Gli antichi tesori di Cales

Dea Notizie, 10 maggio 2015

Maria Grazia Tecchia  

Molte città della provincia di Caserta custodiscono le memorie di un passato importante, storie di popoli conquistatori, di battaglie e di famiglie nobili che nel passare dei secoli hanno stabilmente abitato le zone che ci circondano: tra le tante spicca il nome dell’Antica Cales, che sorgeva nell’area comprendente le odierne Calvi Risorta, Sparanise, Pignataro e parte di Giano Vetusto.

Tanti i resti archeologici che rimandano alla vita passata, di diverse epoche e costruzioni, oggi luoghi da visitare per tenere viva la memoria del tempo che fu: primeggia tra tutti il percorso tra le rovine dell’anfiteatro, delle terme centrali, del teatro e il castello aragonese.

Tra le tante popolazioni passate per Cales vi erano gli Aurunci, gli Ausoni, gli Etruschi ma anche i Sanniti e i Latini, senza dimenticare la conquista romana del 335 a.C. che portò la cittadina agli onori di municipio della Campania romana. Di un luogo d’importanza strategica – naturalmente predisposto alla difesa della Capua Vetere dalla via Latina che collegava a Roma, ma anche dagli sbarchi fluviali del Volturno – oggi resta davvero poco: solo tracce sbiadite nella storia, abbandonate all’azione del tempo e della natura che cerca di riportare a sé l’incompreso patrimonio storico del sito archeologico. Associazioni locali si sono fortemente attivate negli ultimi mesi per riscoprire le “mirabilia” calene, guidando i curiosi attraverso i resti dell’anfiteatro che ospitava i giochi dei gladiatori, delle terme di San Leo all’epoca particolarmente apprezzate, dei templi antichi e del vecchio teatro.

Ma l’antica Calvi era nota soprattutto per la produzione di monili e pezzi di artigianato, famosi dentro e fuori la penisola italica: si tratta dei vasi caleni, ovvero ceramiche tipicamente verniciate di nero e raffiguranti dèi e peculiari scene mitologiche.

Oltre al pregiato vino caleno e alle famose monete di bronzo che ritraevano Apollo o Minerva, Cales è conosciuta anche grazie alla nomea del castello aragonese, che sorge laddove un tempo ve ne era uno di origini longobarde: a pianta quadrata e con quattro torri a cilindro, il castello ospitava le sentinelle che sorvegliavano l’importante via Casilina da attacchi pericolosi.
La fortezza oggi è in stato di ristrutturazione e presto potrebbe essere di nuovo apprezzata da vicino, lasciandosi finalmente alle spalle lo stato di rudere in cui ha versato per troppi anni.

 

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