SCOOP DI CALVIRISORTANEWS: QUELLA MATTINA
DEL 1978, QUANDO I FUMI CHE USCIVANO DAL TERRENO DELLA POZZI INTOSSICARONO I
BRACCIANTI AGRICOLI. LA PRIMA INDAGINE FU A FIRMA DELL'EX COMANDANTE GIUSEPPE
CLEMENTE DEI CARABINIERI DI SPARANISE
Calvirisortanews, 19 giugno 2015
A portare per la prima
volta la Pozzi davanti ai giudici, fu l’ex Comandante della stazione dei
Carabinieri di Sparanise, Giuseppe Clemente, a capo
della caserma locale dal 1975 al 1987. Nei primi giorni dell’estate 1978, il Maresciallo
venne allertato dai suoi militari che avevano prestato soccorso ad alcuni
braccianti agricoli, impegnati nella raccolta delle pesche in un grande terreno
a ridosso dei cancelli della Pozzi tra Sparanise e
Calvi Risorta.
Malore forte, difficoltà
di respirazione e un grande senso di nausea, dissero i braccianti dal fisico
più resistente, quelli - per capirci - che riuscivano a parlare, nonostante
l’effetto ottundente dei fumi. Sì, perché per la prima volta si parlò di
esalazioni che uscivano dal terreno di fianco alla Pozzi, di solventi che
avevano appestato l’aria e di terra che ogni tanto sembrava ribollire.
“Ricordo che furono due
giorni tesi e drammatici - ha spiegato alla redazione di Calvirisortanews l'ex
comandante Clemente - venni allertato dello strano fenomeno e mi attivai
tempestivamente per verificarne le cause”. I contadini, circa quindici, si
erano sentiti male perché - raccontarono qualche giorno dopo - dal terreno si
era alzata una nube densa e irrespirabile che li aveva quasi soffocati.
“Scrissi alle autorità e
segnalai la cosa alla Pretura di Pignataro Maggiore - ha proseguito l'ex
comandante Clemente - non fui chiamato a testimoniare, ma il Pretore irrogò una
sanzione di 250 mila lire alla Pozzi per aver violato l’articolo 675 del codice
penale: Collocamento pericoloso di cose”. Era il minimo della sanzione che il
Decreto Penale prevedeva in quegli anni, ma fu il primo campanello di allarme
che accese i riflettori sulla zona Pozzi e sullo sversamento
del materiale di risulta proveniente dalla lavorazione. Oggi, il maresciallo
Clemente in congedo vive in un tranquillo paesino del Molise, ma non dimentica
quegli anni, soprattutto, sembra essersi turbato quando ha saputo del
rinvenimento della più grande discarica industriale abusiva d’Europa.
“Sono saltato dalla sedia
quando ho letto le vostre notizie di questi giorni - ha concluso l'ex
comandante Giuseppe Clemente - ho capito che, il caso che segnalai alla Pretura
era solo una piccola parte visibile del disastro che andava alimentandosi con
lo sversamento incontrollato di materiale pericoloso
nei terreni di quella zona. Ricordo ancora quei contadini che tossivano ed
erano pallidi, ricordo persino quelle centinaia di cassette di pesche lasciate
sul posto per mettersi in salvo da quella strana nube”.
Le pesche, il simbolo di
una Campania forte e produttiva che viveva sicura dell’agricoltura intensiva e
di eccellenza. Poi quei fumi che intossicarono i braccianti. A tutti sembrò
solo un episodio. Era solo l’inizio di un dramma ambientale portato alla luce in
questi giorni proprio da calvirisortanews, da Vito Taffuri e Salvatore Minieri.
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