GINO IORIO A
ROCCA IMPERIALE
Agenzia stampa AZ, 07 agosto 2014
Settimana di fine agosto per la VI rassegna
internazionale di poesia “Il Federiciano” a Rocca Imperiale, sullo Ionio, in
provincia di Cosenza. Iorio nei finalisti con “Il ladro di tutti noi”. Una
antologia di Aletti Editore
0spiti d’onore Mogol e Alessandro, il figlio del Nobel
Salvatore Quasimodo. Una stele in maiolica per l’immortale Emozioni, firmato da
Mogol e Battisti
SERVIZIO di NICOLA DI MONACO
Gino Iorio, l’industriale di
Calvi Risorta approdato alla poesia e al romanzo, continua ad essere baciato da
Euterpe, la musa della poesia lirica. Laureato in economia, dopo di avere
trascorso buona parte della sua vita, navigando a vista, tra piogge di milioni
e cartelle delle tasse, ha piantato baracca e burattini ed ora, nel suo
studio-bottega dell’antica Cales, racconta il mondo e affida i suoi messaggi
attraverso il filtro sognante di versi liberi.
Dopo il felice esordio con
“Momenti. 99 poesie d’amore” e il romanzo “Amore amaro”, ha finito per stregare
il mondo dell’editoria ed è diventato protagonista assoluto di concorsi e
rassegne letterarie. Al Premio Ischia sono seguiti il Premio per la creatività
in Campidoglio e il primo premio dell’Accademia di Roma Francesco Petrarca.
Terzo al premio internazionale Vittorio Alfieri in Piemonte ha aggiunto una
presenza di rilievo alla Fiera letteraria di Verona con Trenta emozioni
d’amore. Dopo il romanzo “La mia stella”, ecco “La casa di Tonia”, romanzo
verità dedicato alla figura di Tonia Accardo, madre coraggio che sacrifica la propria
vita per la vita della figlia, altra tappa di prestigio della frenetica
attività di Gino Iorio. Tanto per ricordarne qualcuna.
Oramai non si contano le
antologie che riportano le sue liriche e le menzioni che fioccano da tutte le
parti d’Italia. In gestazione e a buon punto “Il posto delle Aquile”, romanzo
che passa in rassegna stati d’animo, delusioni e percorsi d’amore di tre donne
e un uomo, l’estate 2014 lo vedrà impegnato a Rocca Imperiale, in provincia di
Cosenza, in una kermesse letteraria di grande rilievo internazionale in quello
che oramai ha acquisito notorietà e fama come il Paese della poesia, Rocca Imperiale,
sullo Ionio e nel tratto terminale della Via Appia.
La rassegna, Il Federiciano,
giunta quest’anno alla sua sesta edizione, ha visto premiati con una stele in
ceramica, accanto a grandi scrittori, attuali e del passato, del calibro di Lawrence Ferlinghetti, Manlio Sgalambro, Mario Luzi e Maria Luisa Spaziani,
Alda Merini, Dacia Maraini, Giacomo Leopardi, Ugo Foscolo, Alejandro Jodorowsky,
Luigi Pirandello, Giosuè Carducci, gli undici autori di inediti - Casanovi, Favoino, Antenucci,
Chiaravallotti, Ninfole, Moschini, Ferilli, Baldinu, Montecuollo, Nardelli e Canafoglia.
Quest’anno, tra i circa 2500 concorrenti che vi hanno partecipato, è stata
selezionata un rosa di 30 autori, due dei quali avranno il privilegio di vedere
la propria lirica sulla stele di ceramica accanto al testo di una canzone, voce
di Battisti e parole di Mogol, che ha fatto piangere gli innamorati di due
generazioni. Si tratta di Emozioni, una canzone e una lirica che non conoscono
tramonti. Oltre a Mogol, a Rocca Imperiale, sarà presente anche l’attore e
regista Alessandro Quasimodo, figlio del Premio Nobel Salvatore Quasimodo. Un
parterre di grande spessore, messo in piedi con professionalità e competenza
dell’Editore Aletti, che ha in cantiere un’apposita antologia, movimenterà
nella cittadina calabrese l’ultima settimana di agosto. Serata di gala e versi
in libertà per l’ultima sera. A seguire la lirica di Iorio che fa parte della
selezione finale.
Il ladro di tutti noi
QUELLO CHE HAI PRESO PER TE
LO HAI PRESO DA TUTTI
PER UN DESIDERIO SENZA SENSO.
QUELLO CHE HAI PRESO PER TE
ERA ANCHE DI QUEL BIMBO CHE PIANGE PER FAME
DI QUEL PADRE CHE SI DISPERA
PER QUELLA MAMMA CHE PER AMORE DEI FIGLI SI PROSTITUISCE
DI QUELLE MURA ROMANE CHE CADONO GIU'
DI QUELL'OSPEDALE CHE NON PUO' RACCOGLIERE NEMMENO I TUOI CARI
E TU
CONSUMI I TUOI AVERI
NEL CREDERE AD UNA RICCHEZZA CHE NON HAI
MISERO UOMO
SENZA STORIA SENZA AMORE
E SENZA NIENTE.
NOTA CRITICA di Nidimo Chierico
Invettiva e denuncia hanno una
forza dirompente se fatte con una poesia. Lo sa bene Gino Iorio, il poeta di
Calvi Risorta, passato attraverso le macerie del successo e della ricchezza.
Una presa di coscienza, netta, senza reticenze, urlata con la forza della
verità e della certezza. “Sei polvere e ritornerai nella polvere”, recita il
prete all’inizio della Quaresima, segnando con la cenere i suoi penitenti.
Iorio punta l’indice contro l’uomo del benessere e della ricchezza e gli
sciorina gli stracci che lo circondano: la fame, la disperazione, la
prostituzione, mura antiche che crollano senza le trombe di Gerico, ospedali
miraggio nel deserto per le stesse persone care. Nella seconda parte la nemesi:
l’uomo ladro, nudo, senza storia e senza amore, niente di niente. Non fa sconti,
il poeta degli affanni quotidiani, la ricchezza è un traguardo che può bruciare
sentimenti e passioni. Non lo dice, ma lo fa capire: difficile conciliare l’oro
con l’amore. Dietro il vitello d’oro, ci sono l’incertezza, le paure e la
solitudine dell’uomo moderno. La potenza delle espressioni e il verso libero,
privo di argini, consentono al poeta effetti di particolare intensità e di
indubbia efficacia.
Come nel suo stile, semplice e diretto il commento di Gino Iorio: “Non
scrivo per la gloria e il successo, mi piace scrivere per la vita. Sono,
comunque, onorato e felice di partecipare ad una serata con tanti autorevoli
colleghi e ospiti, in una rocca meravigliosa, che deve la sua fama al più
grande dei mecenati della cultura che abbia mai avuto il nostro Paese: Federico
II.”
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