL’ORDINE DEI TEMPLARI.
NAPOLI:
TRA LA CHIESA DELL’ANNUNZIATA E L’EREMO DI CAMALDOLI LA CERIMONIA UFFICIALE
SABATO 20 GIUGNO 2015
TRIONFO
AL PREMIO “ALDA MERINI”
GINO
IORIO - POETA CASERTANO DI CALVI RISORTA, TARGA D’ARGENTO MASSICCIO FIRMATA DAL
MESTRO ORAFO MICHELE AFFIDATO - MATTATORE CON LA LIRICA “4 GENNAIO 2015 -
OMAGGIO A PINO DANIELE”.
A
CATANZARO, IL 4 LUGLIO, LA MANIFESTAZIONE DELLA QUARTA EDIZIONE, OFFICIATA
DALL’ACCADEMIA DEI BRONZI E DALLE EDIZIONI URSINI
SERVIZIO
di NICOLA DI MONACO
Luigi Iorio, il poeta di
Calvi Risorta, la Cales di Tito Livio, cuore dello
scontro tra Fabio Massimo “Il temporeggiatore” e Annibale Barca, nemico numero
uno di Roma, non cessa di stupire. Una semplicità naturale, intensa, scorrevole
come le sorgenti dei Colli che danno vita al Volturno, ne fanno uno dei poeti
più amati e celebrati del Belpaese. Due episodi di cronaca lo pongono in questi
giorni all’attenzione dell’opinione pubblica. Il primo ha avuto come
riferimento e location la Chiesa dell’Annunziata e l’Eremo dei Camaldoli, a
Napoli.
Gino Iorio, su proposta
del Capitolo Generale, in riconoscimento delle opere letterarie pubblicate e
dei “meriti acquisti” è stato inserito
come “cavaliere d’onore” nelle schiere
dell’Ordine dei Templari. La cerimonia ufficiale ha avuto momenti di
toccante emozione.
Il secondo è una notizia
di agenzia che registra il trionfo del poeta di Calvi al Premio Nazionale “Alda Merini”, quarta edizione, fiore all’occhiello
dell’Accademia dei Bronzi e delle Edizioni Ursini. Cerimonia ufficiale a
Catanzaro, sabato quattro luglio. La consegna di una targa in argento
massiccio, opera del maestro orafo Michele Affidato, pone in primo piano la
lirica di Gino Iorio “4 gennaio 2015”, un omaggio a Pino Daniele, il cantautore
napoletano pianto da tutto un popolo. Per il premio Alda Merini parlano i
numeri: oltre duemila opere inedite, nessun contributo pubblico e nessuna
richiesta ai partecipanti, una antologia di prestigio, una giuria di spessore e
di qualità superiori (G. Battista Scalise,
Mario D. Cosco, Vincenzo Ursini,
Antonio Montuoro e Mauro Rechichi).
Luigi Iorio, il giorno dopo la morte di Pino Daniele, nel silenzio della sua
“bottega”, di fronte al rosso pompeiano
della facciata di casa, si rivolge e parla direttamente al cantautore.
Tu dimmi quando / ci sarà
chi parlerà di ”napul’è” / con le sue contraddizioni,
i suoi dolori, / le sue musiche, i suoi amori, / le sue isole, il suo vulcano,
/ i suoi odori e con i suoi sapori.
Tu dimmi quando / ci sarà
chi darà voce a “chesta” città, / sedotta e
abbandonata tra i rifiuti / e “quannolli’uochhie miei” potranno rivedere / la tua espressione
malinconica e sofferta / mentre canti “natazzulella e
cafè”.
Tu dimmi quando / farai
giungere da lassù, / più forte, il segno che hai dato tra noi / così potrò
rivedere la mia città; / la più bella
del mondo, “quannochiove” / e quanno ce stà, “’najurnata ‘e sole”.
Tu dimmi quando / Potrò “sentere e ‘parole toie / Addò se legge”: “Napule è / na carta sporca / e nisciuno se
ne importa”.
In una nota critica che
accompagna la lirica, tra l’altro, si legge testualmente: ….di rara e potente
efficacia il monologo, diretto e immediato, mix delle due lingue care al
cantautore, quella di Napoli e quella di Firenze… Nei versi di Iorio, immediati, istintivi, c’è
la consegna di un messaggio, di una supplica per la città che è stata punto
focale della vita e dell’arte di Daniele.
Lassù devono sapere della
città purgatorio, del degrado e dell’abbandono di Napoli, il perenne grido di
dolore delle canzoni di Pino Daniele deve accompagnare il suo ultimo viaggio,
perché Napoli possa ritornare ad essere la città più bella del mondo, “quanno chiove” e quanno ce stà, “’na jurnata ‘e sole”. La vena di Gino Iorio si scioglie in
canto, facendo sue le stesse espressioni in gergo di Pino Daniele, una
antologia intensa di emozioni che hanno caratterizzato il percorso del poeta
cantautore, da “Napul’è” a “Na
tazzulella ‘e cafè”.
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