L'Anfiteatro e
il Teatro dell'antica Cales: due tesori dell'archeologia campana
Portale
di Pignataro Maggiore, 29 marzo 2014
GIUSEPPE D'AURIA
L'Anfiteatro di Cales
Un'antica area
archeologica, dove sono stati individuati i resti dell'Anfiteatro dell'antica
Cales, è oggetto di recenti studi sul campo in Località Circolo, poiché, dalle
foto aeree, si nota la planimetria di un edificio dalle fattezze che ricordano
la struttura architettonica di un anfiteatro romano, a poca distanza dai limiti
del fossato del Rio Lanzi.
La struttura è attualmente
coperta interamente da una fitta vegetazione, per cui si può soltanto con
difficoltà prendere visione di alcuni resti, nell'area pianeggiante della
suddetta località Circolo, che è attraversata da cunicoli sotterranei scavati
nel tufo, la cui funzione, secondo le ipotesi esposte dell'archeologo Stanislao
Femiano, sia stata quella di apprestamenti fognanti
per i servizi dell'anfiteatro.
La forma ellittica ampia è
riconoscibile sul terreno e risulta essere stata costruita con lo scavo nel
terreno di tufo e su un terrapieno artificiale. Quindi un'area di pianta
ellittica, che si trova a circa 7 m rispetto al piano attualmente presente e la
sua caratterizzazione si mostra quali struttura a semicerchi che, come scrive
l'archeologa nonché divulgatrice calena Concetta Bonacci, sono "affrontati
con l'asse maggiore lungo m. 87,20 e orientato in senso E-O, perpendicolare al
cardo maximus".
La cavea presenta
gradinate per gli spettatori e i fornici per accedere all'arena sono affiancati
da fornici di piccole dimensioni in opus reticulatum,
mentre ad est e a nord possiamo riconoscere i resti delle porte monumentali.
Il Teatro di Cales
Un altro sito di
vastissimo interesse archeologico è il Teatro, una delle ben visibili dell’area
archeologica calena che ci offre un esempio di architettura della città antica,
in prossimità del limite occidentale delle mura e a poca distanza dal Foro, in
località Grotte.
Gli scavi hanno portato
alla quasi completa messa in luce la struttura del monumento che si dispone in
uno spazio quadrangolare tra un asse viario a sud e la terrazza di un’area
sacra a nord.
Scrive Concetta Bonacci che
la struttura del teatro "si pone tra un asse viario, diramazione del cardo
maximus, che prosegue a sud e a nord di un muro di
contenimento in opus incertum della terrazza che
ospitava sin da età arcaica l'area sacra".
Inoltre la pianta della
struttura risulta poco più ampia di un semicerchio con l'asse mediana della
cavea orientato in senso E-O ortogonale al cardo maximus.
La cavea, in opera quasi reticolata, poggia su dodici muri radiali interni con
volte a botte che si concludono sulla facciata esterna con pilastri in opus quadratum.
Il proscenio si mostra
ornato di nicchie semicircolari e quadrangolari in ordine alterno con la una
scena frontale, in relazione alla sua costruzione è da ritenere che una prima
struttura sia stata realizzata con dimensioni modeste nel corso del I secolo
d.C.
Successivamente, nel corso
del I secolo d.C. l’orchestra e l'edificio scenico, in particolare, subiscono
modifiche e rifacimenti in riferimento all'innalzamento del livello e del piano
pavimentale dell’orchestra. Inoltre si realizzano nuovi sistemi per consentire
l'accesso alla media ed alta cavea, su cui viene creato un piccolo tempio che
richiama la struttura dei teatri di Sessa Aurunca e di Teano Sidicino. Tale
tempio potrebbe essere dedicato al dio Apollo.
Il teatro di Cales è stato
purtroppo spogliato in maniera sistematica del suo apparato decorativo che era
notevole, vista la quantità di frammenti marmorei e degli elementi
architettonici in marmo e tufo rinvenuti negli strati di interro. Infatti,
anche se mancano i resti di apparati decorativi ed elementi architettonici, è
ipotizzabile che la decorazione fosse di alto livello qualitativo tramite la
visione attenta dei pochi frammenti di marmi policromi presenti, le modanature
architettoniche in tufo e marmo e gli elementi scultorei lapidei.
A proposito di questi
ultimi, si evidenziano soggetti dionisiaci. E' tale il frammento di rilievo con
sileno flautista che, come gli altri frammenti, possono essere di datazione tra
la fine del I e del II secolo d.C.
Bibliografia: Bonacci
Concetta, Cales, un'area archeologica da riscoprire (Vertigo
2013)
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