L’interesse della comunità scientifica europea per le grotte
affrescate di Cales
Comune di Pignataro, 28
aprile 2015
Angelo Martino
Riguardo
alle grotte affrescate, situate nel territorio dell’Antica Cales, segnatamente
quella delle Formelle(o Fornelle) e dei Santi, tanti
studiosi nazionali ed europei vi hanno dedicato capitoli dei loro lavori di
ricerca. Sono state avanzate, pertanto, una serie di ipotesi concernenti la
funzione primitiva di tali formazioni tufacee trasformate in mirabili
architetture affrescate rupestri.
Lo studioso Emile Bertaux in “L’art dans l’Italie méridionale”, opera pubblicata a Parigi nel 1904, in
tal modo descrive la Grotta delle Fornelle: “E’ una
grotta naturale regolarizzata a colpi di piccone sulla sinistra del rio dei Lanzi a valle del ponte della via Casilina.
A piedi, vi si arriva per una strada dal fondo naturale in parte scavata nel
tufo, via Ponte delle Monache, il cardo maximus della
Cales romana; superata l’autostrada, al primo quadrivio si gira a sinistra per
via Forma, l’antico decumanus maximus,
in seguito a destra costeggiando il rio dei Lanzi
fuori dall’antica cinta muraria. Si può accedere anche dalla via Fornelle, l’antica via Latina, che incontra il cardo maximus poco prima del Ponte delle Monache”
Egli considera sia la Grotta delle Formelle che quella dei Santi insediamenti
monastici benedettini di religiosi provenienti da Cassino.
Amedeo Maiuri
ritiene, invece, che fossero stati semplicemente insediamenti realizzati da
eremiti. La studiosa Wettestein, oltre a condividere
la tesi di Bertaux, quale alternativa ritiene
possibile anche l’insediamento di monaci provenienti dall’Oriente. Nel 1967
anche lo studioso Kalby dedicò una ricerca storica
che aveva proprio quale titolo “Le grotte dei Santi e delle Formelle a Calvi”,
ritenendo giusta l’origine eremitica di tali grotte. Scrive testualmente Kalby: “Tra le ipotesi formulate occorre innanzitutto
rifiutare quella che vede qui delle catacombe o che riporta l’origine a riti
pagani nella zona, per accettare invece la più verosimile e normale spiegazione
delle cavità naturale adattate in un primo momento da monaci eremiti e poi
fatte affrescate dai fedeli”.
In base al suo interesse
prettamente architettonico concernente le due grotte, l’architetto italiano
Venditti, in uno studio del 1967, ritenendo le grotte affrescate di Cales
ambienti semplici, opta per la funzione di semplici oratori. Hans Belting, storico dell’arte tedesco, osserva che la maggior
parte dei santi raffigurati nella Grotta dei Santi è di origine latina e non
orientale, non prendendo specificamente posizione sulle origini delle formazioni
ipogee, ritenendole “oscure”.
Lo studioso medievalista
italiano Nicola Cilento rilancia la citata tesi del Bertaux.
Si può, pertanto, interiorizzare facilmente quanto notevole sia stato nel corso
degli anni l’interesse della comunità scientifica europea per le grotte
affrescate del territorio dell’Antica Cales. Tali diverse ipotesi sono state
analizzate recentemente dallo studioso di Sparanise
Giuseppe Carcaiso.
Tra le ipotesi enumerate, Carcaiso propende per quella che considera le grotte
scavate e affrescate da monaci benedettini i quali rifuggivano da chi aveva
scelto comodamente di stabilirsi nelle Basiliche, invece di vivere, seguendo
l’esempio di San Benedetto, in grotte.
Bibliografia:
Costanza Limata - Le grotte sul territorio di Benevento e Caserta - Napoli -
1967
AAVV – Cales - Dalla città
medievale alla città antica - Recenti scavi e nuove acquisizioni a cura di
Colonna Passaro - Ministero per i Beni Archeologici
di Caserta e Benevento - 2009
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