I ladri erano professionisti

InchiostrOnline, 23 gennaio 2015

Lorenzo Ena

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Il colpo più grosso l'avevano messo a segno a Paestum, rubando due anfore di Assteas dal valore di 1,5 milioni di euro.

Solamente la ciliegina sulla torta, se si considerano gli altri 1500 artefatti rubati dai cacciatori di reperti archeologici arrestati stamattina per associazione a delinquere finalizzata allo scavo e al traffico internazionale di reperti archeologici. Sono 45 gli indagati nell'indagine "Dedalo", coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e condotta dal Nucleo Tutele Patrimonio di Napoli.

Tre persone sono finite in carcere. Tra loro l'organizzatore degli scavi, il cinquantottenne Rocco Verrengia, Angelo Valente, di 32 anni, e Benedetto D'Aniello di 67. Per altri 15 indagati sono stati disposti gli arresti domiciliari. La maggior parte dei cacciatori di reperti provengono dalla Campania e dalla provincia di Latina.

Per ora i carabinieri sono riusciti a recuperare 1500 reperti di vario tipo - molti contraffatti - dal valore di 2500 euro. Gli artefatti provengono dai più importanti siti archeologici della Campania: Antica Cales, Paestum, Pozzuoli e Pompei. I primi a segnalare ai carabinieri strani movimenti notturni furono, nel 2011, alcuni contadini delle zone interessate ai furti. Da qui le indagini dalle quali è emersa l'esistenza di una banda di professionisti organizzata gerarchicamente in cui ogni componente aveva un ruolo ben definito.

A incastrare le attività illecite i filmati registrati dalle telecamere a infrarossi e dalle apparecchiature satellitari installate dagli investigatori. Le immagini mostrano i ladri che appongono nel terreno "spilloni" (sonde artigianali che permettono di individuare reperti archeologici nel sottosuolo). "Questo modo di agire conferma la professionalità della banda - ha spiegato il vicecomandante del Nucleo Tutela Patrimonio di Roma, Luigi Cortellessa - Siamo di fronte a professionisti. L'associazione voleva vendere i reperti a collezionisti privati americani e spagnoli. Non sappiamo se ci siano committenti anche nei musei".

Al momento non sono emerse relazioni tra i cacciatori di reperti e organizzazioni criminali.

 

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