Pignataro: da Casale di
Calvi a Casale di Capua e Comune autonomo nel 1818
Comune di Pignataro, 01 novembre 2014
Angelo Martino
Scrive Nicola Borrelli, lo
storico per eccellenza di Pignataro Maggiore, che Pignataro fu costituito in comune autonomo nel 1818. Tale
località fu prima " Casale di Calvi” fino al 1460 e successivamente Casale
di Capua fino al 1818. " Niun dubbio che, nei primi
tempi, così come i vari altri piccoli centri di origine longobarda, che
costituiscono i Comuni del Mandamento, Pignataro, per
la sua trascurabile entità fosse non più di una borgata di Capua."
Ma perchè
Pignataro fu Casale di Calvi fino al 1460 e successivamente
Casale di Capua fino al 1818? Tale forma di appartenenza a Casale di Capua, e
precedentemente a quello di Calvi è così riportato dal Borrelli: "e da
Capua continuò a dipendere amministrativamente e giudiziariamente fino ad epoca
a noi vicina e cioè fino al 1818". Quindi l'appartenenza a Casale di Calvi
fino al 1460 e poi a Casale di Capua significava mancanza di autonomia
amministrativa e giudiziaria.
Riguardo alla questione
del passaggio di Pignataro da Casale di Calvi a
Casale di Capua, ciò è da collegare alla decisione di Ferrante d’Aragona,
figlio di Alfonso, di punire Calvi ed assegnarla in “perpetuum”
a Capua dal 1460, mentre ancora infuriava il terribile conflitto tra Ferrante e
i suoi baroni ribelli, iniziato l’anno precedente, una guerra intestina
sanguinosa che terminò con la sconfitta e la punizione dei baroni ribelli.
Il decreto di assegnazione di Calvi a Capua porta la data del 4 agosto 1460,
mentre il furioso conflitto era ancora in corso. Come è noto, Capua era stata
sempre fedele fin dall’inizio al re, mentre Calvi si era mostrata più
oscillante ed inaffidabile. Infatti la sua resa ai baroni ribelli era stata
senza opporre resistenza, quasi incoraggiata e il re Ferrante d’Aragona non
dimenticò, come non poteva non ricordare che il suo capitano prediletto "per
il suo valore e il suo cuore", Camillo Caracciolo, era stato ucciso
proprio sotto le mura di Calvi.
Il rancore verso Calvi
spinse il re alla decisione del 4 agosto 1460, con la quale decretava: […] et nos[…] ispam
civitatem Calvi et eius districtum et pertinentias[…] congregamus, unimus atque incorporamus ipsi civitati Capuae
in perpetuum descernimus et esse volumus cum omnibus suis ivillis, oppidis et casalibus et
habitantibus in esi…nec non
cum terris cultis et incultis,
pratis, pascuisque vineis, olivetis, trapetis, montanis, iardenis, silvis, molendinis, momoribus, aquis, aquarumque decursibus[…] et integro statu ipsius civitatis Calvi e de
demanio ipsius intus et extram ipsam
civitatem et eius territorio, petinentis et districtu comprehenduntur
et includuntur ad utilitatem et comodum[…]
universitatis corporis dicte civitatis Capuae.
Quindi dalla traduzione
del contenuto della pergamena del 4 agosto 1460, si evidenzia la determinazione
di re Ferrante d’Aragona nel punire la città di Calvi con la decisione di “riunire,
congiungere, incorporare Calvi e il suo territorio, inclusi fattorie, borghi e
casali, come le terre coltivate ed incolte, prati e vigne, uliveti, giardini,
boschi e frantoi, mulini e corsi d’acqua” alla citta
di Capua, sua fedele alleata nella lotta contro la sanguinosa rivolta dei
baroni.
In merito, invece,
all’amministrazione di Pignataro fino al 1460, il
prof. Antonio Martone, storico locale, ipotizza che
fino al 1460, essendo Pignataro un oscuro casale di
Calvi, lo stesso governatore di Calvi si “avvalesse di incaricati, fiduciari
che amministravano i Casali".
Successivamente, invece, è
da ipotizzare che i cittadini di Pignataro “eleggevano
liberamente i propri Sindaci alla presenza di un rappresentante del Governatore
di Capua che garantiva la regolarità delle votazioni.” Quindi gli Eletti
potevano amministrare il Comune con una certa autonomia, ma non riguardo ai
donativi e al fisco per cui “i Pignataresi non
potevano sottrarsi agli ordini che venivano da Capua; da questa poi dipendevano
tutti i Casali dal punto di vista giudiziario, tranne i preti che avevano il
loro tribunale presso la Curia Vescovile”.
Bibliografia:
Nicola Borrelli - Memorie storiche di Pignataro
Maggiore - 1940
Iole Mazzoleni - Le pergamene di Capua - 1960
Antonio Martone - Storia di Pignataro
in età moderna - Il seicento - Prima metà - 2013
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