La Cattedrale Romanica di
Calvi Risorta: simbolo del medioevo caleno
CdP, 25 giugno 2014
Angelo Martino
La cattedrale romanica di
Calvi Risorta è senza dubbi il monumento più importante, rappresentativo e nel
contempo ben conservato del medioevo caleno. E’ situata in Calvi Vecchia, in
prossimità del castello, ai margini della via Casilina che conduce dal bivio di
Pignataro Maggiore a quello di Calvi Risorta. Il periodo della sua costruzione
è riferibile alla fine dell’XI secolo e la prima metà del XII secolo, periodo
in cui vescovo di Calvi era Falcone II e i signori della città erano i conti Landone Scannacavallo insieme ai
figli Roberto e Ruggero.
Il portale si compone di
due pilastri che sorreggono l’architrave su cui si appoggia un arco a tutto
sesto, il tutto in marmo, con un fregio a bassorilievo e due medaglioni alla
sommità degli stipiti. Il fregio sviluppa motivi felini e floreali contrapposti
specularmente, che termina alla base con figurette umane. Sulla verticale del
portale vi è un finestrone lobato, altri due più piccoli sono inseriti sulla
quinta muraria delle due navate laterali (interventi di restauro del XVIII
secolo che, in qualche modo, alterano la compostezza del romanico). Sul lato
sinistro, è inserito un altro portale, più piccolo di quello centrale, la cui
facciata era costituita da un grosso blocco di pietra che fungeva da
architrave. La lastra, pertinente ad un sarcofago di epoca longobarda, è stata
allocata all'interno della cattedrale. Il bassorilievo presenta un clipeo
centrale con una figura femminile togata, sorretto da due coppie di figure,
sirene e tritoni e abbellita da motivo laterale ad intreccio e onde alla base.
Il sarcofago è sicuramente un'importante testimonianza scultorea campana di
epoca longobarda (fine VIII- IX secolo).
Varcato il portale di
ingresso, lo spazio interno della cattedrale ci si mostra ripartito nel
classico schema a tre navate che incrociano il transetto. Il canonico Giuseppe
Cerbone sostiene che fino al 1685, le tre navate erano separate da due file di
colonne di marmo di epoca classica. Tale doppia fila di colonne non trova alcun
riscontro, se non nel saggio di Giovan Battista Pacichelli sul Regno di Napoli, nella parte in cui si
accenna alla cattedrale romanica di Calvi. Dopo il transetto, sopraelevato di 5
gradini e delimitato frontalmente da un’artistica balaustra in marmo, si
staglia il “presbiterio” con al centro, in posizione sopraelevata, il
settecentesco altare maggiore, realizzato con marmi policromi in stile barocco,
a cui fa da sfondo il coro in legno scuro, disposto a semicerchio lungo
l’abside centrale. Le piccole volte a crociera sono sostenute da una serie di
ben 21 antiche colonne, di cui alcune lisce ed altre scanalate, di marmo o di
granito. Ciascuna colonna presenta caratteristiche differenti come stili
diversi; il che ci comunica che esse furono indiscriminatamente asportate dagli
edifici in rovina della circostante area archeologica calena.
La sacrestia è situata in
corrispondenza del lato destro del presbiterio. Qui si trovano affrescati sulle
pareti i busti di tutti i vescovi di Calvi fino a Giuseppe Maria Capece Zurlo, che sarà arcivescovo di Napoli, ad iniziare
dal primo vescovo della “vetustissimae calena urbis antistites”, come recita
testualmente l’iscrizione apposta sopra il medaglione di San Casto, primo
vescovo della città. Ovviamente le loro sembianze sono frutto di fantasia e si
debbono alla fantasia e all’estro pittorico di Angelo Mozzillo, un importante
artista napoletano della seconda metà del 1700, che le realizzò molto
probabilmente nel 1780. Tali pitture furono oggetto di restauri e completamenti
tra la seconda metà del 1800 e la prima decade del 1900. Furono aggiunti altri
vescovi che si erano avvicendati al vertice della diocesi dopo il 1780.
Attraverso i secoli la
cattedrale ha subìto vari rifacimenti e molti sono stati i Vescovi interessati
ad essi. Ricordiamo l’opera di riparazione del 1445 voluto da Mons. Angelo Maziotta, colui che
è raffigurato nella notevole scultura marmorea di un vescovo dormiente al lato
sinistro della porta della sacrestia. Ricordiamo ancora Mons.
Fabio Maranta che alla fine del XVI secolo ampliò notevolmente la sacrestia e Mons. Filippo Positano che nella prima metà del XVIII
secolo fece praticare l'ampio viale che dalla S.S. Casilina porta alla
Cattedrale, come anche Mons. Gennaro Danza che dotò
la Cattedrale dell'artistico altare maggiore.
Il cuore antico della
cattedrale è rappresentato dalla cripta, che si trova sotto il presbiterio in
un vasto ambiente sotterraneo. A Monsignor Zurlo si debbono le due scale di
marmo che portano alla Cripta e all'altare, anch'esso di marmo, dove riposano
le reliquie del 1° Vescovo della Diocesi di Calvi, San Casto Martire (66 d.C.).
All’esterno ritroviamo il campanile, che si presenta come un elemento staccato,
situato sul margine della fiancata destra della cattedrale alla quale si
raccorda per il tramite del locale della sacrestia. Per alcuni fu fatto
costruire dal vescovo Maziotta, quindi intorno alla
metà del 1400 in occasione dei primi lavori di restauro, mentre altri
attribuiscono la sua realizzazione a Mons. Maranta, allorchè, alla fine del 1500, si provvide a far allargare
la sacrestia. Per tale seconda ipotesi propende lo studioso Giuseppe Carcaiso, che scrive testualmente: “A dire il vero a ma
sembra più plausibile questa seconda ipotesi; infatti nella sua lineare
conformazione architettonica, il nostro campanile sembra più ispirato a modelli
di estrazione rinascimentali che a quelli di età quattrocentesca”.
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