La centrale a biomassa di Calvi Risorta come strumento di campagna elettorale

Young, 27 aprile 2014

biomassa

Martedì 29 aprile si svolgerà “un dibattito al fine di illustrare le caratteristiche dell’impianto biomassa per la produzione di energia proposto dalla società Iavazzi ambiente Scarl” presso la struttura polivalente in via Cales nel comune casertano di Calvi Risorta. A renderlo noto è Antonio Caparco, sindaco di Calvi Risorta, che fino ad ora però non si era mai voluto pronunciare ufficialmente riguardo la possibile costruzione di una centrale nel comune che ospita le rovine dell’antica città romana di Cales, sito archeologico reso proprio oggi visitabile grazie al solo e prezioso lavoro dei volontari che da marzo si sono materialmente sostituiti a chi avrebbe dovuto negli anni proteggere questo grande patrimonio storico.

La richiesta di un incontro pubblico, in cui sono stati invitati tutti i cittadini dell’Agro Caleno, si è resa necessaria dopo che la società Iavazzi Ambiente ha consegnato in comune la documentazione per procedere alla costruzione della centrale, attendendo una risposta da parte dell’amministrazione guidata dal sindaco Caparco, anche e soprattutto in relazione alla prossima Conferenza dei Servizi prevista in Regione Campania per il 6 maggio dove si discuterà anche di questo argomento.

Della possibile costruzione di questa centrale a biomassa se ne parla ormai da oltre un anno, da quando si è avuta notizia che la Iavazzi Ambiente, società che inoltre è direttamente collegata con la Impresud SRL che gestisce la raccolta dei rifiuti proprio nel comune di Calvi Risorta, ha ricevuto dal Ministero dello Sviluppo Economico un cospicuo finanziamento proprio per la costruzione di una centrale a biomassa. Questo tipo di centrale, in estrema sintesi, potrebbe bruciare solo ed esclusivamente biomasse cioè materiali come legna, oli vegetali, cippato vergine ed altre sostanze vegetali prodotte però nel raggio di 70 km dal sito. Ma grazie al Decreto Legislativo n°387 art.2 del 2003 ogni tipo di fornace, quindi anche quella di una centrale a biomassa, può essere trasformata in un semplice inceneritore atto a bruciare ecoballe, dato che il decreto in questione accomuna la biomassa al combustibile derivato da rifiuti. Facile capire, quindi, la preoccupazione di una intera comunità che ha già dovuto subire sulla propria pelle la costruzione di un enorme ecomostro quale è la Centrale Turbogas di Sparanise. Il timore poi di vedere il proprio territorio nuovamente devastato aumenta quando viene individuata anche la zona dove dovrebbe essere costruita la centrale, ovvero una zona altamente inquinata ubicata a poche centinaia di metri proprio dalla centrale di Sparanise. L’ex Pozzi è, infatti, un ex fabbrica di solventi in disuso da decenni letteralmente circondata da rifiuti di ogni genere, compreso amianto abbandonato senza alcun tipo di protezione.

Se l’amministrazione del comune interessato non ha mai, ufficialmente, preso posizione su questo delicato argomento, c’è invece una grossa fetta della popolazione locale che da oltre un anno sta chiedendo a gran voce proprio un confronto pubblico anche con le amministrazione dei comuni limitrofi per cercare di scongiurare quella che fino una settimana fa era una sola ipotesi, divenuta realtà nel giro di poche ore. Il Comitato per l’Agro Caleno è, quindi, intervenuto nuovamente sottolineando come questa discussione promossa dal sindaco Caparco avvenga con netto ritardo ma soprattutto venga organizzata in piena campana elettorale. A fine maggio si vota infatti per le Europee e c’è il fortissimo timore che la questione della centrale a biomassa possa essere usata come mezzo di campagna elettorale. Gli attivisti del comitato chiedono, in una nota stampa diffusa nella giornata di ieri, in primis un consiglio comunale ad hoc sulla questione e soprattutto il rinvio della conferenza dei servizi in Regione Campania prevista, come detto, per il 6 maggio.

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