Il Vicus
Palatius dell’Antica Cales:
borgo extraurbano o rione del Municipio?
Comune di Pignataro, 04 gennaio 2015
Angelo Martino
Non vi è accordo tra gli
storici riguardo alla definizione da attribuire al Vicus Palatius dell'Antica
Cales.Tale disaccordo concerne sia la sua esatta locazione, urbana o
extraurbana, e conseguentemente se fosse un borgo, un sobborgo di Cales, oppure
un importante asse viario o ancora semplicemente un rione, una via della stessa
città.
Secondo lo storico ed
archeologo Giuseppe Guadagno, che fa riferimento ad una fonte medievale,
"in vico qui palaczu dicitur"
ci conduce alla conclusione che si trattasse di una zona extraurbana
localizzata ad ovest dell'agro caleno. Le ricerche di
Giuseppe Novi portano alla conclusione che Vicus Palatius fosse un vero e proprio sobborgo sito ad ovest di Cales. Tale archeologo aveva rinvenuto, nel corso degli
scavi della metà dell’Ottocento, una bella lastra marmorea di cm. 80x60. Tale
lastra recava un’iscrizione attestante che L. Aufellio
Rufo, centurione capo della famosa legione Claudia
Pia Fidelis, con gli incarichi anche di quatuorviro quinquennale e flamine del divo Augusto, dicesi
patrono del municipio in cui era presente un Vicus Palatius (L.Aufellio Rufo primipilo legionis Septimae Claudiae Piae Fidelis,
quatorviro quinquennali, flamini divi Augusti,
patrono municipii Vicus Palatius).
Secondo il Novi, tale
importante iscrizione rivelava l’esistenza di un florido borgo di Cales, il Vicus Palatius. L’entusiasmo del Novi riguardante tale borgo Vicus Palatius, dipendente da Cales, fu anche condizionato dal rinvenimento in situ di
tante importanti e rilevanti testimonianze archeologiche dell’Antica Cales. Infatti Giuseppe Novi dichiara di aver rinvenuto in
tale sito, tra l’altro, “un Bacco di marmo avente grandezza maggiore del vero,
una gamba ed una testa di statua gigantesca, un capo di cavallo di meraviglioso
lavoro, ed un guerriero atterrato, un alto rilievo con figura consolare, nel
quale non si sa se più ammirare la perfezione delle parti o la morbidezza dei
panneggi”. Inoltre rinvenne molte nicchie, avanzi di bellissimi affreschi con
testi di Baccanti e una bellissima Pallade di
terracotta, di circa un palmo di altezza, avente la gorgone sul petto ed “in
sullo scudo la testa di un gigante, che ben potrebbe essere quella dell’ucciso Pallante”. Dei suoi rinvenimenti in tale sito fa parte
anche una testa di marmo di forme gigantesche che può essere il ritratto dello
stesso L. Aufellio Rufo,
patrono del Municipio, oppure dell’imperatore Claudio, da cui aveva preso il
nome la legione di cui Rufo era “primifilo”.
Giuseppe Carcaiso e altri storici, invece, trovano in tale convinzione
del Novi un entusiasmo esagerato e fuorviante, in quanto tale Vicus Palatius non deve
necessariamente condurci alla tesi del sobborgo ad ovest di Cales,
ma inteso, anche facendo riferimento alla stessa iscrizione, quale via o di un
rione della città di Cales. Tale ipotesi - sostiene Carcaiso - è d’altronde confortata da alcuni riferimenti
propri dello stesso Novi “a riguardo di un’importante impianto termale e ad una
sorgente d’acqua leggermente minerale che, come è noto, si trovano ancora lungo
l’attuale via Forma, cioè a dire nell’ambito dell’antica area urbana di Cales.
Carcaiso,
inoltre, attribuisce l’errore del Novi ad una sua scarsa conoscenza del vero
perimetro dell’Antica Cales alla metà dell’Ottocento,
allorché gli archeologi erano decisamente più interessati al ritrovamento di
importanti preziosità che emergevano dagli scavi per arricchire collezioni
pubbliche, ma soprattutto private.
Bibliografia:
Tesse Dieder
Stek - Cult Places and
Cultural Change in Republican
Italy: A Contextual Approach
-1994
Giuseppe Carcaiso - Storia dell'Antica Cales
- 1980
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