Pneumatici, parla il delegato del Ministro degli Interni Donato Cafagna: i comuni devono agire più tempestivamente
Sudonline,
16 giugno 2015
Simona D’Albora
Poche persone sanno che
Calvi Risorta sorge vicino all’antica Cales, città fondata dagli ausoni, un’antica popolazione italica. Purtroppo è poco
conosciuta, infatti è difficile raggiungerla o almeno riconoscerla. Un sito
archeologico, nel quale, seppure in rovina, oggi sono conservate le grandiose
terme, l’anfiteatro, un tempio e il Foro. Nel II secolo era famosa per i vasi caleni.
Calvi Risorta, nella sua
parte più antica vanta anche una cattedrale romanica, Santa Maria Assunta,
iniziata nel secolo IX, ben conservata nella nuda e semplice facciata, nei
fianchi e soprattutto nelle tre absidi di carattere schiettamente lombardo, a
lesene e archetti. Di grande interesse è un sarcofago del secolo VIII
incastrato nella facciata. Insomma un sito che andrebbe tutelato come altri
borghi della zona.
Purtroppo, oltre alla
vicinanza della più grande discarica di rifiuti industriali d’Europa, il Ponte
delle Monache, rarità archotettonico-naturale che si
trova nel Parco archeologico, è diventato un cimitero di rifiuti, ma
soprattutto di copertoni da oltre dieci anni. Nonostante l’impegno per
valorizzare un sito così importante, lo sversamento
illegale di rifiuti e pneumatici ha reso vulnerabile l’intero sito deturpato
dalla presenza di rifiuti ingombranti e pneumatici che occupano il Rio Pezzasecca e le pendici del Ponte delle Monache.
L’operazione recupero è stata avviata grazie a un accordo tra le Istituzioni e
la Ecopneus che ha messo in campo risorse finanziarie
per liberare la Campania dai copertoni, attraverso una campagna che coinvolge
l’intera provincia di Napoli e Caserta, di cui abbiamo già parlato nel corso
del reportage sulle mamme coraggio di Acerra.
L’operazione recupero copertoni a Calvi Risorta è entrata nella sua fase finale,
ma non è stato facile il recupero dei copertoni in un luogo impervio, tanto che
è stato necessario l’intervento dei vigili del Fuoco.
Venerdì scorso in un
incontro in prefettura di Caserta, tra il delegato del ministero dell’Interno
per i roghi di rifiuti, Donato Cafagna, gli operatori
civici, l’Ecopneus, Legambiente, la Rete Archeo Cales, Comune di Calvi Risorta, Arpac,
il Prefetto di Caserta, i Vigili del Fuoco, il Comando della Polizia
Provinciale e il Comando dei carabinieri di Calvi risorta, si sono messe
in campo le strategie per il recupero dei copertoni.
Ne abbiamo parlato proprio
con il delegato del ministero dell’Interno Donato Cafagna.
“Nel corso dell’incontro abbiamo ulteriormente integrato il Protocollo d’intesa
firmato nel giugno del 2013 dalle Istituzioni, le provincie e i comuni di
Napoli e Caserta, le due prefetture e l’Ecopneus. –
ha spiegato Cafagna – Prima di tutto abbiamo dotato
gli osservatori civici di un applicazione che rende ancora più agevole
individuare i copertoni abbandonati e segnalarli immediatamente ai comuni, così
da provvedere al recupero. A loro non resta che fotografare il copertone con il
cellulare e inviarlo e sarà il sito ad individuare tramite GPS l’esatta
posizione delle ruote. Infine abbiamo stabilito che i Comuni potranno fare
richiesta di ulteriori fondi per gli interventi di recupero più complicati come
ad esempio a Calvi Risorta, dove i pneumatici si trovano accanto a un sito
archeologico, ma in un luogo impervio”.
Nonostante la campagna
della Ecopneus, però si vedono ancora molti
pneumatici in strada e nelle discariche e ne vengono bruciati ancora
moltissimi, noi sappiamo che solo il Comune, tramite le sue partecipate, può
raccogliere dalla strada gli pneumatici e raggrupparli in un sito di
smistamento, solo allora può entrare in gioco l’Ecopneus
per la raccolta, cos’è che non funziona?
“Prima di tutto ci tengo a
precisare che non è che i copertoni sono lasciati per strada come camera di
combustione per gli altri rifiuti in regime di evasione fiscale, non funziona
così, quelli che troviamo per strada sono copertoni che non possono essere
portati nei luoghi appositi perché per il fisco non esistono, sono comprati in
nero e al momento che smettono la loro funzione non possono essere smaltiti
legalmente e la criminalità ne approfitta per alimentare i roghi con le ruote
che trova. Il problema è che spesso i comuni non intervengono tempestivamente
nella raccolta degli pneumatici abbandonati nelle discariche o per strada, se
si provvedesse subito alla rimozione non si dovrebbero trovare più per strada”.
La normativa del 2011
prevede non solo la tracciabilità per gli pneumatici, il registro di quanti ne
vengono immessi e ritirati dal mercato ogni anno, ma anche il pagamento dello
smaltimento del Pfu (pneumatico fuori uso) al momento
dell’acquisto, onde evitare di incappare in gommisti disonesti al momento del
cambio delle ruote, che alimentano l’abbandono degli pneumatici.
Allora come mai ci sono
tanti pneumatici abbandonati e in regime di evasione fiscale?
“Perché non esistono,
vengono venduti in nero e quindi non possono essere smaltiti alla luce del
sole, la nuova legge è una buona legge, la situazione in Campania è migliorata
tantissimo, addirittura io avevo previsto di migliorarla introducendo la carta
d’identità degli pneumatici, da esibire ai controlli assieme al libretto di
circolazione. Ma ripeto la situazione è migliorata tantissimo, il problema è
che c’è un commercio di pneumatici in nero che resiste e al momento dello
smaltimento non può avvalersi delle procedure gratuite di cui si avvale chi
opera nella legalità. Volevo aggiungere che il fenomeno dei copertoni non è
solo campano, esiste in tutta Italia, abbiamo condotto un grosso intervento di
recupero in una grande azienda a Pavia. Il problema in Campania è che poi gli
pneumatici diventano la camera di combustione per i roghi accesi dalla
criminalità spargendo nell’aria i loro veleni”.
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