Alla Scuola Media di Pignataro Maggiore un convegno sull’Antica Cales

Caserta24ore, 17 febbraio 2014

 

Paolo Mesolella

 

UN CONVEGNO SULL’ANTICA CALES: DA CALVI A MADRID con le archeologhe Caterina Martucci e Stefania Ferrante. Si è tenuto questa mattina, presso l’aula magna dell’Istituto Comprensivo di Pignataro Maggiore, un interessante convegno sulla storia dell’Antica Cales, dal titolo “Da Calvi a Madrid”. Il convegno, previsto nell’ambito del Progetto di rete Unesco “Educare i giovani al turismo culturale”, prevede incontri e visite a diversi musei italiani e spagnoli per rivivere la storia dell’antica Cales, la città capitale degli Ausoni, in seguito diventata città sannita, etrusca, colonia latina e prefettura romana. Una storia affascinante ricordata dall’archeologa Caterina Martucci, ricercatrice presso la seconda Università di Napoli, accompagnata dall’archeologa Stefania Ferrante anche lei ricercatrice presso la Seconda Università di Napoli.

 

“Quella raccontata dalla dott.ssa Martucci, - spiega il Preside Paolo Mesolella, anche Presidente dell’Archeoclub Cales - è stata una storia di uomini ed oggetti straordinari. Cales, città Ausone, dal V. sec. a. C. infatti fu conquistata dai Sanniti e poi nel 335 a. C. dai Romani di Marco Valerio Corvo. Una città ricordata anche da Tolomeo nella sua carta geografica del II sec. d. C. E della quale sono stati rinvenuti fondi di capanne, necropoli, stipi votive e rari oggetti di vita domestica, religiosa e funeraria come vasi per le ceneri, brocche per il vino, vasetti per i profumi ecc. E questo grazie soprattutto al capitano Giuseppe Novi e al Marchese di Salamanca che poi li vendettero al museo di Madrid”.

 

“Il primo personaggio, ha spiegato l’archeologa Martucci, è stato un uomo eclettico e affascinante (scrisse anche un libro sul modo di fabbricare le ceramiche), rinvenne una Statua di Dioniso/Bacco con la pantera, un altare circolare con affiggiate scene di baccanale e rilievi di sileni, una testa e gambe di statua colossale, rilievi dionisiachi con storie di Dioniso, Dio del vino e del teatro, la cui madre Senele era stata amata da Zeus, che aveva estratto il figlio dalla madre e se l’era cucito nella coscia. Nel 1862, invece, vi furono gli scavi del Marchese di Salamanca, un costruttore di ferrovie, che stava per costruire la ferrovia Napoli – Roma quando vennero alla luce un bellissimo bassorilievo dionisiaco e la statua di Marco Aurelio (o di Lucio Vero) nell’area del Teatro. Poi scoprì una prima necropoli con vasi greci figurati, crateri a campana con figure ma poi, per pagare le tasse, vendette la sua ricca collezione di vasi (circa 900 pezzi) al museo di Madrid. Tra i vasi bellissimi crateri per il vino come quello con raffigurato Eros e due ragazze, quello con l’apoteosi di Eracle, quello raffigurante Bacco che versa il vino in un otre e quello con raffigurato un banchetto con schizzo di vino (Kottagos) e poi infine tantissime patere. Poi rintracciò migliaia di terrecotte in una stipe votiva: almeno 700 pezzi di queste furono da lui inviati in Spagna: e raffiguravano piccole teste, maschere, busti, seni, falli, mani, piedi e piccoli quadrupedi, ma anche teste femminili e teste velate come quella di un bambino in terracotta. In una seconda necropoli, invece, rinvenne crateri a calice con scene dionisiache e un Kalpis raffigurante la dea Demetra”.

 

 

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