La provincia di Caserta: la roccaforte dei
Monarchici nel referendum dei 1946
Comune di
Pignataro, 06 febbraio 2015
Angelo Martino
Uno sfiduciato Giuseppe Capobianco
studiava dati, confrontava voti espressi per comprendere come mai la sua
provincia di Caserta avesse potuto esprimere un consenso rilevantissimo, oggi
diremmo "bulgaro", per la Monarchia di Casa Savoia nel referendum istituzionale
del 2 giugno 1946. In particolare confrontava i dati delle precedente elezioni
municipali e quelli espressi per l'Assemblea Costituente al fine di capire
perché la provincia di Caserta avesse umiliato in modo così incomprensibile la
Repubblica.
Si soffermava in particolare sui paesi ove era stati presenti diversi uomini
antifascisti, ma, seppur in misura minore rispetto alle altre realtà, si
constatava un consenso forte per la Monarchia di Casa Savoia anche in tali
paesi. Se Trentola, che allora comprendeva anche i
comuni di Arienzo e San Felice a Cancello aveva
espresso solo 130 voti per la Repubblica a fronte di un consenso di ben 4189
per la Monarchia (forse il primo comune non solo della provincia ad esprimere
una percentuale vicina al 100% dei consensi per i Savoia), se Pignataro
Maggiore aveva dato alla Monarchia il 96,3%, come Rocchetta e Croce, e Camigliano il 96,2%, Teano il 96%, Francolise
il 93%, gli stessi paesi di Calvi Risorta il 91,6% dei consensi e Sparanise l'89%, se la stessa Capua di tanti antifascisti
durante il Fascismo aveva espresso solo il 25% per la Repubblica, se poteva
consolare Maddaloni con 2211 voti per la Repubblica contro gli 8895 della
Monarchia, e ancora di più Marcianise che pur si era ben difesa in tale contesto
di consenso bulgaro, attribuendo 3576 voti alla Repubblica contro i 7458 voti
monarchici, una motivazione doveva pur esserci.
Lo schieramento che appoggiava la Monarchia Sabauda in provincia di Caserta, il
cosiddetto "Blocco dei Monarchici e Conservatori", aveva ottenuto in
provincia di Caserta, alle elezioni per l’Assemblea costituente, il 38,70%
rispetto ad un misero 2,77 a livello nazionale, la DC il 27% (ed erano quasi
tutti monarchici in provincia di Caserta gli elettori della Democrazia Cristiana),
a cui si deve aggiungere l'8.10% dell'Uomo Qualunque, notoriamente monarchici,
e si arriva a circa il 74%. Aggiungiamo alcune simpatie monarchiche degli
stessi elettori dei partiti che sostenevano la Repubblica, i quali in provincia
di Caserta avevano un consenso minoritario, di gran lunga inferiore alla media
nazionale (8.6 % il PCI, 5.3% il PSIUP, 5% il Partito D'Azione) e con ciò si
spiega il consenso rilevante alla Monarchia Savoia al Referendum in provincia
di Caserta nell’ordine del 83.1% .
D'altronde è noto che ai comizi dei monarchici in provincia di Caserta vi erano
folle oceaniche che lanciavano fiori sui palchi, come ci hanno raccontato i
nostri nonni e le nostre nonne, che andarono a votare in massa per la
Monarchia.
Peppino Capobianco ovviamente aveva compreso, ma non
volle esplicitarlo in maniera chiara. Tale rilevante successo dei monarchici di
Casa Savoia in Provincia di Caserta andrà gradualmente attenuandosi negli anni,
ma è da considerare che la forza dei monarchici era ancora ben solida nel 1951
allorché il PNM-MSI raggiunse il 26.5%, superando la stessa Democrazia
Cristiana.
Come abbiamo analizzato, in Provincia di Caserta c'erano realtà in cui il
consenso per la Monarchia fu quasi unanime e Alberto Castagna, ispettore di
zona del Partito Monarchico di Caserta, poteva esprimere la sua immensa
soddisfazione.
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