Otto vittime prima di bruciare vivo un 74enne: brillante operazione degli uomini del Ten. Izzo di Calvi Risorta  

Redazione Calvi, 19 luglio 2014

Otto vittime prima di bruciare vivo un 74enne FOTO      foto ritrovamento cadavere

Cronaca

NOLA. Lo ha bruciato vivo, respirava affannosamente ed era caduto in una sorta di stato comatoso, nulla l’ha impietosita e pur di cancellare ogni prova del suo delitto non ha esitato a cospargere il corpo di Felice Paduano, 74enne di San Paolo Bel Sito, di liquido infiammabile e dargli fuoco.

Questa mattina i carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Nola (agli ordini del tenente Vincenzo Izzo) hanno arrestato due donne, Adelina Vecchione e Domenica Sepe entrambe nolane di 40 e 42 anni. La prima, nullafacente è in carcere accusata di omicidio aggravato, rapina aggravata, furto aggravato; la Sepe, commerciante di un negozio di abbigliamento per bimbi, è ai domiciliari con l’accusa di favoreggiamento personale e ricettazione. A spiegare nel dettaglio cosa è accaduto il 23 marzo scorso è stato il procuratore capo di Nola, Paolo Mancuso, nel corso di una conferenza stampa. In particolare gli inquirenti hanno accertato che le due donne, con dei complici che sono ora in fase di identificazione, hanno compiuto altre 8 rapine (quelle denunciate) e molte potrebbero essere quelle rimaste nel silenzio a causa dell’omertà e della vergogna.

“Le indagini erano cominciate in maniera complessa”, ha spiegato il procuratore, “gli elementi non erano molti, ma grazie all’attività informativa dei carabinieri del nucleo operativo di Nola, la stazione di Casamarciano, con il coordinamento della Procura di Nola, si è arrivati ad individuare sia la causale che gli autori del fatto, accertando che si tratta di una rapina andata male. Abbiamo verificato che c’era un piccolo nucleo di donne che adescavano persona anziane col pretesto di un rapporto sessuale mentre iniziava l’approccio alla vittima veniva somministrato di nascosto un medicinale che induce sonnolenza, e appena faceva effetto veniva depredato e abbandonato. Forse con Paduano le cose andarono diversamente, il sonnifero fu mescolato ad una bevanda alcolica che produce effetti molto ampliati rispetto al solito. Entrato in un sonno profondissimo, forse coma, la Vecchione si è spaventata e la mattina dopo, quando si è accorta che l’uomo non era tornato a casa ma era ancora nello stesso stato di sonnolenza in cui lo aveva lasciato con la consapevolezza che fosse vivo, lo ha cosparso di benzina e ha appiccato le fiamme. La Sepe è la persona in costante contatto con la Vecchione. Ci sono però altre persone coinvolte, per i colloqui che abbiamo intercettato, per la preoccupazione delle indagini, per i depistaggi tentati e riteniamo che anche le vittime siano molte di più, chiediamo loro di avere coraggio e farsi avanti per denunciare”. E’ stato necessario fermare le due donne, perchè stavano programmando, come hanno confermato gli inquirenti una gita a Capri e avevano alcune boccette contenenti i farmaci sedativi. Volevano ripetere sull’isola le loro rapine. A rimarcare la brutalità del delitto e la mancanza assoluta di segni di pentimento il pm che con i militari ha indagato in questi 4 mesi. “Ringraziamento i carabinieri perchè nelle prime 24 ore hanno stabilito l’elemento principe su cui lavorare escludendo tutti gli altri possibili moventi”, ha commentato il Pm Claudio Onorati, “In questa fase abbiamo usato tecniche innovative, ci siamo trovati davanti tentativi di depistaggio continui. Era possibile continuassero altri reati, non si sono fermate neanche dopo la morte, la sorveglianza continua dei militari ha evitato che ci fossero problemi peggiori. Donne pericolosissime e senza scrupoli”.

Le rapine sono avvenute sempre nei dintorni di Nola, a Liveri, Casamarciano, Nola e Avella. Qui in particolare un caso che rischiava di finire in tragedia. L’uomo vittima del raggiro si svegliò ancora intontito si mise alla guida della sua auto lungo una serie di curve che portano ad una zona usata normalmente dalle coppiette per appartarsi e finì in un dirupo.

“E’ stato importante”, ha concluso il comandante del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, il maggiore Christian Angelillo, “accertare sin da subito che l’efferata modalità dell’omicidio, cioè il corpo carbonizzato, non aveva nulla che vedere con i delitti che in quel momento stavano andando particolarmente di “moda” nella provincia di Napoli (delitti quelli riconducibili alla camorra, ndr). Proprio i carabinieri della Stazione, invece, ci hanno indicato che nel posto in cui fu ritrovato il corpo erano solite appostarsi le coppiette. Ci ha indicato un elemento di partenza che ci ha messo sulla giusta strada e la Procura ci ha avvallato a perseguire fino all’arresto”.

 

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