SARA’ PREMIATO IL POLIZIOTTO CHE SALVO' FALCONE
DALL’ATTENTATO DELL’ADDAURA A PALERMO: GRANDE ATTESA
Calvirisortanews, 21 giugno 2014
Si terrà presso
la Sala Conferenze del Centro “Don Milani” in via XX settembre a Calvi Risorta
(Caserta), la consegna del Premio Nazionale Legalità e Sicurezza Pubblica in
Campania “Città di Calvi Risorta”, nella mattinata del 26 settembre 2014. Gli
organizzatori si pregiano di premiare, come nella precedente edizione, numerose
illustri personalità, tra i protagonisti della lotta alle mafie in Italia.
Tra i tanti
importanti e illustre autorità sarà premiato Emanuele Piazza, vittima del
dovere, quale appartenente alla Polizia di Stato e componente della scorta del
giudice Giovanni Falcone, trucidato dalla Mafia in un attentato che cambiava la
storia Italia. Gli organizzatori hanno già ricevuto la conferma di
partecipazione da parte dei familiari. Abbiamo scelto il poliziotto Piazza,
perché ci ha colpito in particolar modo la sua storia, che riportiamo. Insomma,
non bisogna mai dimenticare queste splendide persone, e noi lo facciamo nella
giornata del prossimo Sabato 26 settembre.
Biografia:
Emanuele Piazza entra nelle forze dell'ordine come agente della Polizia di
Stato, mentre svolgeva il servizio di leva. Successivamente, dimessosi per
trasferirsi nella sua città natale, operò come agente dei servizi (SISDE) e
"cacciatore di latitanti". Durante il suo ultimo incarico lavorerà
anche come autista e guardia del corpo per alcuni politici.
Il delitto:
Emanuele Piazza scompare dalla sua abitazione di Sferracavallo, a Palermo, il
16 marzo 1990. Il giorno seguente avrebbe dovuto partecipare alla festa di
compleanno del padre Giustino, ma non si presenta. Preoccupati, il padre e il
fratello si recano a cercarlo in casa e verificano la sua assenza, ma notano
che in cucina c'è un tegame con della pasta cotta e non più servita, mentre sul
ripiano vi è una scatola di cibo destinata al cane che Emanuele possiede, ma la
scatola è stranamente lasciata aperta; l'animale, inoltre, si mostra affamato.
Tutti segni che indicano che il ragazzo è forse uscito all'improvviso, ma non è
più tornato. Giustino Piazza, noto avvocato, decide allora di denunciarne la
scomparsa. Nonostante le sollecitazioni del padre, da quel momento amici e
referenti di Emanuele Piazza alzano un muro di silenzio sui loro rapporti,
arrivando persino a negare che lavorasse per il Sisde, sin quando Giovanni
Falcone si interessa al caso e ottiene conferma dal direttore del servizio,
Riccardo Malpica, che Piazza avesse qualifica di
agente in prova: era il 22 settembre del 1990, ben sei mesi dopo la sua
scomparsa, parallelamente al caso della scomparsa dell'agente Antonino
Agostino, ma nel frattempo i genitori dei due agenti cercheranno invano la
verità.
Per Emanuele
Piazza, la ricostruzione dei fatti avvenne grazie alle rivelazioni di due
collaboratori di giustizia, tra cui il suo stesso assassino, Francesco Onorato:
quel 16 marzo Emanuele viene attirato fuori dalla sua abitazione da Onorato, ex
pugile e suo vecchio compagno di palestra, con la scusa di cambiare un assegno
in un magazzino di mobili di Capaci (a pochi minuti di distanza da
Sferracavallo). Onorato condusse Piazza in uno scantinato e l'agente venne
strangolato. In seguito il suo cadavere venne sciolto nell'acido in un casolare
della campagna di Capaci, a poche centinaia di metri dal luogo dove nel 1992
troverà la morte lo stesso giudice Falcone.
I misteri intorno
all'omicidio: Stando alle notizie raccolte dal giudice Giovanni Falcone,
Emanuele Piazza avrebbe collaborato ufficialmente coi servizi dal 13 novembre
1989 al 13 febbraio 1990 per la cattura dei latitanti. Le sue soffiate avevano
prodotto un paio di arresti ed il reperimento di una base d'appoggio per killer
mafiosi e gli sarebbe anche stata consegnata una lista di latitanti da cercare
stilata su carta intestata del ministero dell'Interno, tra cui spiccava anche
Salvatore Riina. Secondo il collaboratore Onorato, in una di queste occasioni,
Piazza venne notato da Salvatore Biondino, della famiglia mafiosa di San
Lorenzo e braccio destro di Totò Riina (con cui verrà catturato), mentre
scambiava amichevolmente quattro chiacchiere con lui. Poco dopo, Biondino
rimproverò Onorato dicendogli: “Che fai, ti abbracci con gli sbirri?”
Evidentemente, Biondino era al corrente di chi fosse Emanuele Piazza e
soprattutto che avesse il compito stabilito coi servizi segreti, peraltro
altamente riservato, di cercare latitanti. L'ordine dell'omicidio sarebbe stato
impartito dunque perché Piazza era diventato troppo scomodo. Nel 2009 il
collaboratore di giustizia Vito Lo Forte dichiarò che Emanuele Piazza ed
Antonino Agostino riuscirono ad impedire che l'attentato dell'Addaura contro il giudice Giovanni Falcone si compisse,
fingendosi sommozzatori e rendendo inoffensivo l'ordigno nelle ore notturne
antecedenti al ritrovamento.
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