Il pensionato non fa l’assessore o lo fa a
titolo gratuito
Italia Oggi, 16 luglio 2014
Francesco Cerisano
Fuori i
pensionati dalle giunte. Va bene l’esigenza di svecchiare la politica e di
ringiovanire i ruoli della p.a., ma questa volta sembra proprio che il governo Renzi abbia esagerato nell’opera di rottamazione, arrivando
a vietare ai pensionati, non solo pubblici ma anche privati, di ricoprire
l’incarico di assessore nei comuni.
E’ questo
l’effetto di una norma, inserita nella riforma della pubblica amministrazione
(dl 90/2014) e passata piuttosto inosservata. Non però agli addetti ai lavori,
già in fibrillazione per i possibili impatti sugli organi di governo locale.
Per il momento infatti il divieto è pienamente in vigore, anche se in
parlamento fioccano le proposte di modifica che invitano il governo a un rapido
dietrofront.
Nella lodevole
intenzione di limitare il conferimento di incarichi dirigenziali a chi è andato
in pensione, il dl 90 ha modificato il decreto spending
review di Mario Monti (dl 95/2012) stabilendo che è
fatto divieto alle p.a. centrali e locali non solo di «attribuire incarichi di
studio o consulenza a lavoratori privati o pubblici in quiescenza», ma anche di
«conferire ai medesimi soggetti incarichi dirigenziali o direttivi o cariche in
organi di governo delle amministrazioni».
A far discutere
è proprio quest’ultimo inciso che, seppur probabilmente pensato per svecchiare
i cda delle aziende pubbliche, nella sua attuale
formulazione chiude le porte delle giunte ai pensionati. A meno che gli
incarichi non vengano assunti a titolo gratuito.
Visita www.CalviRisorta.com