Operai al lavoro all’ex Pozzi: grande è la confusione sotto il cielo
caleno!
Comitato Agrocaleno, 17 gennaio 2014
Dietro la calma
apparente che sta attraversando gli ultimi mesi, sta venendo alla luce, passo dopo
passo, il reale grado di attacco che l’Agro Caleno ha subìto e sta subendo in
termini di devastazione ambientale e di speculazione. Da mesi e dal basso, come
Comitato per l’Agro Caleno: No centrale a biomasse, abbiamo avviato
un’inchiesta documentata con video e foto che dimostrano la presenza di
amianto, rifiuti speciali, liquami e materiali inquinanti nell’area ex Pozzi, e
che ha alimentato da più parti alzate di voci per chiedere interventi di
contrasto alla costruzione della Centrale a Biomasse targata “Iavazzi Ambiente”. L’intenzione delle comunità di vederci
chiaro ha quindi messo in evidenza attraverso le inchieste, i presidi e le
manifestazioni, il reale stato di devastazione ambientale in cui versa l’area
industriale della Ex-Pozzi, riuscendo a far emergere non solo il degrado, ma
anche la consapevolezza che quel sito ad oggi risulta essere terra di
nessuno, grazie alla cortina di fumo che ha permesso alle istituzioni di
fingere di non vedere lo stato delle cose (saranno forse i fumo della vicina
Centrale Termoelettrica?).
Tutto è
dimostrato da quanto accaduto nel mese di Dicembre, cioè quando è stato
richiesto alla Polizia locale di Calvi Risorta di effettuare un sopralluogo sul
sito di proprietà degli Iavazzi. I vigili urbani,
comunicando di aver effettuato un sopralluogo dell’area, hanno fatto sapere che
non sono stati rilevati materiali inquinanti. Da ciò due sono gli scenari
che appaiono chiari: la folta documentazione allegata alla richiesta è stata
totalmente ignorata; inoltre, ancora più allarmante, i materiali inquinanti
documentati da foto e video sono stati rimossi dall’area con modalità oscure.
Come comunità dell’Agro Caleno intendiamo vederci chiaro in tutta questa
vicenda, mantenendo alta l’attenzione e la tensione, perché oltre ai paraocchi
con cui si finge di non vedere lo scempio, il rischio imminente è proprio
legato ai lavori che si stanno svolgendo sul sito.
Infatti, da
alcuni giorni operai in tute bianche con mascherina e protezioni, stanno
lavorando sul sito per rimuovere l’amianto che è presente massicciamente
nell’area. Pretendiamo quindi di sapere cosa sta accadendo, chi sono gli
operai che stanno rimuovendo rifiuti speciali, con quale autorizzazione stanno
lavorando e, soprattutto, cosa stanno togliendo, dove andrà e perché stanno
eseguendo questi lavori. A tutto questo, si aggiunge anche la cecità che
vede colpite le amministrazioni locali di Sparanise, Pastorano e Calvi
Risorta, che continuano a rinnovare l’affidamento per lo smaltimento dei
rifiuti organici alla ditta “Impresud Srl”, di proprietà di Iavazzi.
Un gesto che dimostra l’intenzione da parte di queste amministrazioni di non
voler allontanare Iavazzi dal nostro territorio e
quindi di non voler mettere un freno all’avanzata del gruppo imprenditoriale
marcianisano sul territorio caleno.
A tal
proposito, come già sottolineato precedentemente, continueremo a chiedere il
diniego di assegnazione d’appalto alla ditta Iavazzi
Ambiente Spa, oppure a società riconducibili al suo gruppo aziendale, in
riferimento alla legge regionale sul riordino del servizio di gestione dei rifiuti, che vede l’ attivazione di un ATO provinciale e
vari STO su base locale. Su questo, saremo irremovibili! Non saranno certo
poche tute bianche ad intimorirci. Il lavoro di inchiesta e di denuncia continuerà
frenetico e a tappeto, ma soprattutto la nostra opposizione sarà ferma nel
mandare via dal territorio Iavazzi e nel contrastare
chi vuole speculare sui nostri territori.
Seppur grande
sembri essere la confusione sul territorio caleno, le nostre idee sono chiare e
abbiamo la certezza che solo le Comunità difendono le comunità, quindi senza il
bisogno di militarizzare il territorio, come invece vorrebbe il decreto fuochi.
Dal nostro canto, non abbasseremo la guardia per non vedere le nostre vite affossate
dalle mire speculatrici di imprenditoria troppo spesso collusa e di istituzioni
sorde alla richiesta di intervento della cittadinanza, come sta accadendo anche
nel caso della cava Fabbressa (su cui a breve sveleremo importanti novità)
sempre sul territorio di Calvi Risorta.
Visita www.CalviRisorta.com