Pagamenti col Pos sopra i 30 euro: tra costi e spese, ecco chi ci guadagna e chi ci perde

Rivista Oggi, 02 luglio 2014

 

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L’introduzione del Pos obbligatorio per i pagamenti sopra i 30 euro ha scatenato un putiferio: polemiche, accuse reciproche, dubbi sulla norma. Il timore è che i costi aggiuntivi per liberi professionisti ed esercenti ricadranno inevitabilmente sui consumatori

Era prevedibile. Ma l’introduzione del Pos obbligatorio per pagamenti sopra i 30 euro ha suscitato un vespaio, per ora inestricabile. La norma, entrata in vigore lunedì 30 gennaio, obbliga i lavoratori autonomi ad accettare la “moneta elettronica” per i lavori che superino i 30 euro. Vale a dire, praticamente tutti. Tanto per fare un esempio, sarà praticamente impossibile pagare l’elettricista, il dentista, il parrucchiere, l’avvocato o il tappezziere se non con carta di credito o bancomat. Ma il vero pericolo è che le spese sostenute da queste categorie per l’introduzione del Pos ricadano sui consumatori. Vediamo perché. Mentre, tra accuse e proteste, divampano le polemiche.

CONTRO L’EVASIONE – La misura del Governo punta a rendere più tracciabili i pagamenti (anche su piccole somme), permettendo una lotta maggiore all’evasione fiscale. Ma ci sono dei costi non indifferenti che gravano sulle imprese: Confesercenti lo stima su circa 5 miliardi l’anno per le imprese. Per una Pmi media (50 mila euro di transazioni l’anno) si pensa a un costo di circa 1.700 euro l’anno, tra canoni, commissioni, installazione e spese di utilizzo.

CONFLITTO DI INTERESSI – Alcuni suggeriscono una piccola (ma efficace) modifica alla norma in vigore. Se, contestualmente al pagamento con il Pos, si desse la possibilità di detrarre la spesa dalle dichiarazioni dei redditi, per le famiglie sarebbe un gran bell’incentivo. Oltre che garantire un conflitto di interessi tra chi paga e chi incassa tale da rendere ancora più difficile svicolare dalle maglie del Fisco.

IL CONTROSENSO… ALL’ITALIANA - Inoltre, balza alla luce l’assurdità di un decreto legge che impone di accettare come pagamento la “moneta elettronica”, ma al tempo stesso non fissa le ammende e le punizioni per chi non si adegua. Così si rischia l’empasse: commercianti, professionisti e artigiani non possono infatti obbligare i clienti a pagare in contanti, ma senza Pos non sarà possibile per gli utenti effettuare i pagamenti con carta di credito o bancomat. «È il solito pasticcio all’italiana, una vera e propria buffonata  – tuona  il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – i commercianti che non si doteranno di Pos non rischieranno nulla e potranno comportarsi come meglio credono». E lancia una provocazione a tutti i consumatori: rifiutarsi di pagare importi superiori a 30 euro in contanti e farsi mandare il conto a casa.

A FAVORE DELLE BANCHE – Durissimo anche il commento dell’Adusbef. «Si tratta dell’ennesima norma da parte di governi maggiordomi, che hanno legiferato dal novembre 2011 (Governi Monti, Letta, Renzi) in continuità e contiguità con gli esclusivi interessi delle banche – si legge nella nota -  nella foga di favorire gli esclusivi interessi dei banchieri, il governo non ha inserito alcuna sanzione per chi non si munisce dell’apparecchio necessario per i pagamenti tramite bancomat o carta di credito». Da qui l’invita alla disobbedienza per esercenti, professionisti e medici di famiglia, «che non intendono sottostare alle forche caudine delle società esercenti le carte di credito che praticano costi e commissioni tra i più alti d’Europa».

AZIENDE PENALIZZATE – Negativo pure il giudizio della CGIA di Mestre,  sottolineando le tante attività che nella prassi quotidiana ricevono già adesso pagamenti tracciabili.  «Si pensi – rileva Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia – agli autotrasportatori, alle imprese di costruzioni che lavorano per il pubblico, alle aziende metalmeccaniche, a quelle tessili, che lavorano in subfornitura, alle imprese di pulizia che prestano servizio presso gli studi privati o negli enti pubblici, ai commercianti all’ingrosso». E poi c’è un altro aspetto penalizzante che riguardano gli idraulici, i falegnami, gli elettricisti, gli antennisti, i manutentori di caldaie, nonché i loro dipendenti. «Spesso si recano singolarmente presso l’immobile del committente. Questo comporta che ciascun dipendente dovrà essere dotato di un Pos. Chi ha voluto questa legge ha idea di quali costi dovranno sostenere queste aziende?»

TRANSAZIONI TROPPO COSTOSE - C’è chi sostiene che il costo delle transazioni dovrebbe essere azzerato da parte delle banche o, quanto meno, distribuito in modo equo tra chi incassa e chi paga. A chiederlo è il segretario generale della Confederazione Libere Associazioni Artigiane Italiane, Marco Accornero. «Siamo convinti – spiega – che adeguarsi alle tecnologie e facilitare i rapporti con la clientela, favorendone i pagamenti, rappresenti un aspetto positivo. Ma questo non può tradursi in nuove tasse per gli artigiani». Secondo un calcolo effettuato dalla Claai «un artigiano che incassa 50mila euro l’anno con il Pos sarebbe costretto a pagarne 591,50 per l’utilizzo di un apparecchio base, 604 con un cordless, 620 se collegato con Gsm».

TROPPO ONEROSO – Secondo Federconsumatori l’obbligo di accettare pagamenti con moneta elettronica (sopra i 30 euro) è «un grande passo avanti in termini di tracciabilità dei pagamenti e lotta all’evasione, nonché un ampliamento e un’agevolazione a favore del cittadino, che disporrà di un ulteriore metodo di pagamento». Allo stesso tempo, però, l’associazione denuncia il rischio che i «costi ancora eccessivamente onerosi per dotarsi degli strumenti vengano scaricati sui prezzi»

SELEZIONE DEI NEGOZI – Sempre secondo Federconsumatori, agli esercenti converrà comunque dotarsi di un Pos.  «Perché se un cliente entra in un negozio, vede un articolo che gli piace e alla cassa gli dicono che non è possibile pagare con il bancomat, potrebbe decidere di cambiare negozio»  continua il presidente di Federcosumatori, Rosario Trefiletti. Diverso è il discorso per gli studi professionali, dove non è possibile lasciare la merce sulla cassa e uscire a mani vuote nel caso in cui non venga accettato il pagamento tramite Pos. «In questo caso, il cliente dovrà pagare in contanti ma non è detto che li abbia in tasca. Chi si trova in queste situazioni potrà chiedere che gli venga inviata la fattura a casa».

LA PROPOSTA DELLA LEGA NORD – La protesta ovviamente corre anche sul fronte politico. «L’obbligo del pagamento con bancomat è l’ennesima mazzata per gli artigiani, i commercianti, le partite Iva». Il segretario della Lega, Matteo Salvini, attacca duramente il Pos obbligatorio. «Come Lega – ha preannunciato parlando ad Agorà, su Raitre- sto preparando una proposta fiscale con un’unica aliquota. Una riduzione fiscale con una tassa uguale per tutti che dovrebbe costringere tutti a pagare perché gli conviene». Nell’attesa, purtroppo, vivremo l’ennesimo pasticcio all’italiana.

 

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