La grande rilevanza strategica
dell’Ager Calenus nelle
guerre puniche
Comune di Pignataro, 05 gennaio 2015
Angelo Martino
Il lungo e sanguinoso
conflitto, passato alla storia come guerre puniche, mise in evidenza nuovamente
la grande rilevanza strategica dell’Antica Cales.
Quella che era stata la vecchia roccaforte degli Ausoni,
in tali circostanze belliche, assicurò un importante appoggio logistico e
militare ai Romani.
Annibale, il generale
cartaginese, era sbucato nella pianura campana, risalendo l’Appennino e, dopo
aver devastato l’Irpinia, aveva proseguito verso i campi di Alife
e di Caiazzo per giungere lungo la direttrice viaria Roccaromana-Pietramelara-Riardo. In tal modo era arrivato
nell’agro caleno. Quinto Fabio Massimo aveva seguito
da vicino i vari movimenti dei Cartaginesi, puntando, come è noto, su una
guerra di usura ed evitando uno scontro in grosse battaglie campali, in cui
Annibale aveva rivelato il suo genio militare e la superiorità della sua
cavalleria. Tale tattica, però, consentiva ad Annibale le facili incursioni
nelle colonie latine. Nel 216 a.C Annibale aveva
trovato sistemazione a Cales, propriamente
nell'attuale territorio di Sparanise. I Romani,
invece, già erano stanziati a Casilino, l'odierna
Capua, a Cales e a Teano.
Nel territorio tra Cales e Teano, precisamente nell'attuale bivio di Torricelle, erano presenti le armate di Minucio.
Inoltre, il grosso dell’esercito romano, al comando di Fabio Massimo, si era
spostato dalle alture del Massico a quelle del monte Callicola
( l’odierno Monte Maggiore), a nord-ovest di Cales.
L’intenzione di Annibale era quella di tornare in Apulia,
approssimandosi l’inverno, in cerca di frumento. A tal fine si rendeva
necessario forzare a Nord il blocco romano, con una battaglia tremenda di cui
temeva l’esito. Fu, allora, che Annibale escogitò uno stratagemma, una trovata
geniale che avrebbe contribuito a rendere ancora più famoso il luogo ove si
compì, Cales.
Infatti tale episodio è
riportato nei capitoli XVI e XVII del ventiduesimo libro delle Historiae di Tito Livio.
Annibale diede ordine ai
suoi soldati di radunare circa duemila buoi sulle cui corna fece legare fasci
di strame e rami secchi. Appena cominciò la notte, comandò di dar fuoco alle
fascine e fece spingere i buoi verso le alture circostanti contro le truppe di
Fabio Massico accampate sul monte Callicola. Come
riporta testualmente Tito Livio, “lo stesso calore delle fiamme splendenti loro
sul capo e il calore che già entrava nel vivo alla base delle corna cacciavano
i buoi come impazziti”.
Nel buio della notte i
Romani, vedendo tale brulicare di fuochi che avanzava in ordine sparso dalla
pianura sottostante, rimasero disorientati e pensarono ad un’offensiva
cartaginese notturna che avesse come obiettivo Cales.
Fabio Massimo aumentò la guardia ma non si mosse dalla sua posizione
dell’attuale territorio di Rocchetta e Croce. Marco Minucio,
temendo, invece, la sua presenza inutile nella zona dell’attuale luogo di Torricelle, la abbandonò, raggiungendo Fabio Massimo con i
suoi 4000 cavalieri, pronto a dargli man forte per l’imminente e decisiva
battaglia notturna. Lo stato maggiore Romano era rimasto frastornato, anche
perché, al fine di dare maggior corpo alle apparenze, Annibale mandò un
contingente di fanteria a sud di Callicola,
impegnando in tal modo le guardie romane con piccole e fugaci scaramucce.
Solo all’apparir delle
prime luci dell’alba i Romani incominciarono a capire qualcosa, ma ormai
Annibale era lontano. Nel momento in cui i circa duemila buoi i piccoli reparti
di fanteria creavano grande confusione sulle colline a sud dell’attuale
Rocchetta e Croce, e Minucio abbandonava in maniera a
dir poco prudente, le sue posizioni nell’attuale bivio di Torricelle,
l’esercito cartaginese, o meglio la stragrande parte dell’armata di Annibale,
si spostava silenziosamente dalla zona dell’attuale Sparanise,
imboccando la valle del Savone, nei pressi
dell’attuale Montanaro. Da qui risaliva per la zona, abbandonata da Minucio, di Torricelle e proseguiva
per l’area pianeggiante in direzione di Teano, Riardo e Pietravairano.
In tal modo Annibale poté ritirarsi tranquillamente alla volta di Apulia, seguendo l’itinerario Pietravairano
– Pratella – Capriati – Isernia – Boiano
– Campobasso - Larino.
Bibliografia:
Tito Livio - Ab Urbe condita - libro XXII - capitoli 16-17
Giuseppe Carcaiso - Storia dell’Antica Cales
- 1980
Si ringrazia Francesco
Giuliano per la rielaborazione digitale della cartina che illustra i momenti
dello stratagemma di Annibale per liberarsi dell’accerchiamento romano nell’Ager Calenus.
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