PENSIERO DELLA NOTTE PER LOMBARDI…
Calvirisortanews, 18 maggio 2014
Mi è piaciuto
molto il comizio di Lombardi, in particolar modo l’intervento di Nicola Elia e
dello stesso candidato alla carica di Sindaco Giovanni Lombardi.
Come in ogni
gruppo civico, c'è la nota stonata, e questa volta si chiama Giuliano Cipro, il
quale parla di legalità ma secondo me, proprio lui deve stare zitto, che fa
meglio, visto i trascorsi episodi politici passati dello Zio Remo.
A questo punto
è doveroso però tornare indietro con il tempo. Ricordate l’Appalto Giuseppe
Setola, noto boss della camorra oggi condannato all'ergastolo per reati di
mafia? Lo sapete chi era l'assessore ai lavori pubblici? il Sig. Remo Cipro, lo
zio di Giuliano. Ricordate l’Appalto Autovelox, lo sapete chi era l'assessore
ai lavori pubblici? Sempre il Sig. Remo Cipro, quest’ultimo condannato dalla
suprema Corte dei Conti di Napoli, insieme a tutta la giunta Zacchia per 118
mila euro per danni erariali. Che oggi, Giuliano Cipro, se la voglia prendere
con un tono arrabbioso contro Giovanni Marrocco, in
merito alla perdita del progetto della Scuola media e della questione della
Cava Fabbressa, io penso che ha sbagliato proprio soggetto, e tempi in quanto i
documenti ufficiali, in mio possesso, dimostrano l’incontrario detto da
Giuliano Cipro, contro il candidato a Sindaco Marrocco. Mi permetto di prendere
le difese di Marrocco, solo perché conosco i fatti, non perché mia sorella sia
candidata nella lista di “Calvi Risorge”. Poi se Giuliano, vuole una
ripassatina dei fatti, l’editore di www.calvirisortanews.it Vito Taffuri, resta
a sua completa disposizione. Nel frattempo, però, la domanda nasce spontanea a
questo punto: Giuliano Caro, perché non lo chiedi allo zio Remo, cosa accadeva
tra il 2004 e il 2007 a Calvi Risorta? Nel frattempo, che lo spiegherete al
popolo caleno, quello che accadeva quanto tuo zio era assessore ai lavori
pubblici, noi ripubblichiamo le nostre inchieste giornaliste per rinfrescarti
la mente. Certo, se questa è trasparenza, allora è giusto votare la lista
Lombardi.
(Vedi
Caricatura sognano che sono già amministratori....)
Ecco quanto scriveva www.calvirisortanews.it Vito Taffuri
L’EX GIUNTA ZACCHIA
CONDANNATA A PAGARE 118 MILA EURO PER L’AUTOVELOX
Una mazzata
davvero micidiale quella comminata dalla Corte dei Conti all’ex sindaco di
Calvi Risorta, Giacomo Zacchia e la sua giunta comunale, per la vicenda
autovelox. In tutto sono 118mila e 700 euro che lo stesso Zacchia unitamente a
Remo Cipro, Ulderico Pietro Salerno, Carmelo Bonacci, Oreste Martino, Antonio
Zona, e il Responsabile del Settore Tecnico Antonio Bonacci dovranno restituire
al Comune di Calvi Risorta. I primi sei chiamati a corrispondere 13mila 800
euro cadauno, mentre il settimo, Antonio Bonacci condannato a restituire 35mila
600 euro. Ecco alcuni stralci della sentenza: “Con atto di citazione depositata
in data 20.10.2009 il Procuratore Regionale ha convenuto in giudizio
l’esecutivo e il tecnico comunale, per sentirli condannare per le quote al
pagamento della somma di euro 148.378,24 (poi ridotti a 118mila euro totali),
oltre interessi legali e spese di giustizia, in favore del Comune di Calvi
Risorta (CE), per il presunto danno erariale derivante da varie irregolarità
nell’espletamento della gara di appalto per l’affidamento da parte dell’ente
locale del servizio di accertamento della violazioni al c.d.s.
tramite l’utilizzo di apparecchiature fisse di rilevazione delle infrazioni. In
particolare tra i profili di irregolarità – segnalati con esposti di
consiglieri del comune di Calvi Risorta, e dall’attività giornalistica di
www.calvirisortanews.it diretto dall’editore Vito Taffuri, e pervenuti alla
Procura Regionale nel corso del 2007 e 2008 – oltre alla circostanza che
l’aggiudicazione era avvenuta in favore dell’unica ditta partecipante alla gara
con aggio del 42,75% sugli importi complessivamente riscossi e con previsioni
di entrata nel bilancio 2007 di euro 349.344,98 vi erano: La richiesta non si
ritiene meritevole di accoglimento in quanto non si ravvisa nella vicenda il
fatto descritta il presupposto richiesto dalla norma invocata, ovvero, la
necessità di attendere la “risoluzione di una controversia della cui definizione
dipende la decisione della causa”. In tal senso si osserva che la fattispecie
sub esame in questa sede è affatto diversa da quella di rilevo penalistico,
infatti, e limitando l’analisi delle differenziazioni al solo elemento
soggettivo, giova ricordare che integra la responsabilità amministrativa il
dolo ma anche la colpa grave. Priva di pregio è da ritenere l’eccezione posta
di mancanza di attualità del danno per essere le somme sotto sequestro
nell’abito di un collaterale procedimento penale ai sensi dell’art. 321 c.p.p..
Occorre, invero, rilevante che –in disparte l’autonomia tra il procedimento
amministrativo-contabile e quello penale i cui rapporti sono disciplinati dagli
artt. 651 e 652 c.p.p.- i requisiti che il danno risarcibile in sede contabile
deve possedere, ovvero, quello della certezza – depauperamento patrimoniale già
verificato in tutti i suoi elementi-, quello della concretezza- perdita
finanziario- patrimoniale non ipotetica ma già realizzata- e quello
dell’attualità- successivamente del danno sia al momento della domanda che al
momento della decisione- sono tutti riscontrabili nella vicenda in esame e la
circostanza evidenziata dalla difesa di un sequestro di somma in sede penale
non è al riguardo significante. Parimente va respinta “aggiungono i giudici
della Corte dei Conti “l’argomentazione difensiva che afferma l’insussistenza
di un danno certo ed attuale sulla scorta dell’assunto che il comune potrebbe
ancora agire per l’accertamento della nullità del contratto sottoscritto e per
il recupero delle somme erogate alla società IDEA Luce. (Questa azione la
dovrebbe mettere in campo l’attuale Amministrazione Civica retta da Antonio
Caparco, che secondo noi non farà mai, come non ha fatto con la famosa ditta
GEA). Tale possibilità non incide sul requisito dei attualità del danno,
rilevando – laddove dovesse concretizzarsi – in fase esecutiva di recupero del
credito erariale accertato si osserva che le concrete previsioni del bando di
gara per l’affidamento del servizio di accertamento delle violazioni al c.d.s., talune delle quali certamente illegittime perché violative delle disposizioni del decreto legislativo
n.163/2006, e l’assenza di un valido confronto concorrenziale, rappresentato un
chiaro vulnus ai principi costituzionali di buon andamento e imparzialità delle
pubbliche Amministrazioni”.
APPALTI A
SETOLA: TUTTI I RETROSCENA CHE HANNO PORTATO ALL’ULTIMO BLITZ DELLA GUARDIA DI
FINANZA
Oramai da mesi
tiene banco, sulla stampa provinciale e nazionale, il caso dell’appalto
affidato dal comune di Calvi Risorta, durante la gestione Zacchia, alla
“General Impianti s.a.s.”, società riconducibile di fatto al killer della
frangia stragista dei Casalesi, Giuseppe Setola, nella quale il fratello
Pasquale – arrestato nel marzo del 2008 per l’estorsione nei confronti del
pentito Gaetano Vassallo – ricopriva l’incarico di direttore tecnico. La
Guardia di Finanza di Marcianise, su delega della Direzione Distrettuale
Antimafia di Napoli, si è infatti recata più volte presso gli uffici del comune
– commissariato dal 29 dicembre 2008, dopo le dimissioni rassegnate da 9
consiglieri – per il sequestro di numerosi faldoni contenenti tutti gli atti
relativi al suddetto appalto.
L’ultimo
accesso delle fiamme gialle è avvenuto lo scorso 22 aprile, quando i riflettori
si sono accesi sulla determina n. 47 del 2 febbraio 2009, adottata dall’ing.
Piero Cappello, capo dell’ufficio tecnico e fratello del sindaco di Piedimonte
Matese, scelto dall’ex sindaco Giacomo Zacchia e riconfermato dal Commissario
prefettizio Vincenzo Lubrano.
Ma andiamo con
ordine. Il progetto esecutivo di completamento dell’impianto polivalente –
ambiziosa opera progettata e cantierata
dall’amministrazione Caparco – venne approvato, dalla giunta del due volte
sindaco, il 14 novembre 2003.
Il 14 giugno
2004 si insedia l’amministrazione Zacchia che soltanto il 25 agosto 2006, dopo
quasi 3 anni, riesce finalmente ad aggiudicare l’appalto per i lavori di
“completamento ed adeguamento della sala teatrale presso l’edificio polivalente”,
finanziati con un mutuo concesso dalla Cassa Depositi e Prestiti per €
440.000,00, completamente a carico del bilancio cittadino. I lavori da parte
della ditta dei fratelli Setola hanno inizio l’11 settembre 2006, benché il
contratto tra l’impresa ed il comune fosse stato sottoscritto soltanto il 19
ottobre 2006; essi prevedevano, come cita la denominazione dell’opera, non solo
il completamento dell’edificio, bensì anche dell’annessa sala teatrale
progettata dalla giunta Caparco.
I lavori furono
ultimati il 14 agosto 2007 ma, come attestato dallo stesso Cappello nella
determina n. 47 del 2 febbraio 2009, sequestrata dalla Guardia di Finanza, in
totale difformità delle disposizioni impartite dall’allora Responsabile Unico
del Progetto, ingegnere Antonio Bonacci; emerge in particolare come l’impresa
del boss non abbia effettuato o non abbia completato numerose lavorazioni
previste dal computo metrico del progetto! In particolare non risultano
effettuati l’impianto di termo-condizionamento, i cordoni del marciapiede in
tufo, la messa a dimora di cipressi, magnolie, querce ed altre piante
ornamentali; la georete che avrebbe dovuto fare da
argine alla pericolosa scarpata in terra, alta oltre 10 metri e soggetta a
frane in caso di pioggia prolungata; l’impianto di diffusione sonora; gli
arredi per la sala teatrale; il logo artistico, e via discorrendo.
Tutta una serie
di opere e lavorazioni che avrebbero messo in sicurezza e a norma l’edificio
polivalente e dotato il paese di un teatro stabile. Ora il punto è che, ai
sensi dell’articolo 136 del decreto legislativo n. 163/2006, il Responsabile
Unico del Procedimento (cioè l’ing. Bonacci) avrebbe dovuto rescindere il
contratto per grave inadempienza da parte della “General Impianti s.a.s.”, su
segnalazione scritta da parte del Direttore dei lavori, vale a dire l’ing.
Claudio Valentino di Caserta, già responsabile dell’ufficio tecnico dopo la
designazione dell’ex sindaco Zacchia: ma così non è stato! Tuttavia, non solo
non è stato rescisso il contratto ma, quasi in modo bonario, si è allegramente
deciso di sostituire le fondamentali lavorazioni per la messa in sicurezza
dell’edificio con irrisori lavoretti, non previsti nel progetto e nel
capitolato d’oneri: vale a dire interventi sull’impianto elettrico (che
sarebbero invece di competenza del Consorzio GEA), la posa in opera di infissi,
vetri e pavimentazione; la tinteggiatura esterna.
Sostanzialmente
veniva autorizzato di fatto lo stravolgimento del contratto, “barattando” una
pennellata di vernice e la sistemazione di quattro vetrate, al posto del
completamento dell’edificio polivalente e della sala teatrale, finanziati con
un mutuo ventennale a carico dei cittadini caleni! E pensare che già nel
settembre del 2007, con una lungimiranza che ha dell’incredibile e che precede
anche i futuri accertamenti dei tecnici incaricati, i consiglieri di
opposizione Caparco, Marrocco, Capuano, Geremia, Taffuri e D’Onofrio inviavano
un corposo dossier alla Commissione d’accesso, nel quale affermavano
testualmente, proprio in merito all’edificio polivalente, come “I lavori
eseguiti dalla ditta e liquidati dal comune siano sostanzialmente diversi da
quelli previsti in progetto e andati a gara, ed in parte eseguiti in difformità
delle norma specifiche”!!!
Un’opera
incompleta, dunque, e per questo senza i necessari requisiti di agibilità che,
ciò nonostante, viene inaugurata in grande spolvero da Zacchia e autorizzando a
titolo del tutto gratuito, alla Pro-Cales Basket di Giuliano Cipro, nipote
dell’ex assessore ai lavori pubblici Remo Cipro, divenendo di fatto un edificio
“monovalente” dove non si pratica calcetto, pallavolo, basket e si tengono
rappresentazioni teatrali – come era nelle intenzioni della giunta Caparco – ma
si pratica il solo basket, con esclusione di tutte le altre associazioni
sportive presenti sul territorio.
Come ciò sia
potuto avvenire è presto detto: grazie ad un certificato di agibilità a porte
chiuse, rilasciato dall’ing. Piero Cappello; una certificazione, cioè, che
consentiva l’accesso temporaneo alla struttura dei soli tesserati, in attesa
che la Commissione di Vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, deputata
alla verifica di agibilità delle strutture e dell’annessa sala teatrale,
effettuasse i dovuti sopralluoghi. Fatto sta che la verifica da parte della
Commissione non è mai avvenuta – anche perché avrebbe dato esito negativo – e
nel frattempo l’impianto ha ospitato addirittura il campionato di basket,
permettendo l’accesso alla struttura di centinaia di spettatori, compreso
l’assessore ai lavori pubblici, primo tifoso del nipote allenatore/giocatore,
che presenziava alle partite chiudendo entrambi gli occhi sulla vicenda.
La cosa più
strana di tutto questo contestato appalto – al di là di presunte illegittimità
della gara, su cui stano ancora lavorando gli organi inquirenti – è che dal
20/10/2006 al 26/02/2007 il comune ha pagato la bellezza di 247.559,77 € alla
ditta di Setola, sulla base delle certificazioni su 4 stati di avanzamento
lavori emessi dal direttore dei lavori (il 20/10/2006 ed il 16/11/2006), e dal
Responsabile Unico del Procedimento (il 22/01/2007 ed il 26/02/2007); salvo poi
scoprire che i lavori effettivamente eseguiti – in totale difformità del
progetto – erano complessivamente pari ad appena 186.436,49 €!!! Se analizziamo
bene le cose, ci si accorge che con il pagamento del terzo acconto, avvenuto il
22/01/2007, il comune aveva già corrisposto alla ditta la somma di 215.694,77 €
che il direttore di lavori ed il RUP – cioè gli ingegneri Valentino e Bonacci –
avevano attestato come eseguiti dalla “General Impianti s.a.s.” dei fratelli
Setola.
La “curiosità”
degli osservatori più attenti non può non partorire, a questo punto, una serie
di naturali interrogativi:
1. Come si fa ad attestare il 22/01/2007 che la ditta ha effettuato lavori per
€ 215.694,77, ad autorizzare il 26/02/2007 un ulteriore pagamento di 31.865,00
€, e ad accorgersi solo il 2 gennaio 2009 che i lavori eseguiti dalla ditta
erano invece pari ad appena 186.436,49 €?
2. Perché la contabilità finale dei lavori, ultimati il 14 agosto 2007 – cioè
due settimane dopo l’insediamento della Commissione d’accesso, chiamata a
valutare eventuali infiltrazioni camorristiche – non venne immediatamente
chiusa al termine dei lavori, ma fu eseguita solo il 31/07/2008, ad un anno di
distanza dal “completamento” (o meglio dal mancato completamento) dell’opera?
3. Perché lo stato finale dell’opera è stato emesso solo il 2 gennaio 2009?
4. Perché prima dell’insediamento della Commissione d’accesso e della
segnalazione dei consiglieri di opposizione si è stati così “permissivi”, e
subito dopo leggermente più “rigorosi” nel controllo dei lavori male eseguiti
sull’edificio polivalente?
5. Come ha potuto l’ingegnere Cappello rilasciare nel 2008 un certificato di
agibilità su una struttura che egli stesso, nella determina n. 47 del 2
febbraio 2009, afferma essere stata completata solo al 78,93%?
6. Perché la richiesta di restituzione dei 67.235,61 €, indebitamente
corrisposti alla “General Impianti”, è stata fatta solo il 2 febbraio 2009,
cioè all’indomani del primo blitz della Guardia di Finanza di Marcianise su
disposizione della DDA di Napoli?
7. Perché non è stato dato seguito alle vincolanti disposizioni del Protocollo
di Legalità in materia di appalti – sottoscritto dal Commissario Lubrano con
deliberazione n. 13 del 17 febbraio 2009, dietro invito degli ex consiglieri
Antonio Caparco e Giovanni Marrocco – che prevedevano l’immediata rescissione
del contratto stipulato con la “General Impianti s.a.s.”?
A queste domande darà risposta la DDA di Napoli nei prossimi mesi. Ma il
paradosso è che ora i cittadini caleni, per i prossimi venti anni, dovranno
restituire alla Cassa Depositi e Presti – grazie al pagamento dei tributi
comunali, aumentati a dismisura dalla giunta Zacchia – il mutuo contratto,
pagando la bellezza di mezzo milione di € per un’opera incompleta e mal
realizzata dalla ditta del boss dei Casalesi. Ed ancor più forte, ora, appare
la denuncia giornalistica fatta da Silver Mele nell’agosto del 2006, quando il
creatore della web-tv Cales Channel mise in luce il rifiuto, da parte
dell’amministrazione Zacchia, di far realizzare il completamento dell’edificio
polivalente a costo zero per la cittadinanza; il tutto grazie ad un project financing i cui fondi
sarebbero stati messi a disposizione da un imprenditore ben disposto come il
dottore Iannucci, presidente del Camilla Cales, ovvero la squadra di calcio a 5
che, con la sua gloriosa militanza nel campionato nazionale di serie B, ha dato
lustro alla cittadina calena in modo certamente migliore di quanto non abbia
fatto il costoso e fallimentare appalto alla ditta del superkiller
Giuseppe Setola, finito sulle prime pagine dell’Espresso e de “Il Giornale”.
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