La CALES degli Ausoni dalla tarda Età del Bronzo all’Età del Ferro
Comune di Pignataro, 16 novembre 2014
Angelo Martino
Sia le testimonianze
storiche e letterarie che le scoperte archeologiche ci inducono ad affermare
che Cales sia stata abitata dalla antica popolazione
degli Ausoni in un periodo che va dal X secolo al
VIII secolo a. C, ossia nel periodo di transizione dall’Età del Bronzo e quella
del Ferro. Vi è una conferma, da parte delle determinanti scoperte
archeologiche, che gli scritti degli autori classici su Cales
abbiano la loro piena valenza storica.
In relazione alle
testimonianze di carattere prettamente storico e letterario, il grammatico
latino Sesto Pompeo Festo,
nella famosa Epitome, riassunta nel secolo ottavo da Paolo Diacono, scrive che
“Ausone, figlio di Ulisse e di Calipso, chiamò
Ausonia quella parte d’Italia nella quale sono le città di Benevento e Cales" (Ausoniam appellavit Auson, Ulixis et Calypsus
filius, eam partem Italiae in qua sunt urbes Beneventum
et Cales).
Tale affermazione trova un
preciso riscontro storico nel racconto di Tito Livio, in relazione a Cales, allorché il grande storico latino nel libro VIII di Ab Urbe condita - VIII, ci dona testimonianza della guerra
combattuta dai Romani contro gli Ausoni, un popolo
che abitava la città di Cales: “Insequens
annus, L. Papirio Crasso K.
Duillio consulibus, Ausonum magis novo quam magno bello fuit insignis. ea gens Cales urbem incolebat.”
(L’anno successivo, durante il consolato di Lucio Papirio
Crasso e Cesone Duilio, si segnala per una guerra,
combattuta con gli Ausoni, un popolo che abitava la
città di Cales).
Riguardo alle tante fonti,
notizie pur frammentarie, risulta acclarato che Cales costituiva uno dei centri più cospicui ed importanti
fin dal periodo finale dell’età del bronzo, abitata dagli Ausoni,
in relazione alla cui presenza a Cales, testimoniata
dal grammatico Festo, lo storico Emanuele Ciaceri scrive: “Se si vuole pure dubitare che quella
popolazione si fosse spinta sino a Benevento, non vi è certo motivo di fare
altrettanto con Cales, città della Campania che sino
al tempo della fonte di Livio, era ritenuta abitata dagli Ausoni
[…]”
Le scoperte archeologiche
riguardanti Cales sono costituite da tanto materiale
che Friedrich Von Duhn, in Italische
Graberkunde, attribuisce all’Età di transizione tra la
tarda Età del Bronzo e l’Età del Ferro, con indicazione di data tra il X e l’VIII a. C. Il ritrovamento di un consistente numero di
reperti confermano, pertanto, la presenza umana nell’ager
calenus in tali anni oscuri per la storia di città
importanti. A partire dal decimo secolo a.C. l’Ager Calenus fu abitato dagli Ausoni,
in accordo con le fonti storiche e letterarie, dato il ritrovamento di reperti
archeologici che costituiscono la necessaria conferma. Von Duhn
scrive di un ricchissimo corredo di materiale archeologico rinvenuto in una
necropoli di circa 140 tombe. Tale necropoli fu scoperta alle pendici del monte
di Rocchetta e Croce, che, come è noto, sovrasta il luogo ove era situata
l’antica Cales. In tali tombe, la cui caratteristica
è del tipo a inumazione con copertura di pietre calcaree, furono rinvenute
tantissime armi di bronzo e di ferro, soprattutto pugnali, punte di lancia ed
elmi.
Invece nella parte
nord-ovest della città, sotto gli scavi di due officine figuline, furono
trovati, dal famoso archeologo napoletano Werner Johannowsky, fondi di capanne dell’età del ferro con frammenti
di ceramica protocorinzia che il professore Johannowsky datò intorno al VII secolo a.C. Tramite tale
scoperta e in seguito allo studio del materiale rinvenuto, l’archeologo tedesco
scrisse che si trattava del primo abitato dell’Età del Ferro localizzato a nord
del Volturno, di cui si abbia conoscenza. Johannowsky
scrive che l’insieme di tale ritrovamenti, si presentava con una facies da
mettere indubbiamente in relazione con la cultura degli Ausoni.
Nei tempi più recenti la scoperta di altre tombe, ad inumazione dei secoli
settimo e sesto avanti Cristo in prossimità della città, consiste in 10 vasi di
bronzo e 45 di terracotta, un raschiatore di selce nonché frammenti di ceramica
d’impasto trovato sull’arce ci danno, insieme ai
ritrovamenti già citati, un quadro ben definito della realtà di una ricca
testimonianza archeologica nell’antica Cales.
Lo studioso Giuseppe Carcaiso scrive che, in relazione alla necropoli di
Rocchetta e Croce, possiamo dedurre che gli Ausoni
potevano vivere in nuclei distinti e separati, sparsi sia in pianura che sul
monte oppure vivere tutti a valle e seppellire i loro morti in montagna secondo
le loro consuetudini e i loro riti.
Riguardo alla vita
quotidiana degli Ausoni a Cales,
essa è riconducibile alla civiltà dei primi Italici con la pastorizia e la
caccia quali primarie occupazioni. L’Agro Caleno
costituiva per gli Ausoni un luogo ideale, data la
presenza di sorgenti e corsi d’acqua, che consentivano un più che agevole e
favorevole insediamento.
In relazione alla vita
associativa, alla figura del Capo si sostituì gradualmente quella del Re,
affiancato da una tribù di anziani della tribù, con la presenza di una casta
sacerdotale, ritenuta in possesso di poteri di divinazione misteriosi, a cui
era demandata anche la funzione di consultazione in caso di guerra con i
vicini. Si trattava, quindi, di un tipo di società primitiva e quindi poco
rilevabile nella struttura organizzativa, che avrebbe conseguito un’evoluzione
radicale con la venuta degli Etruschi.
Bibliografia:
Friedrich von Duhn - Italische Gräberkunde - 1924
Werner Johannowsky - Relazione preliminare sugli scavi di Cales - 1961
Giuseppe Carcaiso - Storia dell’Antica Cales
- Quaderni di storia ed arte campana - 1980
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