L’Agro caleno in fermento per le sorti del territorio

 

Elio Zanni, 05 maggio 2015

 

L’Agro caleno, in fermento per le sorti del territorio, si è dato appuntamento davanti alla Biopower di Pignataro Maggiore, ma a fine mese toccherà a Calvi Risorta. Un’iniziativa riuscita, come sottolineano gli stessi organizzatori, gli attivisti del Comitato popolare per l’Agro caleno. L’iniziativa, infatti, ha condotto alle porte dell’impianto, in un giorno per molti di vacanza, distrazione e svago (ossia, sabato scorso) moltissimi cittadini; soprattutto giovani.

 

Un fenomeno che sta facendo riflettere i politici locali e regionali, sostanzialmente assenti però dai luoghi della protesta. Anche perché il tema, ad avviso di soliti strateghi, sarebbe uno di quelli che difficilmente rende in termini di raccolta del consenso. Il motivo principale? I posti di lavoro, le ricadute in termini occupazionali che si contrappongono al reale o presunto grado di inquinamento ambientale. E un esempio valido è proprio la Biopower; o sarebbe meglio dire ex Biopower, attuale società Afe.

 

Si tratta di un impianto destinato al trattamento delle cosiddette «biomasse vergini», ossia di sottoprodotti di origine biologica proveniente dall’agricoltura e dalla silvicoltura. Dunque, un progetto, si direbbe, di tipo ecocompatibile. E allora, da cosa nascono le perplessità dei comitati di lotta? Semplice; relativamente, semplice. Per il Comitato Agro caleno, infatti «la Biopower non servirà per lo sviluppo, né per i posti di lavoro (se qualche posto ci sarà non è certo per i disoccupati del nostro territorio) né per l’energia elettrica (vedi turbogas Sparanise)».

 

Più che chiaro: sono le deludenti esperienze del passato a mettere tutti sul chi vive. «Nel ribadire che difenderemo, senza se e senza ma, angolo per angolo delle nostre comunità, chiediamo a gran voce che l’amministrazione comunale, e non solo, prenda parola sulla questione pubblicamente, dato il silenzio calato dal giorno della sentenza in consiglio di Stato». Ad essere chiamato in causa, in questo caso, è l’amministrazione comunale in carica, retta dal sindaco Raimondo Cuccaro, a valle della sentenza che di fatto autorizza l’impianto a funzionare. Ma l’impressione è quella che i sindaci siano impotenti, non solo di fronte alle sentenze, ma anche alla volontà degli organi superiori regionali. Cuccaro in questo è in buona compagnia.

 

Infatti, mai smessa e anzi sempre all’ordine del giorno, la questione ambientale sta letteralmente dividendo il territorio tra possibilisti e intransigenti su tutto l’Agro caleno, compreso Sparanise e in particolare Calvi Risorta (sindaco Giovanni Marrocco) dove si sono già dati appuntamento con la gente, per un nuovo sit-in ecologista e di protesta, gli attivisti del Comitato.

 

 

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