Fufio Quinto Caleno, il console di Cales che salvò la carriera di Giulio Cesare

Comune di Pignataro, 06 dicembre 2014

Angelo Martino

Fufio Quinto Caleno fu il personaggio più rilevante che espresse l’antica città di Cales. Appartenente ad una delle migliori famiglie di Cales, nacque tra la fine del II secolo e gli inizi del I secolo a.C. Nella sua carriera sarà determinante il determinante ruolo ricoperto nello scandalo della solenne cerimonia religiosa, il Damnium, in quanto con la sua eloquenza riuscì a salvare la carriera stessa di Giulio Cesare, suo intimo amico.
In effetti successe che nel 62 a.C. Publio Clodio Pulcro, agitatore politico dell'ultima età repubblicana, si era introdotto abusivamente in casa di Giulio Cesare travestendosi da donna per sedurne la moglie Pompea durante la festa della dea Bona, da cui erano esclusi gli uomini. In seguito a tale profanazione, seguì una grave crisi politica. Era il momento giusto che attendevano gli accaniti avversari di Caio Giulio Cesare, soprattutto Catone e Cicerone nel tentativo di fermarne la carriera.

«Publio Clodio, figlio di Appio, è stato colto in casa di Gaio Cesare mentre si compiva il sacrificio rituale per il popolo, in abito da donna, ed è riuscito a fuggire via solo per l'aiuto di una servetta; grave scandalo; sono sicuro che anche tu ne sarai indignato!» scriveva Cicerone ad Attico.

Con determinazione gli avversare di Cesare riuscirono a portare la questione davanti al Senato e fu in tale occasione che Fufio Quinto Caleno dovette far leva su tutta la sua abilità politica ed oratoria. Per il sacrilegio gli oppositori di Cesare chiesero una commissione senatoriale che facesse piena luce su quanto era accaduto, i cui membri dovevano essere scelti a discrezione da un Presidente, nominato dai Senatori stessi. In tal caso gli avversari di Cesare godevano in Senato di una larga maggioranza. Fu allora che Fufio Quinto Caleno contestò con forza tale decisione con impeccabili capacità dialettiche ed oratorie, riuscendo a far sì che i componenti della Commissione fossero estratti a sorte. La fortuna arrise a Cesare e al suo eloquente amico Fufio Quinto Caleno. Tuttavia nel processo che seguì, citato come testimone, Caio Giulio Cesare, come è noto, rifiutò di deporre contro Clodio e si dichiarò convinto dell'innocenza della moglie.

Quando i giudici gli chiesero perché avesse allora chiesto il divorzio, rispose con la famosa frase divenuta proverbiale: "La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto".

Dopo tale vicenda Fufio Quinto Caleno si recò in Gallia al seguito di Giulio Cesare, mettendosi in luce quale brillante ufficiale. Nel 49 a.C. fu in Spagna al comando di quattro legioni romane. Combatté strenuamente anche durante la guerra civile che oppose Pompeo a Cesare, prima di essere inviato da Cesare nel Peloponneso. Fece ritorno a Roma nel 47 a.C. e fu nominato console. Nella scena politica romana, dopo l’uccisione di Cesare, Fufio Quinto Caleno si schierò con Antonio e tenne la Gallia come suo proconsole dopo la famosa battaglia di Filippi. Morì in Gallia nel 40 a.C. e, dopo la sua morte, le sue 11 legioni, passarono dalla parte di Ottaviano.

L’elogio più bello di Fufio Quinto Caleno fu proprio del suo avversario Marco Tullio Cicerone, che nella filippica contro Dolabella, riferendosi all’ex tribuno di Cales, ebbe ad affermare che “spesso si era trovato in contrasto nel Senato con le cause propugnate da Caleno, ma non aveva mai messo in discussione l’uomo, di cui conosceva il valore e la dirittura morale”.



Bibliografia:

Giuseppe Carcaiso - Storia dell’Antica Cales – 1980

Marco Tullio Cicerone - Lettere ad Attico – Zanichelli

Marco Tullio Cicerone - Le Filippiche – BUR – 2003

 

Visita: www.CalviRisorta.com