Come si amministrava la res pubblica negli anni d’oro dell'antica Cales

CDP, 12 giugno 2014

Angelo Martino

Nell’epoca d’oro dell’Antica Cales, che va dal 250 a.C. alla metà del secondo secolo d.C., gli incarichi pubblici erano molto ambiti dalla borghesia calena per una questione di prestigio, per quello che veniva considerato un “cursus honorum” al fine di poter accedere ad incarichi nella stessa Roma.

Quindi le cariche pubbliche erano del tutto onorifiche e i magistrati locali facevano a gara nel finanziare loro stessi, con il loro denaro, la costruzione di opere pubbliche più o meno imponenti, come anche l’allestimento di grandi spettacoli per rivestivano un ruolo importante nella vita ludens dell’Antica Cales romana.

Abbiamo testimonianza di tale propensione a investire denaro proprio per opere a favore della cosa pubblica tramite le numerosissime epigrafi che hanno” immortalato” a tal riguardo la prodigalità più o meno rilevante di vari notabili caleni.

Lo studioso Giuseppe Carcaiso, nel testo “Storia dell’Antica Cales” ci riferisce, tra l’altro, di un ignoto augustale di Cales, che, “sua pecunia”, fece lastricare la strada che dal tempio di Giunone Lucina conduceva alla Mater Matuta, ornandola di statue e di preziosi colonnati. Inoltre vi fu un noto amministratore caleno, Vitrasio Pollione, che si guadagnò una riconoscenza perpetua tra i suoi concittadini, avendo fatto rappresentare “sua pecunia” uno straordinario spettacolo nell’anfiteatro di Cales.

Era, quindi, il periodo d’oro in cui i cittadini più ricchi, decurioni o magistrati, contribuivano in maniera rilevante alle finanze, una forma di mecenatismo che aveva quale obiettivo di lasciare un buon ricordo e nel contempo di poter accedere gradualmente ad incarichi sempre più importanti nella vita amministrativa oltre il proprio territorio, con l’aspirazione non nascosta di ricoprire incarichi nella stessa Roma.

A Cales l’amministrazione della città e del suo “ager” si basava su un numero variabile di magistrati che avevano garantito per lungo tempo una soddisfacente amministrazione della cosa pubblica. A tal riguardo l’Ordo Decurionum costituiva l’organo rappresentativo principale. Composto da un centinaio di membri, tra le persone più ricche, l’Ordo eleggeva i massimi magistrati della città. Tuttavia, al vertice del governo cittadino vi erano i “quatorviri” e poi gli “aediles”, i “preatores”, i “quaestores” e i “censores”.

Lo studio del Mommsen, concernente Cales, rileva una novantina di iscrizioni che ci donano la testimonianza di tale realtà dentro e fuori il perimetro urbano. Il compito di tali funzionari pubblici era di assicurare una soddisfacente amministrazione della cosa pubblica nei suoi vari aspetti, provvedendo alla pavimentazione delle strade, al buon funzionamento di rete fognante e degli acquedotti, alla costruzione e al mantenimento degli edifici pubblici, al reclutamento dei coscritti, ai servizi di ordine pubblico, ai censimenti e alla raccolta periodica dei tributi da versare a Roma.

Tale periodo d’oro iniziò a declinare dalla metà del secolo secondo dopo Cristo e già alla fine di tale secolo, dato che le risorse finanziarie si rivelavano sempre più esigue, non si trovarono gradualmente decurioni e magistrati, pur molto ricchi, disponibili a presentarsi quali candidati alle cariche pubbliche. Pur in maniera graduale, l’amministrazione pubblica diventò una sorta di cooptazione e per l’antica Cales romana iniziava il lento ma inesorabile declino. Alla progressiva decadenza dell’antica Cales contribuì anche l’apertura della Domitiana nel 95 d.C, che, collegando l’Appia con Sinuessa e con i centri del litorale flegreo, danneggiò inevitabilmente Cales, come Capua e Teano.

Terminava così anche quello spirito civico, che nel periodo d’oro, faceva sì che decurioni e magistrati gareggiassero nel costruire “sua pecunia” splendidi edifici pubblici ed attrattive che costituivano un altro vanto dell’antica Cales romana.

 

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