Cales alla
vigilia delle invasioni barbariche
CdP,
24 giugno 2014
Angelo Martino
Per Cales, come per tanti
altre municipi della Campania, la decadenza iniziò nella seconda metà del III
secolo, ma fu graduale in quanto in tale periodo vi furono solo le avvisaglie
di ciò che sarà un progressivo sfaldamento, collegato alle sorti di Roma. Cales
aveva vissuto la sua epoca d’oro dal 250 a.C. alla metà del secondo secolo d.C.
con gli incarichi pubblici che erano molto ambiti dalla borghesia calena per
una questione di prestigio, per quello che veniva considerato un “cursus
honorum” al fine di poter accedere ad incarichi nella stessa Roma. Quindi le
cariche pubbliche erano del tutto onorifiche e i magistrati locali facevano a
gara nel finanziare loro stessi, con il loro denaro, la costruzione di opere
pubbliche più o meno imponenti, come anche l’allestimento di grandi spettacoli
per rivestivano un ruolo importante nella vita ludens
dell’Antica Cales romana.
Tale periodo d’oro iniziò
a declinare dalla metà del secolo secondo dopo Cristo e già alla fine di tale
secolo, dato che le risorse finanziarie si rivelavano sempre più esigue, non si
trovarono gradualmente decurioni e magistrati, pur molto ricchi, disponibili a
presentarsi quali candidati alle cariche pubbliche. Pur in maniera graduale,
l’amministrazione pubblica diventò una sorta di cooptazione e per l’antica
Cales romana iniziava il lento ma inesorabile declino. Alla progressiva
decadenza dell’antica Cales contribuì anche l’apertura della Domitiana nel 95 d.C, che,
collegando l’Appia con Sinuessa e con i centri del
litorale flegreo, danneggiò inevitabilmente Cales, come Capua e Teano.
Terminava così anche
quello spirito civico, che nel periodo d’oro, faceva sì che decurioni e
magistrati gareggiassero nel costruire “sua pecunia” splendidi edifici pubblici
ed attrattive che costituivano un altro vanto dell’antica Cales romana. Tale
fuga progressiva dalle cariche pubbliche fu contrastato dal governo centrale,
ma ormai era iniziato la formazione del grosso latifondo, che contribuirà al
declino dell’economia calena. Infatti la riconversione della tradizionali
colture, che avevano reso celebre Cales, a favore delle produzioni di carattere
estensivo, in primis quello cerealicolo, fu un colpo rilevante per l’economia
calena, basata essenzialmente sulle attività agricole ed artigianali, e sulla
celeberrima coltura vitivinicola. Gradualmente, dopo la fine della produzione
delle ceramiche a rilievo nel II secolo, anche la produzione di ceramica ex
voto aveva subìto un progressivo declino per l’affermarsi del cristianesimo.
Una situazione di
decadenza si andò delineando fino alla fine del IV secolo allorché innumerevoli
appezzamenti di terreno furono progressivamente abbandonati e l’ager calenus diventò un “ager deserti”. Tuttavia la presenza a Cales in tale periodo
degli importanti ruoli di defensor, di comes, di curatores, di executores e dei praeposti pagorum durante il
periodo basso - imperiale ci comunica una città ancora viva, come testimoniano
anche le iscrizioni calene del Mommsen, ritrovate nel
perimetro urbano dell’antica Cales e nelle sue immediate adiacenze, databili
tra il 342 e il 542. Inoltre nei pressi dell’antica basilica di San Casto
troviamo epigrafi databili verso la seconda metà del V secolo.
Interessantissima quella che
ci fa conoscere un “Giusto”, vescovo di Cales dal 488 al 492. La presenza certa
di Vescovi a Cales in tale periodo si rivela importantissima, dato che i
vescovi erano nominati solo nei grossi centri abitati ed esercitavano la loro
funzione esclusivamente ove vi era una consistente comunità di fedeli. La
conferma ci è fornita dai luoghi di culto paleocristiani, che costituiscono
un’attestazione di vita a Cales proprio in quel periodo che va dal crollo
dell’impero romano alle oscuri radici del Medioevo con le invasioni barbariche,
il cui incalzare portò all’abbandono completo di Cales.
All’approssimarsi delle
invasioni dei barbari, si verificò che i ricchi poterono trovare una nuova
realtà di vita in altre regioni, mentre per i poveri il rifugio più sicuro era
offerto dal Monte Maggiore e sulle colline circostanti. Chi preferì restare si
arroccò tra l’anfiteatro e la vecchia acropoli, tenendosi lontani dalla parte
bassa della città, attraversata dalla via Latina. Pur essendo Cales munita di
una poderosa cinta muraria fin dall’epoca pre-romana,
ma la pax romana dell’età imperiale aveva allontanato il pensiero di una
manutenzione che non era ritenuta necessaria, data la presenza delle legioni
romane e di una pax che era considerata duratura e perenne. Così, come vedremo,
Cales fu fatalmente preda delle varie invasioni barbariche.
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