L’elevata umanità degli antifascisti Corrado Graziadei e Benedetto D’Innocenzo
Comune di Pignataro, 25
aprile 2015
Angelo Martino
Si
mostra importante, al fine di comprendere due delle più importanti personalità
dell’antifascismo casertano, espresse dalle figure di Corrado Graziadei e
Benedetto D’Innocenzo, esaminare anche quei momenti in cui diedero
testimonianza della loro elevata umanità. Ciò che rende innovativa,
nell’analisi stessa della Resistenza, la figura di Corrado Graziadei è il suo
spirito obiettivo, anche se era uomo di parte, partigiano comunista, di
comprendere a fondo la non facile ricostruzione degli anni che portarono alla
Resistenza. Corrado Graziadei lo fa nel suo saggio “La rivolta del Sud” con la
percezione di chi, pur essendo di parte, intende meticolosamente analizzare i
fatti, gli stessi eccidi con animo di comprensione umana ed etica. Se riusciamo
a discernere quanto di umanità e alti valori etici vi fosse nella vissuto
politico di Corrado Graziadei, vuol dire che abbiamo interiorizzato chi fosse
quell’uomo di Sparanise.
Chi più di Corrado
Graziadei poteva avere la percezione di quanto consenso il Regime fascista
poteva vantare, soprattutto al Sud? Tale consenso è stato egregiamente
analizzato di recente dalla ricerca storica di Mario Avagliano
e Marco Palmieri.
Un uomo che scriveva al figlio: stai con i poveri e non chiedere loro che
tessera hanno in tasca. Se ad attestarlo fossero solo i loro discendenti,
sarebbe pur dubitativo, ma sono quelli che sarebbero stati i suoi avversari
politici nel percorso politico della Repubblica Italiana a scriverlo con forza
e determinazione, segnatamente quelli della destra monarchica e missina, loro
concittadini che li conoscevano bene.
E quindi un uomo come
Corrado Graziadei non poteva che analizzare i fatti, gli episodi della
Resistenza con lo spirito di un partigiano che vuol comprendere anche le
ragioni dell’altro. Riguardo a ciascun eccidio nazista Corrado Graziadei
riflette sulle cause e sugli effetti, sulle rappresaglie che ciascun atto di
Resistenza attiva aveva determinato con lo spirito sereno e aperto di chi vuol
offrire un contributo al dibattito storiografico. Erano trascorsi dieci anni
dalla Liberazione e un uomo come Graziadei, nel resoconto meticoloso del
significato della “Rivolta del Sud” non poteva non additare un percorso di
pacificazione nazionale, in quanto le lotte e le conquiste da perseguire, in
relazione al vissuto dei contadini di Terra di Lavoro, erano ben altre.
Graziadei, dopo aver
ripercorso con meticolosità i tanti eccidi, scrisse a chiare lettere che tali
caduti in combattimento e in rappresaglia, di atti di rivolta schietta e
temeraria, pur con tanti morti, non possono essere considerati al Sud “una vera
e propria lotta partigiana di massa”. Anche in tal caso si ravvisa la grandezza
umana ed etica di chi vuol comprendere senza spendersi in giudizi eccessivi, di
chi, pur avendo sofferto, voleva guardare alla ricerca storca con distacco e
obiettività.
Da tutto ciò si può facilmente dedurre come Corrado Graziadei, l’antifascista
confinato, il comunista delle tante battaglie per l’elevazione sociale dei
contadini, aveva saputo conquistarsi l’attenzione e la stima anche degli
avversari, segnatamente di quelli che avevano idee completamente opposte alle
sue.
Tale elevata umanità si
estende a Benedetto D’Innocenzo, e in tal caso la testimonianza diretta è di un
uomo della Destra missina di Calvi Risorta, Mario Canzano,
che ha avuto un ruolo importante in tale partito. “Era una brava persona.
Subito dopo la Liberazione Benedetto D’Innocenzo fu designato Commissario del
Popolo di Calvi dal Comitato di Liberazione Nazionale. Ma non si è mai
vendicato. Ricordo che quando era sindaco mi agevolava in tutto, anche a
trasportare frumento e altro da Francolise (dove
avevo un terreno) a Calvi” ha scritto Canzano, con
tutta la stima e la gratitudine riservata agli uomini che sanno guardare oltre.
E tali erano Corrado
Graziadei e Benedetto D’Innocenzo.
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