Depurazione delle
acque: indagati 21 sindaci del casertano
Clarus,
15 gennaio 2015
21 comuni non effettuerebbero correttamente la
depurazione delle acque, i sindaci inseriti nel registro degli indagati.
Ventuno comuni
della provincia di Caserta non sarebbero in regola con le norme in
materia di depurazione delle acque, contribuendo dunque all’inquinamento
dei corsi d’acqua. E’ quanto emerso dalle indagini della Procura di Santa
Maria Capua Vetere condotte Carabinieri Noe, assieme ad Arpac e Asl tra
il 2011 e il 2013, che evidenziano un quadro per nulla felice
del territorio e dell’attenzione all’ambiente da parte degli enti
coinvolti. Una questione da sempre complessa per alcuni comuni, che si
ritrovano a gestire impianti obsoleti o poco funzionali.
Avvisi
di garanzia sono stati recapitati a 70 persone, tra imprenditori che gestivano
gli impianti di depurazione, sindaci, in carica e non, e tecnici
comunali. Tra i 21 sindaci indagati risulterebbero Angelo Di Costanzo (Alvignano), Carmine Antropoli
(Capua), Pietro Riello (Castel Morrone),
Luigi Tommasino (Sessa Aurunca).
Ma
sono molti altri gli enti coinvolti nell’inchiesta, alcuni anche del
nostro territorio: Alife, Alvignano, Caianello, Calvi
Risorta, Capua, Capriati a Volturno, Carinola, Castel Morrone, Castel Di Sasso, Castello del Matese,
Conca della Campania, Dragoni, Falciano del Massico, Fontegreca,
Giano Vetusto, Gioia Sannitica, Liberi, Marzano Appio, Pietramelara,
Pignataro Maggiore, Pratella,
Pontelatone, Riardo, Rocchetta e Croce, Sessa
Aurunca, Tora e Piccilli, Vairano Patenora.
Alcuni
centri non sarebbero neppure dotati di sistemi di depurazione, com’è il
caso di Riardo. I sindaci indagati sono accusati di aver violato gli
obblighi connessi alla propria carica omettendo di procedere al trattamento
delle acque fognarie e determinando un inquinamento dei corsi d’acqua nei quali
finivano le fogne del paese.
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