Roberto Saviano: ma non ci dicevano che
sulla terra dei fuochi esageravamo?
Caleno24ore, 18 giugno
2015
Roberto Saviano
A Calvi
Risorta, in provincia di Caserta, nella cava ex Pozzi Ginori si
sta scavando da giorni. Dalla superficie fino a nove metri e più di
profondità, emergono rifiuti di ogni genere e
colore e ci sono materiali che si infiammano quando,
scoperti, entrano a contatto con l’ossigeno dell’aria.
A scavare sono gli uomini
del Corpo forestale su mandato della Procura della Repubblica di Santa Maria
Capua Vetere che ipotizza il reato di disastro
ambientale. Per il comandante regionale del
Corpo Forestale Sergio Costa, siamo davanti alla più grande discarica di
rifiuti tossici d’Europa: 2 milioni di metri cubi su 25
ettari di terreno contaminato.
A dare informazioni alla
Procura, un anno fa, era stato un giornalista locale, Salvatore
Minieri, che ha seguito altre inchieste sulle ecomafie in
Campania, il cui lavoro ha consentito l’avvio delle indagini.
Là sotto c’è davvero di
tutto, compresi fusti di vernice con i nomi delle ditte produttrici, contenitori
con etichette che indicano la presenza di politilene/riblene. Alcuni vengono dalla Francia. Altri devono ancora
essere classificati.
Eppure ci si dice sempre
di essere prudenti. Eppure vengono sempre diffusi dati rassicuranti a fronte di
un’emergenza ormai fuori controllo. L’invito alla cautela era
arrivato direttamente dal ministro alla salute Beatrice Lorenzin
secondo la quale la connessione diretta tra inquinamento da rifiuti tossici e
incidenza del cancro nella popolazione dell’area non poteva essere dimostrato,
invocando il rigetto di ogni “facile allarmismo”.
Mi chiedo quando arriverà il tempo dell’allarme,
se non è bastato lo
studio dell’ISS di cui ho parlato qui che
rivela un eccesso di mortalità rispetto al resto della regione del 4-6
percento in provincia di Caserta e un tasso di ricoveri
per tumori nel primo anno di età superiore del 68
percento, a far partire delle ricerche puntuali su queste
connessioni.
Ci dicevano che stavamo
esagerando e soprattutto, con un’affermazione che considero un insulto, che le
malattie dipendono dalla cattiva alimentazione (ne ho parlato qui).
#Noncopriteildisastro urlano
adesso i cittadini del comitato dell’Agro Caleno che sabato hanno previsto
una manifestazione per contrastare il progetto che vorrebbe una centrale a
biomasse proprio qui, in quest’area che adesso vomita fuori lo
schifo accumulato in oltre trent’anni di malaffare.
Ora le Procure hanno uno strumento, la legge sui reati ambientali.
Il disastro ambientale è punito con il carcere da 5 a
15 anni. L’inquinamento ambientale prevede pene da 2 a 6 anni
con multe da 10 mila a 100 mila euro. Sono previste aggravanti in caso di
lesioni o morte di una o più persone, da 2 anni e 6 mesi fino a 7 anni, per
lesioni che comportino più di 20 giorni di malattia; pene detentive da 3 a 8
anni per lesioni gravi e da 4 a 9 anni per lesioni gravissime. In caso di morte
si rischia il carcere da 5 a 10 anni.
La politica non fermi la propria indignazione,
la politica non tema di “esagerare”.
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