Scandalo a Teano Scalo: un insegnante ingiustamente calunniato

 

Comune di Pignataro, 16 febbraio 2014

 

Concetta Parisi

 

Una notizia sconvolgente ci giunge dalla scuola primaria di Teano Scalo, dove un insegnante è stato accusato ingiustamente di abusi sessuali contro minori. Si tratta di P.N. di Calvi Risorta, che già da tempo era vittima di accuse molto pesanti. La colpevole non era altro che una persona molto vicina a lui, che incontrava tutte le mattine quando si recava a lavoro, e che quotidianamente si faceva premura d’inviare delle lettere anonime al Provveditore agli studi, mettendo per iscritto cose del tutto inesistenti.


Quando una persona innocente riceve accuse false e assurde, spesso la sua reazione è di sottovalutare il problema, considerandolo un banale malinteso destinato a chiarirsi rapidamente. Invece, è importante che le accuse vengano prese sul serio fin da subito. Non vergognarti. Se sei innocente non hai niente di cui vergognarti. La gente tende a farsi un’opinione e a prendere posizione molto in fretta. L’insegnante dopo essere stato denunciato alla competente autorità giudiziaria, ha deciso quindi di essere assistito dall’avvocato L.P.


Gli inquirenti però hanno subito individuato il colpevole. Si tratta della collaboratrice scolastica A.D., la quale, già anni addietro, si era resa responsabile di soprusi contro la vittima.  E’ stata quindi processata e ha dovuto rispondere dinanzi a giudici ed al suo avvocato; fin a quando, nelle prima sessione penale, tenutasi lo scorso 14 febbraio presso il tribunale di S. Maria Capua Vetere e presieduta dal Dott. Orazio Rossi, l’ha dichiarata senza dubbi colpevole, poiché pur sapendo dell’innocenza del povero insegnante, ha continuato ad accusarlo con falsificazione prove e argomentazioni inesistenti.


All’imputata è stata comminata una pena di 4 anni di reclusione, 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e 10.000 € come pagamento provvisionale per il risarcimento danni all’insegnante. Inoltre, dovrà rifondere anche le spese di costituzione di parte civile dell’insegnante accusato. Un caso del genere non può che far riflettere su una triste situazione. Ma perché il posto di lavoro che dovrebbe essere un luogo di condivisione e collaborazione può diventare lo scenario ideale per rivalità e gelosie?

Il contesto lavorativo è testimone di una facciata esterna di relazioni. Di conseguenza i colleghi, i capi, diventano facilmente e comprensibilmente oggetto di proiezioni e di vissuti spesso inerenti anche a dinamiche individuali e personali che vanno ad influenzare indirettamente ma anche direttamente il clima lavorativo. Ad esempio il lavoro può essere un elemento sul quale riversiamo alcune aspettative di realizzazione, di conferme di valore, esistenza e riconoscimento che se altrimenti non soddisfatte a livello individuale e familiare rischiano di emergere quali istanze ulteriori all’interno degli ambienti lavorativi.

 

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