Tari, Rsu e compostaggio, Fattore: la
tariffazione puntuale è un’altra tappa verso il cambiamento
Caleno24ore, 13 novembre
2014
Il responsabile del movimento 5
Stelle di Calvi Risorta, Antonio Fattore, interviene sulla questione rifiuti
nella nota che vi proponiamo:
La Commissione Europea lo
scorso 9 novembre ha rifiutato di pagare all’Italia i contributi finanziari per
la gestione e lo smaltimento dei rifiuti in Campania L’Italia non ha adottato
tutte le misure necessarie allo smaltimento dei rifiuti in detta regione Il
Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), in sinergia con gli altri Fondi
strutturali, è diretto a promuovere la coesione economica e sociale
nell’Unione, attraverso la correzione dei principali squilibri, e lo sviluppo
delle regioni. Esso contribuisce alla realizzazione di un livello elevato di
protezione dell’ambiente.
Nel 2000, nell’ambito
degli interventi strutturali dell’Unione in Italia, la Commissione ha approvato
il programma operativo Campania («PO Campania») per spese effettuate fra il
1999 e il 2008.
1. Una misura contenuta in
tale programma concerneva svariate operazioni relative al sistema regionale di
gestione e di smaltimento dei rifiuti. Gli interventi della regione destinati a
migliorare e a promuovere la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti hanno dato
luogo a esborsi pari a EUR 93 268 731,59, il cui 50% (vale a dire EUR 46 634
365,80) è stato cofinanziato dai Fondi strutturali. Nel 2007 la Commissione ha
avviato un procedimento d’infrazione nei confronti dell’Italia, addebitandole
di non aver garantito, in Campania, uno smaltimento dei rifiuti senza pericolo
per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente e per non aver
creato una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento.
2. Nel frattempo, a
partire dal 2008, la Commissione ha informato le autorità italiane delle
conseguenze del procedimento d’infrazione in corso sul finanziamento del PO
Campania: essa affermava infatti che si proponeva di rifiutare il rimborso
delle spese relative al sistema regionale dei rifiuti, il quale costituiva
parimenti oggetto del procedimento d’infrazione; le domande di pagamento delle
spese relative al PO, presentate successivamente alla violazione degli obblighi
derivanti dalla direttiva relativa ai rifiuti, sarebbero quindi state respinte
3. Nel 2010 il
procedimento d’infrazione ha dato luogo a una sentenza della Corte di giustizia
in cui quest’ultima dichiara che l’Italia ha violato la direttiva sui rifiuti
4. La Corte rileva in tale
sentenza che l’inadempimento dell’Italia mette in pericolo la salute dell’uomo
e reca pregiudizio all’ambiente. La Commissione ha dunque ritenuto che il
procedimento d’infrazione rimettesse in discussione l’intero sistema di
gestione dei rifiuti in Campania e che non vi fossero garanzie sufficienti
quanto alla corretta realizzazione delle operazioni cofinanziate dal FESR. Essa
ha quindi chiesto alle autorità italiane di dedurre tutte le spese sostenute
afferenti alla misura di cui trattasi, a meno che lo Stato italiano non ponesse
rimedio alla situazione. L’importo afferente alle spese effettuate nell’ambito
di detta misura e relative al sistema regionale di gestione e smaltimento di
rifiuti (EUR 18 544 968,76) è stato dichiarato inammissibile. Adito
dall’Italia, il Tribunale, con una sentenza del 2013
5. ha confermato il
rifiuto della Commissione dichiarando che, per poter rifiutare pagamenti
intermedi del FESR, è sufficiente che la Commissione dimostri che l’oggetto di
un procedimento d’infrazione in corso è direttamente collegato alla «misura»
cui si riferiscono le operazioni destinate a essere finanziate dai Fondi
strutturali. Il Tribunale ha dunque dichiarato che la Commissione poteva
legittimamente fondare gli atti impugnati sul regolamento sui Fondi strutturali
6. Con la sua impugnazione
dinanzi alla Corte l’Italia addebita al Tribunale di essersi basato su un mero
confronto tra l’oggetto dell’infrazione e quello della misura, il che equivale
a ritenere sufficiente una coincidenza parziale tra la situazione di infrazione
e la misura da finanziare. Essa afferma al contrario che il confronto avrebbe
dovuto essere effettuato rispetto alle operazioni specifiche in cui si traduce
concretamente la misura. Nella sentenza pronunciata in data odierna la Corte
dichiara che giustamente il Tribunale ha paragonato l’oggetto del procedimento
d’infrazione avviato dalla Commissione con quello della misura FESR e che ha
dunque avuto ragione nel confermare che la Commissione aveva dimostrato un
nesso sufficientemente diretto fra la procedura d’infrazione e l’oggetto delle
domande di pagamento FESR dichiarate inammissibili.
Infatti, da un lato, il
procedimento d’infrazione riguardava l’intero sistema di gestione e smaltimento
dei rifiuti in Campania, inclusi il recupero o la raccolta e l’inefficacia
della raccolta differenziata. Dall’altro lato, gli interventi che sarebbero
dovuti rientrare nella misura in parola includevano gli aiuti per la creazione
di un sistema di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, il recupero o la
raccolta dei rifiuti a valle della raccolta differenziata nonché la
realizzazione di discariche. La Corte respinge quindi tutti gli argomenti
dell’Italia ed il ricorso nel suo complesso. Il rifiuto della Commissione di
pagare all’Italia i contributi finanziari per la gestione e lo smaltimento dei
rifiuti in Campania è dunque confermato. Il Report Ispra
2014 appena presentato in data 25 luglio 2014, apre a definitive certezze su
cause, motivazioni e soluzioni dell’olocausto della Campania, nato e
determinato dai rifiuti speciali, industriali e tossici e che aveva bisogno,
per essere realizzato, della “copertura” della malagestione
dei rifiuti urbani con conseguente “senso di colpa” indotto nella popolazione,
per evitarne la dovuta ribellione civile.
La Campania non aveva, e
non ha bisogno di altri maxi inceneritori (la sola Acerra
garantisce ormai il 26% di incenerito sul totale di rsu
con 670.000 tonn/anno vs 2.545.445 = 26%, rispetto al
18 % nazionale e 23% europeo!) ma di impianti di compostaggio (38.000 tonn/anno vs 2.545.445.= 1.5% rispetto al 15% di media
nazionale!) E sono gli impianti di compostaggio che non si devono fare in
Campania, per continuare a mal gestire non solo i rifiuti urbani ma soprattutto
quelli tossici, sovrapponendo i flussi sia del rifiuto indifferenziato che di
quello umido, appunto il tipo di rsu che dovrebbe
essere trattato negli impianti di compostaggio! Nel mentre: da novembre 2014
partirà la fase sperimentale del nuovo metodo di calcolo e misurazione, che
consentirà ai cittadini di pagare una tariffa calibrata a seconda della
quantità di indifferenziata prodotta nella Parma Cinque stelle di Federico Pizzarotti la raccolta porta a porta va avanti a passo
spedito e si avvia verso il traguardo della tariffazione puntuale. Da novembre
2014 partirà la fase sperimentale del nuovo metodo di calcolo e misurazione,
che consentirà ai cittadini di pagare una tariffa dei rifiuti calibrata a
seconda della quantità di indifferenziata prodotta. Parma è la prima città
capoluogo in Regione ad adottare la tariffa puntuale e una delle primissime in
Italia dopo Trento e Treviso, dove il sistema ha già portato a risultati
confortanti, con un significativo ulteriore aumento della raccolta
differenziata rispetto al semplice porta a porta.
Anche nella città ducale,
dove tra i Cinque stelle brucia ancora la sconfitta dell’inceneritore di Ugozzolo acceso a fine estate 2013, Pizzarotti
e i suoi cercano soluzioni alternative e continuano nel percorso cominciato nel
2012, che in poco più di due anni ha portato le percentuali di raccolta
differenziata a una media del 70 per cento in tutto l’abitato diminuendo la
quantità di rifiuti da smaltire conferiti nel forno. La tariffazione puntuale è
un’altra tappa verso il cambiamento di strategia sul trattamento dei rifiuti,
che potrebbe contribuire quindi ad abbassare ancora di più il livello
dell’indifferenziata da bruciare. “Stiamo lavorando per portare a compimento
un’operazione di equità – ha detto il sindaco, che ha presentato l’iniziativa
insieme al consulente della multiutility Iren Raphael Rossi – affinché
ognuno paghi in rapporto a ciò che consuma. Con il lavoro che stiamo facendo
nel settore rifiuti e l’applicazione di questo nuovo sistema di misurazione
diventeremo una realtà rappresentativa in Italia”.
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